Capitolo 38

987 59 33
                                    

Qua fuori si gela nonostante il calore della piccola bambina che ho fra le braccia. Dorme appisolata con la sua testolina appoggiata alla mia spalla, non pesa per niente anche se ormai le mie gambe stanno iniziando a cedere, ma non ho intenzione di svegliarla. Devo assolutamente trovare un modo per tornare a casa, David me la pagherà. Lasciarmi qui, così frettolosamente, solo per una semplice litigata. Naturalmente il ragazzino si sente insultato e reagisce in modo infantile abbandonandomi sul ciglio della strada come se fossi una semplice busta della spazzatura. Il mio cellulare è quasi completamente scarico, penso che proverò a chiamare un taxi. Non ho un soldo con me, spero mi daranno l'opportunità di pagare domani o in questi giorni. Non ho nessuna voglia di fare autostop fuori un ristorante del genere. 

Certo che sei peggio di Pasqualino passa guai.

Lo so, non c'è bisogno che sottolinei l'evidenza.

Ho chiamato alcuni numeri che ho trovato su internet, molti non hanno risposto e solo due mi hanno fatto la cortesia di farlo. Uno quando gli ho comunicato dove mi trovo ha attaccato, l'altro mi ha spiegato che lo avrei dovuto pagare il doppio a causa dell'ora. Ho detto che lo avrei richiamato per confermare, l'unico problema è che non ho uno spiccio con me e la voce forte e seria con la quale mi ha parlato mi mette in soggezione, non ho voglia di chiedergli nessun piacere.

Mi sento un cane abbandonato mentre aspetta il padrone che torni.

Basta, devo tornare a casa inizio a tartassare di messaggi a David e decido chiamarlo.

<<Ma ti rendi conto di quello che hai fatto?>> Dico io iniziando ad attaccarlo nel preciso momento in cui esclama con la sua voce di cazzo un "pronto" strozzato.

<<Senti, ora torno indietro solo per mia sorella, fammi la cortesia di non dire niente più>>.

Attacca.

Ha attaccato? Ma di che problema soffre questo "badboy"? Io dovrei essere quella incazzata, non di certo lui. Se l'ho chiamato è solo per non dover accettare passaggi da sconosciuti, a quest'ora chissà chi incontrerei.
Come travisa le cose, sono io quella a puzzare di freddo a causa sua, non lui.
Sta per farmi perdere quella piccola parte di pazienza che mi è rimasta.


Dopo pochissimi minuti appare David, si parcheggia davanti a me e scende togliendomi la sorella dalle braccia, caricandosela per poi poggiarla in macchina. Non apro bocca, direi solo cattiverie ed è inutile sprecare fiato con chi delle tue parole non importa niente. E' come lottare contro i mulini a vento, una battaglia persa prima di iniziarla. Adesso capisco come debba essersi sentito Don Chisciotte.

<<Non parli? >> Mi domanda chiudendo la portiera della sua macchina.

Lo ignoro totalmente tenendo bassa la testa, in questo modo non riesco a capire il suo tono, che di solito mi è spiegato dai suoi sguardi.
Si avvicina lentamente accompagnato da passi incerti quasi come se avesse paura di me. Nel momento in cui me lo ritrovo davanti passa un pollice sul mio mento e me lo accarezza con gesti insicuri. Retrocedo di poco, non voglio nessun tipo di contatto con lui, sbattendo leggermente contro il paraurti di una macchina parcheggiata lì.
Lui si avvicina facendo diminuire lo spazio tra di noi e mi incastra circoscrivendomi tra le sue braccia appoggiate all'auto.

<<Odio quando non mi guardi negli occhi>> Mi dice con un tono forte ora che ha lui la situazione in mano. Mantiene una pacata distanza dalla mia faccia.
Cerco di spingerlo ma lui è più forte di me, e senza opporre nessun tipo di resistenza mi vessa.

BEYOND- #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora