Capitolo 2

7.3K 283 80
                                    


*****
Ecco Nadia.

Si avvicina e mi stringe a se calorosamente. Nadia è l'unica persona che lascio avvicinare, mi fido totalmente di lei, nonostante la conosca da soli tre anni.

«Allora, come è andato il primo giorno?», mi domanda con il suo solito sorriso smagliante. Spesso mi domando come possa sorridere di mattina, io se ci provassi non farei altro che sembrare un troll.

E' una ragazza molto solare e socievole, diversamente da me. Ha un fisico slanciato ed è molto magra, forse troppo, i suoi capelli castani si abbinano con i suoi occhi scuri e mi sono sempre piaciuti per la profondità che suscitano. Io sono il suo esatto contrario: bionda e occhi verdi. L'unica cosa che abbiamo in comune è la corporatura, anche se lei diversamente da me lo evidenzia, io tendo a nasconderlo per paura di essere giudicata. No che mi importi poi così tanto del parere della gente: incapaci di portare avanti un obiettivo, ormai il mondo è pieno di ignavi, senza scopi né personalità.

Perché poi tu saresti la persona più scrupolosa al mondo.

Ho dei sogni ed è una cosa importante per me.

«Era bello il tizio?», chiede appena finisco di raccontarle la mattinata. Nadia sa bene quando è meglio non insistere con me, proprio per questo decide di togliere mano.

«Lo prendo per un sì», aggiunge maliziosa come sempre, cercando di terminare la conversazione.

«State parlando di me?», dice una voce forte e maschile alle mie spalle. Ti prego fa che sia Leonardo DiCaprio.

Mi giro e vedo il ragazzo di prima, sbatto più volte le palpebre per accertarmi che non lo stia immaginando. Quando mi rendo conto che non sono l'unica a vederlo inizio a pensare che sia pazzo. Cosa vuole da me?

Certo, adesso non dirmi che ti dispiace.

Sei antipatica, lo sai?

Non parlo e continuo a guardarlo pensando se attaccarlo per avermi seguita o meno. Che razza di malato segue una sconosciuta dopo averci litigato?

«Hai perso la lingua? Dici qualcosa, mi urti i nervi più di quanto non lo facessi prima... ».

Nadia si fa avanti, «Sono Nadia piacere!», ride tra una parola e l'altra non scandendole bene. Ormai sono abituata, la maggior parte delle volte parla così, penso che potrei fare la sua traduttrice personale, almeno potrebbe portare avanti una conversazione normalmente e farsi capire.

Lui non le risponde e continua a fare finta che non ci sia. Questo atteggiamento alimenta la mia rabbia. Non può comportarsi così, la mia amica sta cercando solo di essere carina con lui e cosa fa? La ignora, ma chi si crede di essere?

Mi ricorda tanto qualcuno questo atteggiamento, te.

Io non sono una montata.

Ovvio, la panna è bianca.

Come sei simpatica, davvero.

«Senti, coso. Chi ti credi di essere?», gli chiedo infastidita da quel suo gesto superficiale, mi alzo sulle punte cercando di farmi guardare negli occhi per suscitare la mia aggressività.

Cosa ti aspetti che faccia adesso? Che urli e si metta a correre timoroso di uno dei tuoi sguardi assassini? Non penso.

«Ho un nome, mi chiamo David», mi porge una mano. Io non l'afferro e continuo a guardarlo frustata.

«Allora(?), mi vuoi dire il tuo nome o no?», aggiunge battendo il piede ripetutamente a terra cercando di mettermi fretta.

BEYOND- #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora