QUATTRO
È il terzo giorno che vivo con mia madre, e diciamo che è una convivenza abbastanza...tranquilla, almeno per adesso."Dovresti uscire un po'"mi dice mia madre mentre mi versa del latte nella tazza. Ho diciannove fottutissimi anni ma sento che ne porto addosso di meno.
"Non so dove andare" le dico, mettendo nella tazza un po' di cereali.
"Potresti andare al parco, al centro.."
"Non ne ho nessuna intenzione" la interrompo.
Dove la trovo la voglia di uscire?Mi guarda sconsolata.
"Okay.."mormora.Senza Tris è tutto più triste. Ma...non posso farci più nulla.
Bussano alla porta, e mia madre va ad aprire.
Nessun segno di vita dopo trenta secondi, perciò decido di scoprire cosa sta accadendo, origliando.
Mi fermo sull'uscio della porta, nascondendomici dietro.
"Lo sappiamo, ma ci piacerebbe parlargli." la voce di Christina mi giunge all'orecchio.
Odio le visite!Ritorno in cucina per vedere un po' di TV, ignorando la situazione e sperando che mia madre la convinca ad andare via.
Ma, dopo qualche secondo, eccola che si siede di fianco a me.
"Ehi, Tobias"
Non mi ha mai chiamato col mio vero nome, anche perché non era a conoscenza di quale fosse, fino a qualche mese fa."Ciao, Christina" dico senza staccare gli occhi dalla TV, mentre lei ha lo sguardo fisso su di me.
"Come stai?" mi chiede.
E, dio, sapevo che avrebbe fatto questa domanda ma non sa quanto la odio, Tris, lo saprebbe."Non ho una pallottola in testa, vero? Perciò sto bene" dico, indifferente.
Lei abbassa lo sguardo.
"Senti...sono venuta qui perché pensavo che potessimo stare tutti insieme, sai...""Non credo sia una buona idea. Non mi va neanche di uscire"
"Potremo noi venire da te"
La guardo, per la prima volta che è qui."Non ce n'è bisogno" dico, distaccato.
"Quattro, non allontanarci. Noi vogliamo essere uniti, come prima. "
"Preferisco la solitudine, con tutta sincerità, pensavo lo sapessi"
Lei ritorna a guardarmi.
"Pensi di passare la tua vita qui da solo fino a quando Tris non busserà alla tua porta, per quanto esso sia impossibile?"
La guardo arrabbiata. Quale motivo aveva di intromettere Tris nella conversazione. Lei cosa ne sapeva a cosa pensavo insistentemente? Nulla.
"Sono affari miei "mi fingo interessato al programma televisivo che sto guardando.
"Se è questo che vuoi, ciao Quattro. Quando ti sarà passato, passa a trovarci" dice sembrando tranquilla, anche se percepisco la sua tensione. La faccio andare via senza dire una parola. D'altronde sono abituata alle persone che mi abbandonano. Mia madre non ha avuto nessun problema a farlo. Ma scaccio via quel pensiero, lei è cambiata, perciò non ho più paura che mi abbandoni.TRIS
"Dunque. Sei nata nel lontano dicembre di sedici anni fa, quasi diciassette a Chicago"
Accenno sorridendo, almeno questo me lo ricordo.
"Il tuo nucleo famigliare è composto da quattro persone, tra cui tu, tua madre, tuo padre e tuo fratello"
"Quali sono i loro nomi?» chiedo entusiasta come una bambina.
«I nomi di chi?"la porta sbatte violentemente e subentra una donna sui sessant'anni.
"I nomi dei miei genitori.." dico innocentemente, mentre la guardo incenerire con gli occhi la signora.
"Beatrice, potresti uscire un attimo?" e come mi viene chiesto esco, ma resto dietro la porta ad origliare
"A quella ragazza le è stata resettata in gran parte la memoria, e i ragazzi che l'hanno accompagnata, mi hanno pregata di non riferirle nessun nome che riguardi la sua famiglia e/o amici." sussurra severa la donna.
"Oh, scusami, non lo sapevo. Non succederà mai più"
"Adesso va ad accompagnarla nell'atrio insieme alle altre ragazze" Mi allontano dalla porta non appena sento dei passi.
"Beatrice, non posso dirti nulla, per favore, niente domande" e per qualche strano motivo, glielo permetto. Che tenga la mia vita solo per se.
Abbasso lo sguardo delusa: mi sento manipolata.
Dopo pranzo vado nuovamente in segreteria: stavolta per chiedere un permesso di uscire: non ho un idea ben precisa di dove potrei andare. Mi inventerò qualcosa.
Busso alla porta e subito dopo il consenso entro.
"Buongiorno" dico sorridendo. Non devo mostrarmi troppo insicura poiché potrebbero dubitare di me, ma neanche troppo sicura, quindi opterò per una via di mezzo.
"A te, Beatrice. Posso aiutarti?"
"Sì, ecco. Vorrei chiederle un permesso di uscita. Vorrei...visitare la città e comprare qualcosa"
Poi mi rendo conto di non avere soldi e aggiungo "Forse solo per fare un giro" dico chinando la testa.
Lei mi sorride rassicurandomi.
"Ti copriremo noi una spesa, pari di trecento euro, date le tue condizioni economiche e assenza di un nucleo famigliare che assicurino delle spese" dice lei, porgendomi una carta.
"Fanne buon uso" E all'improvviso provo un calore rassicurante. Mi sento decisamente meglio. Adesso mi basterà trovare l'aeroporto e partire per Chicago.
