Moments

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Liv adorava la casa di Louis. Era davvero enorme perché ci abitasse da solo, e mancava un tocco femminile che vi desse un po' di calore, ma era essenziale e ben arredata. Mentre il piano inferiore ospitava tutta la zona giorno, le camere al piano superiore erano ampie e luminose, ed era un sogno svegliarsi lì. Quello era il primo sabato che Liv e Louis trascorrevano insieme a casa dell'uomo, da quando lei aveva accettato di andare a stare con lui nei weekend e Liv, sveglia da alcuni minuti nonostante fosse ancora presto, lo osservava nel suo sonno, quasi al centro del letto da quanto si era avvicinato a lei nella notte, un braccio ad aumentare il volume del cuscino e l'altro fino a poco prima appoggiato sul suo fianco. Non era ancora riuscita a parlargli del discorso di Edimburgo, aveva provato a cominciarlo un paio di volte la sera precedente, ma le era ancora una volta mancato il coraggio: Louis era talmente felice in quel periodo, talmente tranquillo, che a tirare fuori il discorso del suo possibile trasferimento le sembrava di distruggere il suo buon umore. Aveva riflettuto a lungo sulla sua decisione, che non era ancora riuscita a prendere, e su come Louis avrebbe reagito, concludendo per certo che non sarebbe stata una chiacchierata piacevole. Sospirò e scostò delicatamente le lenzuola blu notte, per non svegliarlo, poi indossò la maglia che lui aveva tolto la sera precedente e, scalza, prese la strada del corridoio, per raggiungere le scale, in punta dei piedi. Voleva curiosare in cucina, cosa che non era ancora riuscita a fare, per preparare la colazione per entrambi e coccolarlo un pochino. Si voltò un'ultima volta verso la camera di Louis, assicurandosi che stesse ancora dormendo, poi portò avanti il piede per scendere il primo scalino, senza però trovare la superficie del secondo. Gridò mentre cadeva, sbattendo su ognuno dei dieci scalini, per trovarsi seduta al piano terra, dolorante: si chiuse le mani sulla bocca, maledicendosi per aver fatto tanto rumore da svegliare Louis, che sentiva alzarsi di scatto proprio in quel momento.

"Liv! – fu il primo urlo di Louis, che si precipitò fuori dalla stanza – cos'è successo?"

Fu da lei in un istante, un'espressione preoccupata sul volto ancora assonnato.

"È successo che sono un'idiota – disse, con una malsana voglia di ridere nonostante gli occhi lucidi – ho battezzato le tue scale Louis."

Louis tolse gli occhi dalla caviglia di Liv per guardarla nei suoi, poi vederla scoppiare a ridere, nonostante le smorfie di dolore che a tratti le decoravano il volto. Non poté fare altro che ridere anche lui, contagiato, seppure la sua mente fosse ancora in parte concentrata sulla caviglia di Liv. La aiutò ad alzarsi per andare verso il divano, non riuscendo a ignorare che tendeva a zoppicare.

"Ti sei slogata la caviglia" Disse con sicurezza, dirigendosi verso il frigorifero per del ghiaccio.

"Ma non è vero dai"

"Liv, che lavoro faccio io?"

"Il fisioterapista, ma se non mi fa male come fa ad essere una slogatura, scusa?"

Louis alzò gli occhi al cielo. Ripose il ghiaccio sulla caviglia della donna, che inspirò a fondo non appena entrò in contatto con la pelle, poi appoggiò la fronte su quella di lei.

"Ci sarà mai un giorno in cui mi darai ragione senza discutere, testa dura?" Le domandò, a metà tra il divertito e l'infastidito. Liv appoggiò le labbra su quelle di lui, sorridente.

"No, mi piace troppo discutere."

"Non ti muovere, vado a prendere le bende per la fasciatura. Liv, sul serio stai ferma." Le intimò Louis, vedendola tentare di alzarsi un'altra volta. Liv sbuffò, ma rimase dove Louis l'aveva lasciata, finché l'uomo non fu di ritorno, con il necessario.

"Sei affascinante quando fai il tuo lavoro Tomlinson" Sussurrò Liv, non appena Louis ebbe concluso la fasciatura e spostato un cuscino sotto al suo piede. Louis si lasciò sfuggire un sorrisetto, scuotendo la testa, poi finì per sedersi a fianco a Liv.

The Cure - Harry Styles & Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora