Capitolo 41

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Dedico questo mio capito ad angelialexia perché nonostante abbia iniziato la mia storia da poco ha sempre commentato in modo attinente e obiettivo ad ogni mio capitolo e inoltre mi ha dato una mano a scegliere la copertina tramite whatsapp e di questo gliene sono estremamente grata. 

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Le sue mani forti mi attirano verso di lui accarezzandomi la schiena. Il suo buon profumo invade le mie narici e il suo tremolio il mio corpo, iniziando quasi a diventar parte di me. Questo abbraccio è stato capace di scombussolarmi totalmente. Ogni rancore nei suoi conforti è sparito, facendomi dimenticare ogni sbaglio commesso. Si è fidato di me lasciandomi assistere per la prima volta ad un suo crollo emotivo, e di questo gliene sono grata. Fidarsi di una persona non è semplice, per niente... Fidarsi è un po' come affidare se stessi ad un'altra persona ed io non sono ancora pronta ad una cosa del genere. Semplicemente non mi va di dover riconciliare i pezzi da sola una volta tradita. Perché è veramente raro non essere abbandonate prima o poi, e anche se sono state poche le volte che mi sono lasciata trasportare, non è mai andata bene. Forse sono io quella dal carattere particolare, incapace di farsi volere bene per davvero, ma purtroppo questa sono e francamente non mi va neanche di cambiare solo per compiacere gli altri. Per altri intendo la massa, quella parte prevalente della nostra società che non fa altro che imporci veri e propri canoni per sopravvivere in questo mondo. Sopravvivere perché non si può definire vivere imitare la perfezione. La perfezione non esiste e cercando di raggiungerla non faremo altro che sparire.

«Perché non piangi?» gli domando rendendomi conto del suo stato, è completamente distrutto eppure non ha versato una lacrima e mi sembra veramente una cosa strana. Quando una persona crolla abbatte tutti i muri di coraggio che si era creato liberandosi un po' da tutto e per questo inizia a piangere. Ma lui non lo fa nonostante non faccia che tremare e disperare.

«Piangere è una cosa che mi sono promesso di non fare più, sarebbe come liberarsi da tutti i mali ed io non lo merito, non dopo tutto quello che ho fatto. Preferisco soffrire che concedermi un momento di sfogo. Quando penso al mio passato sento un grande rimorso in petto e sembra non voler più sparire, anche adesso è presente qui con me, ma ormai quasi non me ne accorgo più, questo dolore è diventato talmente parte di me che ne sono diventato indifferente e per questo non sai quanto mi odio», si distacca dall'abbraccio e resta a guardare per terra raggiungendo il mio letto per poi sedercisi sopra. Non sto capendo niente, tutte queste dichiarazioni mi stanno facendo perdere il senso della ragione. Un ragazzo di diciassette cosa può mai aver fatto di così grave? Rubato una caramella ad un bambino?... Mi sento inutile, non conoscendo la situazione ho paura di dire la cosa sbagliata, magari ferendolo maggiormente. Rimango in silenzio affiancandolo, voglio che lui sappia che sono qui e che non ho bisogno di spiegazioni, perché quando si è feriti non si ha bisogno di domande, né di risposte, semplicemente di qualcuno capace di rimanere in silenzio e rimanere lì, fermo.


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«Catania», sporgo la linguaccia e sul foglio segno il mio punteggio che in conforto al suo è di gran lunga maggiore.

«Lo sto facendo apposta a farti vincere, ne sei consapevole?» si atteggia lui.

Abbiamo iniziato a giocare a nome, cose e città e non riusciamo più a smettere, sarà la ventesima partita che facciamo, o meglio la ventesima che vinco.

«Ammetti che non sai perdere» lo provoco.

«Ma tu imbrogli, cerchi su internet».

Bussano alla porta, da quando in qua in casa mia qualcuno conosce cosa significa rispetto? Solitamente entrano nella mia stanza liberamente, come se fosse una stazione.

BEYOND- #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora