26. Salvataggio-parte 4

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Aprii con un calcio la porta della cella di Alex. Con un schiocco di dita accesi la luce e lo vidi in piedi con le mani sul viso per proteggersi dal lume.

-Allora? Sei in forma? Lo chiedo perché avremo un esercito alle costole e non vorrei ti uccidessero per una seconda volta...- dissi liberandolo dalle grosse catene che gli tenevano fermi i polsi e le caviglie. Non appena mi vide sorrise, ma non riuscì a reggersi in piedi per molto.

-Come sospettavo...- mormorai. Con uno scatto i miei artigli uscirono. Mi graffiai il polso e, chiudendo gli occhi del ragazzo gliene feci ingoiare qualche sorso.

Appena tolsi la mano dagli occhi vidi la sua espressiobe schifata.

Demoni Bianchi... pensai con un sospiro.

-Cos'era?- chiese alzandosi di scatto come se le forze gli fossero arrivate tutte d'un colpo.

-Te lo spiego dopo! Ora seguimi!- urlai. Corsi verso la porta della prigione ignorando le urla degli altri prigionieri che mi pregavano di liberarli. Alex mi stava dietro che invece li guardava con compassione.

-Nessun altro insieme a noi, capito? Non faccio la carità- ordinai severa senza fermarmi. Lui annuì senza replicare.

Quando riuscimmo ad uscire non c'era nessuno. Non persi tempo e mi diressi verso la biblioteca.

-Dove vuoi andare? I libri non ti aiuteranno a farci scappare!- esclamò Alex quando entrammo nell'immensa biblioteca. Alzai gli occhi al cielo e senza rispondere mi diressi verso l'arazzo con il lago. Lo scostai e aprii la botola.

-Secondo te vengo in biblioteca per leggere? Ma non dire sciocchezze!- esclamai facendo segno di andare. Lui eseguì anche se aveva ancora la bocca socchiusa e gli occhi sgranati. Sorrisi scuotendo la testa e fu in quel momento che lu guardie entrarono e ci videro.

-Sono là!- urlò una di loro.

Oh per Diana! Pensai entrando nella botola. Non la richiusi. Volevo fare un piccolo massacro. Morire senza ossigeno non è una delle scelte migliori. Alex era un paio di metri più avanti di me. Lo raggiunsi in fretta e quando lui vide un puntino luminoso in fondo al cunicolo sorrisi. Alcune guardie erano entrate. Benissimo. Che inizi lo spettacolo. Chiusi gli occhi e toccai la terra morbida che c'era sopra di me.

-Lapsus Terrae!- urlai. La terra sulle guardie crollò e loro urlarono senza riuscire più a muoversi. Sarebbero morte di lì a poco...

Continuai ad avanzare più tranquilla mentre Alex mi guardava terrorizzato.

-Non l'avrai fatto veramente?- mi chiese facendomi arrestare.

-Sì. Stanno morendo come devono. Soffocando.- affermai dura, poi lo guardai negli occhi e dissi -Adesso va avanti- lui annuì e continuò il percorso.

I minuti passarono e forse anche le ore, ma quella luce che Alex aveva intracisto era magicamente scomparsa.

-Sicura che questa fosse un'uscita?- chiese Alex fermandosi con ill fiatone.

-Io... sì- dissi.

-Cosa mi hai fatto bere prima?- chiese cupo.

-Avevi bisogno di forze e io... l'unico modo che ho travato è stato di farti bere il mio sangue.- dissi gesticolando animatamente mentre Alex sgranava pian piano gli occhi.

-Ho il tuo sangue dentro le mie vene?!- trasecolò. Abbassai lo sguardo.

-M-mi dispiace...- sussurrai abbassando lo sguardo mentre una lacrima solitaria mi scaldava il viso.

Sentii le braccia forti di Alex circondarmi in un caloroso abbraccio. Lo strinsi forte a me sussurrando:-Mi dispiace...-

-Adesso andiamo, sono sicuro che c'è una via d'uscita- mi incitò il ragazzo. Sorrisi tirando su col naso, poi ricominciammo a gattonare visto che non c'era abbastanza spazio per stare in piedi.

