Capitolo 3.

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Dopo aver accettato, o almeno fatto finta, la morte di Tris, e dopo aver ulteriormente accettato di non rivederla per un'ultima volta, poiché per le guardie era necessario portare via il corpo immediatamente, decido di dire ai ragazzi che ora che il mio compito è stato portato a termine, io andrò in città a farmi, o almeno a provarci, una nuova vita.

Chris è china su se stessa cercando di riscaldarsi dal potente gelo che invade Chicago, mentre io quasi non lo avverto.

Cara é seduta su una panchina e guarda un punto inesistente davanti a se.

Caleb nasconde il suo viso seduto di fianco a Cara.

Pare che nessuno abbia intenzione di andar via di qui.
"Ragazzi" dico attirando la loro attenzione.
"Andrò in città" dico, secco.

"Quattro" Christina mi chiama con la sua voce bassa e delicata, che in qualche modo mi ricorda quella di Tris.
"È necessario dividerci?"

"È necessario stare insieme?"
replico.

"Non rispondere con un'altra
domanda" mi riprende.

"Okay, non lo so. È necessario? Per quale scopo? Ditemelo voi perché io oramai non ci capisco più nulla" dico scuotendo appena la testa.

"Okay, non lo so. Solo che mi sembrava più.." Chris scuote la testa, lasciando in sospeso la frase.
"Quattro, se vuoi andare va'. Scusami." per poi sussurrare "sto diventando pazza"

Non mi aiuterà stare con gente che soffre, perciò non ho scelta. Anche perché non so a cosa posso essere utile.

"Ciao Ragazzi" dico, e senza aspettare che mi rispondano mi dirigo verso il furgone.

Il cielo è grigio, e mi mette ancora più angoscia. Non ha smesso di nevicare un secondo. Le mani implorano caldo, ma respingo questo bisogno mettendo in moto il furgone.
*
"Ciao, Tobias"mia madre viene verso di me stringendomi.

"Perché sei ritornato qui?"mi dice posandomi una mano sulla guancia.

Avrei odiato questo suo gesto, quanto avrei odiato lei, se non mi ricordassi che anche lei è una nuova persona e che anche lei non è al corrente di ciò che ha fatto. Ma stavolta non ribatto e mi lascio coccolare dalle sue mani, sentendo il bisogno di ricevere un po' di affetto...

"Sei così freddo"dice facendomi entrare.
La sua abitazione è molto calda, e le mani mi fanno male.

"Tris non c'è più" le dico.

"Chi è Tris?" chiede lei sorpresa.
Già, non se la ricorda più.

Scuoto la testa posandole una mano sulla spalla: pensavo di poter condividere il mio dolore con mia madre. E per la prima volta, dicendolo non sono pervaso dalla delusione. E mi rendo conto che mi sto comportando come un bambino di sei anni, che cerca tante attenzioni e rassicurazioni dalla propria mamma. Ma non so neanch'io cosa mi sta succedendo.

"Vado a dormire" Lei sorride.

"Non vuoi qualcosa da mangiare, prima?" la guardo prima di salire le scale.

"no, grazie lo stesso" cerco di essere il più gentile possibile e mi dirigo verso il mio letto, buttandomici a peso morto.

I will come backDove le storie prendono vita. Scoprilo ora