Mi serve qualcuno che mi aiuti.
"Vorrei avere qualcuno al mio fianco, sa, qui non so dove andare precisamente"
Mi guarda bene.
"Puoi portare con te chiunque"
"Va bene, grazie...per tutto. Per i soldi, e il permesso, grazie" dico sorridendo.
Lei mi da un piccolo abbraccio.
"Quando vuoi, noi siamo qui"sorride.
Esco dalla stanza eccitatissima. Sono qui solo da un giorno e mezzo, non conosco nessuno, e altrettanto qualcuno sembra essere amichevole. Bfuah.
Prima di entrare nel dormitorio, sento pronunciare il mio nome più volte e da più persone.
"Sì, su quella pagina aperta c'era esplicitamente scritto che Beatrice Prior è morta, ne sono sicura, c'era una sua foto!"dice acclamante una bambina dalla chioma ribelle nera.
"oddio, è un fantasma"
Le altre bambine ridacchiano, mentre le più grandi se ne stanno sul proprio letto chi a tagliarsi e abbellire le unghie, chi tende un orecchio alla conversazione e chi legge qualcosa.
Entro infastidita, e centinaia di sguardi si puntano su di me. Dio santo, qualcuno mi aiuti, ho dimenticato di chiudere quella dannata pagina.
"Eccola" sento sussurrare alle mie spalle. Roteo le spalle dirigendomi al mio letto, e una volta seduta, mi volto per vedere perché all'improvviso sono tutte così silenziose.
Mi stanno fissando, le une sopra le altre mentre mi studiano come se fossi un topo da esperimento.
"Beatrice, tu sei morta?" mi domanda la bambina dalla chioma ribelle.
Spalanco gli occhi per poi ridere.
"SII, E ORA VI MANGERÒ TUTTEEE" sussurro impugnando le mani ad artiglio e porgendole contro di loro, che scappano emanando urletti.
Rido ancora più forte per la reazione. Poi ritornano a guardarmi, mi sa che le devo delle spiegazioni, così cerco di inventarmi qualcosa.
"Quegli articoli sono falsi. Dato che i miei genitori.." trattengo il respiro "mi hanno portata qui, pensavano tutti che fossi morta"tiro fuori questa cazzata colossale.
"ooh" esclamano nel contempo sorprese.
Faccio un grande sospiro, pregando di non dovermi inventare nient'altro.
E infatti così fu, ben presto la stanza si libera, io cerco ancora di programmare la mia fuga e la mia rimpatriata.
Zeke diceva che io ero in pericolo, e che Ignoto voleva uccidermi.
Mi volto verso le ragazze della mia età.
"Ciao"
"Ciao" fanno qualche ragazze, mentre le altre mi ignorano a tempo pieno.
"Devo attuare un piano di evasione" le dico, e loro ridono.
"Cos'hai qui fuori di così tanto importante?" mi chiede fredda una ragazza che riporta una cicatrice sul labbro.
"Qui fuori nulla, a Chicago la mia vita"
E decido di raccontarle del mio risveglio traumatico e della mia poca memoria.
"figa la vita a Chicago" dice la ragazza che si sta limando distrattamente le unghie.
Sollevo un sopracciglio.
"Cosa sai?"
"Leggevo alcuni articoli sul web. Chicago era chiamata la città delle fazioni, dove ognuno era diviso in base alle proprie capacità" continua.
Le sorrido, ma sta raccontando cose che io già so.
"Sai qualche avvenimento importante?"
Lei distoglie lo sguardo dalle unghie per poi rivolgerlo a me.
"So che gli eruditi hanno avviato una simulazione a discapito degli intrepidi per uccidere gli abneganti, pare che si trattava di eliminare la corruzione dell'intera fazione"
dice sempre più entusiasta di se stessa.
Cerco di ricordarci qualcosa, ma invano.
"Ah...e dopo che le fazioni sono state distrutte a causa del messaggio che conteneva quella scatola..a Chicago regnava il caos...ma la pace c'è stata qualche giorno fa, firmata da un abnegante, una pacifica ed un ex abnegante diventato intrepido" dice sorridente. In conclusione, adesso a Chicago c'è la pace. Però se mi presentassi li come Beatrice Prior potrei appunto essere ammazzata. Quindi nessun dubbio: la prima cosa che potrei fare è cambiare identità. Ma come faccio?
"Dovrei cambiare identità." dico d'un tratto e tutte mi guardano. Poi una ragazza dai capelli neri con una lunga Frangia che le copre un occhio e il piercing che si intravede sul labbro inferiore.
"Io posso aiutarti" la guardo con la tensione che percorre ogni mio singolo punto del corpo.
"Ti serve un passaporto e una carta d'identità falsa"
Al solo sentire quelle parole mi sento tornare l'adrenalina nelle vene: quella sensazione forte che ti viene quando devi far qualcosa rischiando.
Le sorrido.
"Tu sai come procurarmelo?"
Lei mi strizza un occhio sorridendo.
"Certo, domani sera ti ci porto" fa per poi rimettersi le cuffie nelle orecchie. Mi sento decisamente meglio.
"Grazie, ragazze" e loro si limitano a sorridere, potrei essere più felice di così?
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I will come back
Fanfiction*** ⚠️: Questa ff riprende il finale di Allegiant, ma non tutti i dettagli saranno uguali alla saga. Cambierò alcune cose. *** Beatrice deve svolgere un impresa che potrebbe costarle la vita: deve resettare la memoria di coloro che lavorano nel dipa...