Altri minuti e poi... vedemmo una luce. Mi si illuminarono gli occhi, esattamente come Alex che iniziò a gattonare sempre più velocemente. Quando finalmente arrivammo al buco lui usci quasi con una capriola e io lo seguii.

Pensavamo entrambi saremmo sbucati fuori, in un prato, in un bosco... e invece no. Eravamo ancora intrappolati.

Una grotta.

Eravamo in un'immensa grotta. Stalattiti e stalagmiti sparse qua e là, uno spazio di dieci metri si roccia e poi un lago immenso. E al centro di quel lago che mandava riflessi azzurrognoli sul tetto facendo luce c'erano... delle specie di stalagmiti disposte in cerchio e molto, molto affilate da quanto vidi.

-E adesso?- sbuffò lui cadendo a sedere per terra. Ero stata una stipida a non controllare il cunicolo. Una stupida.

Percorsi la grotta con lo sguardo, ma non notai alcuna rientranza. Guardai attentamente il lago avvicinandomi.

L'acqua era cristallina e faceva luce per un motivo a me ignoto. Non c'era il sole, non c'erano luci... illuminava la grotta e basta.

Guardai dentro, ma vidi solo per i cinque metri al di sotto della superficie d'acqua. Ma... un luccichio mi fece brillare gli occhi.

-È nel lago!- esclamai entusiasta. Alex si alzò di scatto e mi guardò felice, poi, peró, si rabbuiò.

-Voglio solo farti notare che siamo a dicembre, Bella- disse con sarcasmo. Mi morsi il labbro inferiore. Cavolo... aveva ragione...

-È l'unico modo...- sussurrai esasperata. Lui sbuffò e mi si avvicinò.

-Bella... perché non te ne sei andata quando ti sei ritrovata viva e vegeta nella tomba?- mi chiese serio.

-Tu eri morto per me, dovevo ricambiare questo immenso favore e... non ti avrei mai lasciato nelle mani di mio padre.- dissi. Alex sorrise accarezzandomi la guancia. Si avvicinò lentamente.

Non avrei mai pensato che lo avrei baciato di nuovo, che avrei provato di nuova quella bellissima sensazione... e invece sì. In quella situazione non molto ideale Damon Alex Reid mi baciò. Ma non uno di quei baci forti, quello era più dolce e sensuale.

Trattenni il gusto di bere il suo sangue non appena sentii la gola stridere e l'odore del sangue di Alex penetrare nelle mie narici.

Mi allontanai leggermente abbassando gli occhi e pensando che sennò mi avrebbe scoperto. Mi prese il mento tra l'indice e il pollice e mi osservò.

-Hai fame- constatò. Come non detto... Pensai.

-Bhe, sì... a pranzo non mi è andato di prendere nulla... io ho...- balbettai cercando di sviare il discorso.

-Intendevo di sangue, Bella!- esclamò interrompendomi il ragazzo. Abbassai lo sguardo colpevole.

-Bevi, Bella...- mi incitò porgendomi il collo. Lo guardai con gli occhi che brillavano, ma scossi la testa con vigore.

-Non riuscirei a fermarmi- dissi. Alex mi prese il volto tra le mani e replicò:-Tu ce la farai, e adesso mangia.- disse risoluto.

Feci spuntare gli artigli e gli feci un piccolo taglio sul collo. Gemette leggermente e io cercai l'affermazione nei suoi occhi di poter continuare. Lui annuì sicuro. Non appena il sangue iniziò a cadere mi fiondai sul suo collo. Era così buono... Lui alcune volte gemeva, sorattutto quando lo stringevo a me e talvolta lo graffiavo con gli artigli.

Non riuscivo a fermarmi. Era come una droga per me...

Devi fermarti!

No... è così buono...

Fermati!

La mia parte demoniaca stava tornando a galla e io stavo litigando con lei nella mente... robe da pazzi...

Mi staccai con forza dal collo di Alex che barcollò giusto un po' per poi mettersi ben eretto e toccarsi il collo. Grazie alla mia saliva curativa il graffio si era già cicatrizzato.

-E adesso... prendiamoci un raffreddore...- disse Alex sarcastico avvicinandosi al lago.


Angelo Degli InferiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora