The Hints

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Dopo aver congedato i signori Mitchell, Liv sistemò la cartella del paziente, poi di fretta uscì dallo studio, chiuse la porta e, voltandosi per andare a trovare Chad, si trovò di fronte a dei pettorali, su cui sbatté prima di potersi fermare.

"Vai da qualche parte?" Domandò Chad, non appena fu sicuro che Liv stesse bene e potesse stare in piedi sulle sue gambe. Quando Liv alzò gli occhi sul volto dell'uomo, però, non vide uno sguardo molto amichevole, né un aperto sorriso.

"Stavo per venire da te" Rispose, come se la cosa fosse ovvia. E lo era, nella testa di Liv; aveva detto che avrebbe trovato un po' di tempo per Chad e dato che non aveva interventi o altri appuntamenti nel resto del pomeriggio aveva pensato che un caffè con Chad prima di andare da Casey potesse essere l'ideale.

"Ah sì? Pensavo dovessi andare a fare da serva alla tua amica" Replicò Chad tagliente, seguito da una fulminata partita dagli occhi di Liv.

"Io non sono la serva di nessuno" Mormorò, lentamente, come se la sua voce si fosse fatta d'un tratto più minacciosa. Non capiva quale fosse la causa del sarcasmo dell'uomo di fronte a lei, né perché intendesse essere così tagliente. Stronzo, si corresse mentalmente.

"Tu credi, ma a me pare che tu lo sia. La accompagni, la vai a prendere, le porti da mangiare, le butti via i rifiuti... Come la chiami una persona che fa così Olivia?" Elencò Chad, imperterrito, mentre con le mani sistemava il camice di Liv, che si scostò con uno scatto.

"Un'amica, forse?" Controbatté, cominciando a sentire i muscoli tendersi. Si stava irritando sul serio a quel punto: spostò in tasca la mano destra, trovando la penna a sfera che normalmente utilizzava per le prescrizioni, quindi cominciò a premerne e rilasciarne il tappo.

"Secondo me è più qualcuno che si sente in colpa e quindi per farsi perdonare diventa uno schiavo, cara"

Ma guarda te se devo andare io a parlare la Blake; pensava Louis, camminando a passo spedito per il padiglione di pediatria dell'ospedale, chiedendosi perché si fosse preso la responsabilità, dato che Harry aveva avuto un intervento imprevisto. Doveva renderle conto del progresso di Casey, non di più, ma soltanto l'idea di dover comunicare con la dottoressa Blake lo rendeva nervoso, sapeva che avrebbero finito per rispondersi male in qualche modo; per non parlare del fatto che avrebbe sicuramente, con la fortuna che sapeva di avere, trovato Reese per i corridoi, un altro che non poteva sopportare.

Era soprappensiero, non stava guardando dove stesse andando, ma qualcosa gli disse che era nel posto giusto, quando sentì la candida voce della dottoressa Blake, più alta e infastidita che avesse mai sentito, scagliata contro qualcuno. Si fermò prima di voltare l'angolo, allungando soltanto il collo per capire esattamente la situazione e valutare se non fosse il caso di tornare in un altro momento.

"Ma sei scemo? Lei può a mala pena muoversi dalla sedia a rotelle e tu mi accusi di queste stronzate? Non so per te, ma io le aiuto le persone che mi stanno a cuore, sempre! Non solo quando mi sento in colpa, idiota!" Stava gridando, mentre Reese, l'interlocutore, tentava di farle abbassare la voce mettendole una mano sulla bocca.

"E non mi zittire adesso Chad, ne ho abbastanza delle tue idiozie!" Con ciò, la dottoressa si allontanò, evitando di un soffio le braccia del fisioterapista, che tentavano di catturarla in un abbraccio. Si stava avvicinando a Louis, adesso, la dottoressa Blake.

Louis doveva pensare in fretta. Non era di certo il caso di andare a parlare adesso con la dottoressa, non era un suicida fino a quel punto, ma rimanendo in quel luogo la Blake l'avrebbe senza dubbio incrociato: girò sui tacchi e prese a camminare velocemente nella direzione in cui era arrivato, ignorando la vocina che gli diceva che Harry sarebbe rimasto deluso. Con la dottoressa Blake avrebbe potuto parlarci lui direttamente, se voleva farsi staccare la testa a morsi.

The Cure - Harry Styles & Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora