Jane mi ha tenuto compagnia per ben 30 minuiti, non che ne avessi bisogno. Mi fa sta bene stare da sola in momenti di confusione e amarezza. Quando se ne è andata, ha lasciato la lettera sopra il letto... Non so se essere pronta per leggere, non ho la più pallida idea di cosa si tratti, ma sono davvero curiosa.
Prendo la lettera tra le mani ed inizio la lettura:
"Cara Katerina,
è da un po' che volevo parlartene, ma non ho avuto il coraggio di farlo da vicino, così ho deciso di scriverti una lettera. Non so da dove iniziare, mi dispiace parlartene in questo brutto periodo ma hai bisogno di sapere i fatti così come stanno. Io e tuo padre non andiamo più d'accordo come una volta, in questa ultima settimana le cose sono peggiorate sempre di più ed io non ce la facevo più a subire. Ho deciso di prendere provvedimenti e l'ho lasciato. Ho subito contattato il mio avvocato e tra qualche mese si terrà la separazione. Ripeto: mi dispiace che tu debba venirlo a sapere così, a Nick l'ho comunicato ieri mattina, e ha dato del matto, si è precipitato fuori casa e non so manco dove sia andato. Non torna a casa da allora e sono davvero molto preoccupata.Non volevo che i miei figli dovessero subire conseguenze alle mie scelte sbagliate... Ho sbagliato. Perdona il mio egoismo.... Baci la mamma"In men che non si dica scoppio a piangere non riconoscendomi quasi più, i singhiozzi aumentano sempre più e mi stendo sul letto iniziando a tremare. Non pensavo che avrei reagito così ad una notizia del genere, anzi non pensavo minimamente ad una cosa del genere. È incredibile, può davvero fingere così bene la gente? Di stare bene quando non è così? Non ho fatto altro che illudermi in questi anni di poter avere una famiglia normale, ma naturalmente tutte le mie aspettative sono state spazzate ancora una volta via dalla realtà, scritta in una misera lettera. Sono sola in stanza e al momento è la cosa che voglio. C'è un silenzio immenso ed io urlo dentro.
Ho sperato tante di quelle volte che i miei si separassero solo per mettere fine a quei continui litigi. Durante la fase belva di mio padre, ogni notte rimanevo sveglia ad ascoltare le loro parole colme di dolore e odio, mi rifugiavo sotto le coperte. Era più forte di me, non riuscivo a chiudere occhio, ero curiosa dall'atrocità della gente.
Ultimamente invece le cose sembravano andare meglio, non li sentivo mai litigare... e mi ero abituata a quella situazione di pace non immaginavo che stessero sull'orlo del precipizio.*****
Mi sono addormentata con una fitta al petto e al mio risveglio ho continuato ad averla. È sempre così brutto perdere qualcosa, mi ero dimenticata di questa sensazione finché il dolore non mi è ritornato a far visita, quasi per ricordarmi di essere sempre dietro l'angolo pronto a "correre in mio aiuto". Mi volto lentamente per non dare nell'occhio nel caso fosse arrivata Allie, non ho voglia di parlare con nessuno al momento. Allie è stesa sul letto col cellulare in mano e non si accorge che la sto guardando così torno a fissare il vuoto dalla parte opposta dandole le spalle.
Quando sento Candace entrare in camera non reagisco minimamente, faccio cadere la lettera dalle mie mani e lei corre per raccoglierla rendendosi conto di come sono messa. Mi dice qualcosa ma non riesco a sentire niente a parte me stessa che dice di voler scappare lontano via da tutto e tutti. Arrivano anche altri infermieri e sollevano dal letto posizionandomi sulla sedia a rotelle. Candace continua a toccarmi una spalla chiamando il mio nome, cercando di instaurare una mia reazione. Non mi interessa di niente e nessuno, rimango ferma, immobile pronta ad affrontare il prossimo dolore in agguato. Al momento mi sento esattamente come il colore bianco, vuoto.*****
Sono passati 3 giorni, da ben 3 giorni non mi permetto di parlare e le cose non stanno migliorando per niente. David appena è venuto a sapere delle mie condizioni si è sentito in colpa, pensando che il colpevole fosse lui, di nuovo. Così dopo che la gamba era guarita i medici avevano deciso di ricoverarli nel mio stesso reparto perché aveva iniziato a dare di matto. Ogni giorno mi veniva a trovare e mi ripeteva all'orecchio che gli mancava la mia voce. Avrei voluto rispondere di essere stanca, stanca di tutto. Ma niente. Non riuscivo più a vivere, la mia salute ne stava risentendo e parecchio. Ho continuato a perdere peso, senza toccare cibo per giorni.
Mia madre non è venuta a trovarmi neanche una volta e questa è la cosa che mi fa più male. Non si è degnata manco di chiedermi come avevo affrontato la separazione, niente. Nick lo avevo sentito al telefono ieri mattina, i medici gli avevano spiegato la mia situazione, e si limitava a raccontarmi cosa stava facendo in quei giorni, senza fare domande di nessun genere sapendo che non avrei risposto.
In questo momento mi trovo sul letto freddo e sconosciuto della mia nuova camera singola d'ospedale. Hanno deciso che sarei stata un esempio negativo per Allie, così mi avevano abbandonata come un vecchio problema di cui sbarazzarsene in questa stanza isolata dal resto del mondo. Non so se pensare che sia una notizia positiva o negativa. Non ho poi così tanto voglia di sentire la gente ronzarmi in torno, soprattutto dal momento in cui mi sento incompresa. L'unico motivo per cui avrei voluto rimanere in quell'altra stanza era David. Mi chiedo se sappia di dove mi trovo ora, ma sono sicura che farà di tutto per venirlo a sapere.
<<Si può?>> Quando sento quella voce mi volto di scatto.
Mio padre. Wow, si è ricordato di avere una figlia, incredibile.
<<Cosa vuoi?>> Dico agguerrita.
<<Stai bene? Ho saputo dalla mamma di averti raccontato della nostra separazione>>
<<Scherzi? Sono venuta a saperlo da un misero pezzo di carta che tra l'altro non mi aveva manco lasciato lei personalmente!>>
<<Mi dispiace, ma le cose sono andate, non riusciamo più a vivere così>>
<<Te ne devi andare non voglio vederti! Sono chiusa qui dentro da una settimana e tu ti degni di venire a trovarmi solo per giustificarti!>> Urlo, e solo allora mi rendo conto di aver ripreso a parlare, anche se solo per attaccare mio padre.
<<Non mi permetto di metterti le mani addosso solo per la situazione in cui ti trovi, ma in questo momento una faccia di paccheri non te la toglierebbe nessuno>> Esce dalla stanza e io riprendo a respirare. Quando c'era anche lui in stanza mi sentivo senza ossigeno. Quasi come se mi stesse evitando di vivere normalmente ed ora che ci penso capisco che in realtà è proprio questo quello che ha fatto durante la mia vita. Ancora non mi capacito che abbia detto di volermi mettere le mani addosso, se questo è un uomo... non oso immaginare cosa fanno gli animali.
Mi alzo dal letto in cui sono distesa da giorni ed esco dalla stanza.
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BEYOND- #Wattys2016
RomanceKaterina Morgan vive in una difficile situazione familiare che ha sempre cercato di evitare, fingendo che la sua vita fosse perfetta. Dopo aver cercato per molti anni di dimenticare la sua infanzia, affronterà numerose sfide e dolori. Si farà degli...