Louis era poggiato alla colonna più vicina all'uscita dell'ospedale, fumava una sigaretta. Guardava il fumo che espelleva ogni volta che espirava, con reale interesse. Liv non era più sicura di voler davvero farsi vedere, l'idea di lasciarlo lì ad aspettare era allettante, seppure non fosse nel suo stile.
Avanti Liv, si disse, poco convinta. Costrinse le sue gambe ad avanzare, un incerto passo dopo l'altro, fino ad arrivare dietro al fisioterapista. Alzò lentamente la mano, guardandola poi battere sulla spalla di Louis, che si voltò quasi subito, mostrando a Liv un'espressione alquanto indifferente.
"Pensavo non saresti più arrivata" La rimproverò, facendo alzare gli occhi di Liv al cielo. Ripresero a camminare, in direzione del pub, a distanza di sicurezza l'uno dall'altra.
"Sono in ritardo di pochi minuti, sai, lavoravo, io" Si difese Liv, scocciata.
"Un minuto o un'eternità, che differenza c'è. Sempre in ritardo sei, non credevo fossi una ritardataria"
"Se è per questo tu invece non sembri affatto il tipo che è sempre in orario" Ribatté Liv, mentre Louis alzava gli occhi al cielo. Stavano cadendo di nuovo in discussioni inutili.
"Non mi piace aspettare, è diverso" Spiegò Louis, aprendo la porta e scostandosi per far entrare Liv per prima.
"Bene, ora che lo so, mi impegnerò per farti aspettare ogni volta" Gli sussurrò mentre entrava, accarezzandogli la guancia e sorridendogli, in gesto di sfida. Uno a zero per Liv, palla al centro.
Liv non si trovava male con Louis, quando stava zitto. Era quando parlava che ricominciava quel desiderio bruciante di chiudergli la bocca a tutti i costi. Chiunque li avesse visti avrebbe pensato che fossero al primo appuntamento, pensò Liv, rabbrividendo, nel momento in cui il cameriere portò altre due birre e delle patatine fritte.
"Io ti ho raccontato la mia storia qualche tempo fa, ma di te non so niente" Affermò Louis, spostando gli occhi azzurri su Liv, che subito abbassò i suoi sul bicchiere davanti a lei.
"Cosa vuoi sapere?" Domandò mentre deglutiva; si sentiva stranamente nervosa.
"Di certo non i motivi per cui tra te e Reese non corre buon sangue, penso che a quello potrei arrivarci anche da solo. Raccontami di te"
"Ehm se riuscissimo a non nominarlo più sarei più contenta. Ho sempre voluto fare la pediatra, sogno che ho realizzato" Raccontò Liv, senza mai posare lo sguardo sul suo interlocutore.
Louis parlò soltanto dopo una pausa, in cui sembrò attendere che Liv continuasse.
"Wow, lascia che mi segni di non farti altre domande, Blake, o finiremo per parlare fino a notte fonda" Commentò sarcastico.
"Beh, cosa vuoi che ti dica, niente vita avventurosa né terribili rivalità all'università, ho studiato e sono arrivata dove volevo arrivare. Lavoro dalla mattina fino a tardi la sera, faccio un sacco di turni doppi e adoro lavorare con i bambini perché lo trovo più gratificante"
"Già meglio, Blake, fai già passi da gigante" Fu la risposta di Louis, i cui occhi finalmente incontrarono quelli di Liv, per essere fulminati. Uno pari, tempo di finire la partita.
"Direi che posso anche terminare qui l'agonia del mio debito, aspettami, vado a pagare" Disse Liv, mentre si alzava per indossare il cappotto. Louis però fu più veloce di lei, si alzò di scatto e si avvicinò al bancone, pagando ciò che avevano preso, lasciando Liv nuovamente a bocca aperta.
"Il debito è pagato Blake, cominci quasi a starmi simpatica" Cominciò Louis, uscendo dal pub, zittendo la domanda che stava nascendo sulle labbra di Liv.
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The Cure - Harry Styles & Louis Tomlinson
FanfictionCasey, promessa del judo inglese, si sta preparando a raggiungere uno dei traguardi più importanti della sua vita. Olivia, chirurgo pediatrico, ha una vita intensa, divisa tra il lavoro che tanto ama ed i rapporti extra professionali con un altro me...