The Guilt

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Liv terminò l'ennesimo intervento chirurgico con quanta più professionalità avesse, seppure nel retro della sua mente rimanesse Casey. La sua amica era da giorni chiusa nell'ala opposta a quella in cui Liv era in quel momento, costretta a letto con la gamba ingessata; il primo giorno dopo l'incidente, Casey era stata sull'orlo di scoppiare in lacrime e mostrare la parte più celata di lei, se non ci fosse stato il dottor Styles, per cui era ovvio che Casey avesse già sviluppato un debole. Il tipo del judo l'aveva buttata ancora più giù, era evidente, e Liv temeva che con un colpo del genere Casey si lasciasse andare tanto da non riuscire a recuperare in tempo per le olimpiadi. Non riusciva a smettere di provare sensi di colpa, che di continuo le chiudevano lo stomaco e la costringevano a scuotere la testa per ritrovare la concentrazione completa.

Quando uscì dalla sala operatoria quel giorno, Liv si prese un paio di minuti per sé, invece di andare dritta dai parenti come era solita fare. Andò a prendersi un caffè, appoggiandosi con la fronte contro il mobiletto in cui tenevano le tazze e chiudendo gli occhi. Due mani le cinsero i fianchi, facendola saltare appena.

"Non hai niente da dirmi Olivia?" Le chiese Chad, alzando un sopracciglio in attesa dell'ovvia risposta e i successivi chiarimenti.

"Mi sento in colpa Chad – ammise Liv, convinta che il fondo della tazza del caffè fosse molto più interessante dell'uomo davanti a lei – per Casey intendo. Continuo a pensare che se io non avessi ritardato forse-

"Liv sei un medico dannazione, è normale che ogni tanto tu esca più tardi dal lavoro!" La interruppe Chad, mentre con le mani scuoteva le sue spalle. Liv si costrinse ad alzare gli occhi su di lui.

"Mi sono attardata con te quella sera, non con il lavoro – puntualizzò e gli occhi di Chad di alzarono al cielo, ma prima che potesse ribattere Liv riprese a parlare – e comunque non è l'unica cosa che mi preoccupa"

"Spara"

"Styles non mi dispiace, come medico intendo – si spiegò Liv – ma il fisioterapista, quel Tomlinson, non sono sicura che capisca a fondo l'urgenza del caso di Casey, oltre al fatto che ha un comportamento alquanto discutibile, è saccente e antipatico, sempre con quell'aria di superiorità"

Chad aveva lasciato parlare Liv con una specie di ghigno fino a quel momento, in cui schioccò due volte la lingua e scosse la testa.

"Non è cambiato una virgola sul serio. È un nessuno Liv, anche se fai bene a dubitare che sia all'altezza, e l'antipatia è parte integrante del suo carattere. Ma devi assolutamente toglierti tutte queste cose dalla testa, e tornare in te, a meno che tu non voglia salutare il posto di primario per sempre" Chad fu molto diretto, ma non diede a Liv il tempo di riflettere su ciò che le disse; le diede un bacio sul collo, poi, mentre Liv si scostava per trovare le sue labbra, qualcuno bussò alla porta, dividendoli istantaneamente.

"Dottoressa, la famiglia di Joanie vorrebbe vederla" La informò la sua assistente. Liv guardò verso Chad, con un'espressione quasi implorante.

"Vieni con me?"

"Ho un'altra cosa da fare, ma ci vediamo più tardi dai, ti accompagno in mensa" Così Chad educatamente rifiutò, facendo l'occhiolino e, sicuro che l'assistente non guardasse, arricciando le labbra verso Liv.

"Oggi posso provare ad alzarmi da sola?"

Non aspettò nemmeno che il dottor Styles richiudesse la porta alle sue spalle, Casey, per porre la domanda. Non ce la faceva più a stare sdraiata su quel letto, ormai era convinta di avere due bastoni al posto delle gambe. I momenti in cui lo lasciavano c'erano, ovviamente, ma aveva sempre bisogno di una mano, e comunque non le era permesso sforzare troppo la gamba, così che se doveva spostarsi di stanza per visite come quella, poteva farlo solo stando seduta su una carrozzina spinta da qualche infermiera o da sua madre.

The Cure - Harry Styles & Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora