Double dates

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Ci avevano provato in tre, la sera della festa, a calmarla, o perlomeno a tentare di farle cambiare idea, ma questa volta era troppo. Non potevano escludere Casey da un evento così importante come il training camp di Rio, non in vista delle Olimpiadi; avrebbe potuto rientrare ufficialmente in tatami, dimostrare che aveva superato brillantemente (o quasi) l'incidente, e che tutto ciò a cui mirava ora era Tokyo. Invece volevano impedirle di andare. Peggio. Non l'avevano nemmeno presa in considerazione.

"Weber mi sente!" Aveva sbraitato, quando era rimasta sola con Harry, Liv e Louis.

"Casey, magari lui non c'entra niente, dai" Aveva mormorato Harry, indietreggiando di un passo allo sguardo truce della ragazza.

"È sicuramente colpa sua – Aveva dichiarato – Non ha mai avuto fiducia in me, dalla sera dell'incidente ha sempre dimostrato di volermi tagliare fuori e di non credere nel mio rientro. Di certo non ha spinto perché mi inserissero in lista"

A quel punto, nessuno dei tre medici accanto a lei aveva saputo come ribattere, così che Casey aveva deciso, senza troppi ripensamenti, che il lunedì successivo avrebbe contattato la Federazione per farsi sentire e riscuotere quanto le dovevano.

"Buongiorno, sono Casey Halliday, faccio parte della nazionale di judo – Si presentò velocemente alla segretaria che rispose quel mattino – Ha bisogno del numero di licenza?"

"Buongiorno signorina. Dipende da cosa le serve sapere" Rispose la donna all'altro capo, pacatamente.

"Avrei bisogno di parlare con chi gestisce la trasferta a Rio del mese prossimo per quanto riguarda la Gran Bretagna" Spiegò, contando fino a dieci.

"In qualità di..?"

"In qualità di atleta facente parte della nazionale, potenziale olimpionica, e non convocata per questo maledetto stage per un motivo a me oscuro!"

Ecco, la pazienza era andata; Harry le avrebbe già tolto il telefono di mano, se fosse stato lì. Ma non c'era. Si costrinse comunque a riprendere la calma, in fondo la donna all'altro capo non aveva nessuna colpa.

"Le passo il referente, la metto in attesa" Annunciò rapidamente, il tono lievemente scocciato ora.

Casey si sorbì due minuti di insopportabile musichetta, poi finalmente qualcuno riprese la chiamata.

"Signorina Halliday, buongiorno – La salutò una voce cortese da uomo – Sono Gibbs, sto seguendo io tutta la trasferta in Brasile, mi dica"

"Vorrei sapere, per favore, per quale motivo io non sono stata convocata per questo evento" Spiegò Casey, alzando gli occhi al cielo.

"Il suo nome non rientra nella lista che mi ha inviato il signor Weber" Risolse candidamente Gibbs.

"E ti pareva"

"Come scusi?"

"Riferisca pure a Weber che il posto in squadra è ancora mio e me lo tengo stretto, e che ho tutto il diritto di partecipare alla trasferta" Replicò subito Casey, respirando a fondo.

"Nessuno le ha detto che non può partecipare, signorina Halliday– La corresse Gibbs – Può andare a Rio, se vuole, ma a spese sue, in quanto la Federazione non l'ha contemplata per questo camp"

Mancò poco che il cellulare della ragazza volasse fuori dalla finestra. Si sentiva presa in giro, Casey, abbandonata come mai prima dalle stesse istituzioni che l'avevano cresciuta e fatta diventare quel che era, almeno a livello sportivo. Ma non avrebbe rinunciato per così poco, costasse quel che costasse. Nel senso materiale della parola.

"Benissimo. Allora conti su di me, Gibbs, ci sarò, ci vediamo a Rio. Ho vinto abbastanza gare da permettermi una trasferta del genere, spero ne siate consapevoli, lì in Federazione" Dichiarò, combattiva, poi, senza attendere ulteriori repliche, interruppe la comunicazione, impaziente di raccontare tutto ai suoi tre migliori confidenti.

The Cure - Harry Styles & Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora