Capitolo 20

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Non so verso dove mi sto dirigendo, ma la mia meta è David. Non ho idea di dove sia la sua camera, ma ho bisogno di trovarla. In questi giorni l'unica costante che mi ha fatto andare avanti era la sua voce, abitualmente veniva a trovarmi ed io ormai mi ero abituata a quella situazione, riusciva a non farmi perdere le speranze. Penso che per stare bene con una persona, quella deve farti stare bene con te stessa, facendoti dimenticare di tutti i difetti e rendendoti perfetta in quell'imperfezione. Lui riusciva a farmi sentire in questo modo e non penso riuscirò mai a ringraziarlo per quello che fa per me, o che ha fatto. E' riuscito a cambiarmi, in meglio. Man mano che passano i giorni, sono sempre più sicura dei miei sentimenti.

Un uomo in camice dall'aria autoritaria mi ferma:

<<Signorina, dove state andando?>>

Dove posso andare? Sto in un ospedale e in ciabatte!

<<Sto cercando un mio amico>> AMICO.

<<Deve immediatamente tornare nella sua stanza, comunicherò al vostro amico che lo stavate aspettando>>

Coglione! Come potrebbe dirglielo se non sa manco il nome? Mi sta prendendo in giro, ma non ha capito proprio niente, sono testarda e non mi faranno smuovere queste sue 4 paroline.

<<Si chiama David, ho bisogno di vederlo>>

<<Mi dispiace, ritorni in stanza... su!>>

Corro lasciando alle mie spalle quel antipatico, oggi sento più che mai la necessità di sentirmi protetta e quando sto con lui mi sento esattamente così. Non riuscirò mai a trovare la stanza da sola, ci sono ben troppi piani in questo ospedale, sembra un labirinto. Correndo vado a sbattere con qualcuno, ovviamente per come sono goffa.

<<Kat!>> Mi volto di scatto e vedo davanti ai miei occhi David.

<<Ho bisogno di stare con te, ho bisogno di te>> Mentre parlo inizio a tremare, mi sento disparata e questa sensazione non mi piace per niente, mi fa capire di non essere indipendente. Nonostante i miei continui sforzi, in questo tempo, non ho fatto altro che rafforzare i miei sentimenti, e inevitabilmente David è diventato parte di me, un pezzo che non può mancare.

<<Piccola, che è successo?>> Avvicina la mano al mio viso e con il pollice disegna cerchi immaginari sulle mie guance.

<<Ne parliamo in un altro posto?>>

<<Andiamo in camera tua>> Mi prende tra le sue braccia ed io lancio un leggero gemito per lo spavento improvviso.

Quando arriviamo in camera mi lascia cadere sul letto come se fossi un sacco di patate. Si posiziona sopra di me e mi intrappola poggiandosi sulle sue braccia per non schiacciare il mio misero corpo sottostante.

Inizia a baciarmi violentemente ed io non lo respingo, anzi ricambio il bacio con la stessa passione, spingendolo verso in avanti per cambiare posizione, in quanto mi sentivo leggermente in imbarazzo. Mi sembra quasi che voglia andare oltre, ma io non sono pronta e non lo sarò per almeno altri due anni.

Quasi come se avesse capito a che pensavo si sposta un po' e si mette in posizione eretta raddrizzando la schiena.

<<Me ne vuoi parlare?>>

<<Si, ne ho bisogno...>>

Prende la mia mano e incrocia le mie dita alle sue giocherellandoci. Io con la mano libera prendo dal cassetto la lettera.

<<Leggi questa>> Dico porgendogliela.

Inizia a leggerla, a ripensare a quelle parole una lacrima riga il mio viso, ma io mi affretto ad asciugarla con la mano. Sono stanca di soffrire per gli errori degli altri. Sono stanca di questa continua sofferenza. Penso che saranno state più di un milione le volte che chiudendo gli occhi mi sono illusa di una realtà diversa, ma ogni volta che poi li riaprivo, qualche mio sogno rimaneva in quell'altra realtà parallela, portando via un pezzetto di me.

<<E' venuta a parlare con te tua madre di questo?>> Mi chiede continuando a guardare quel pezzo di carta immenso di dolore.

<<Ovviamente no, non ha avuto il coraggio. Mi ha lasciata da sola ad affrontare questa separazione, senza degnarmi di nessun tipo di spiegazione. La cosa che mi ha fatto più male, non è stato il divorzio ma il suo abbandono... Da quando sono qui non  è venuta manco una volta a trovarmi, e da questo riesco a dedurre l'importanza che ho per lei>>

<<Cosa ti ha fatto tornare con i piedi a terra?>>

<<E' venuto mio padre, non puoi immaginare cosa mia ha detto... Mi fa ancora più schifo>>

<<Ti ha messo le mani addosso?>>

<<No, mi ha detto che lo avrebbe fatto con piacere>>

<<Che pezzo di merda>> Esclama.

<< Non puoi manco immaginare a cosa ho assistito quando ero solo una bambina>>

<<Io quando mia madre mi ha abbandonato decisi di cambiare. Ormai avevo dimenticato cosa significasse il dolore. Ero riuscito ad anestetizzare ogni mio sentimento, che ormai non riuscivo più a sentire niente. Solo un vuoto, che tu sei riuscita a colmare, riuscendo a trovare il vero me. Non voglio che tu faccia i miei stessi errori, non so cosa dovresti fare per superare il tutto, ma so cosa NON dovresti assolutamente fare>>

<<Sto bene solo quando sei con me>>

<<Alcune volte penso che non ti capirò mai. Potresti avere chiunque... perché hai scelto me?>>

<<Non ti ho scelto io, l'ha fatto il mio cuore. Per tempo non ho fatto altro che cercare di evitare quello che sentivo per te, mi ero basata esclusivamente all'impressione che mi facevi. Quando sono andata oltre lo sguardo, ed ho imparato a conoscerti non sono riuscita a fare a meno che amarti. Mi hai insegnato a credere in qualcosa. Adesso riesco a credere in noi>>

BEYOND- #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora