15. Fuggitiva-parte 10

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[Revisionato]

Ero pietrificata davanti alla porta spalancata della stanza del conte. Il conte si girò verso di me, curioso di sapere chi era. Non appena mi vide, sorrise. Ricambiai, accennando un piccolo sorriso imbarazzato.

-Tu dovresti essere Beka- esclamò. Annuii continuando a fissare Ethan che a sua volta mi osservava interessato. Odio. Profondo. Verso. Questo. Ragazzo. Anche se mi dispiace un po' perché eravamo amici un tempo... Un tempo! Basta, Bella! Concentrazione!

-Bene vorrei presentarti mio figlio- disse il conte sempre sorridendo e facendo far fare un passo avanti a Ethan. Il Conte fece per parlare, ma lui lo bloccò con una mano.

-Glorienne mi ha detto che conoscevi la principessa, ti ha mai parlato di Ethan?- disse il ragazzo. Inarcai un sopracciglio. Adesso parla di sé stesso in terza persona? Pensai. Annuii lo stesso anche se lo stavo guardando molto male.

-Questo non è un buon segno ma... io sono suo fratello- disse il ragazzo continuando a guardarmi negli occhi.

Rimasi a bocca aperta.

Chi altri ha un fratello?! Sto per impazzire! Prima scopro che Alex ha un fratello e adesso anche Ethan ne ha uno! Meglio di così non può andare! Pensai.

-Scusate la mia curiosità, ma la principessa mi aveva detto che Ethan era figlio unico- dissi abbassando il capo come per sembrare dispiaciuta.

-Io... non sono fatto per le vite a palazzo, non ho mai conosciuto la Principessa perchè me ne ero andato, ma appena ho scoperto che Ethan era morto mi hanno letteralmente obbligato a venire qui per prendere il suo posto.- disse ignorando il padre che non voleva si scoprisse della voluta forzata al trono di uno dei suoi discendenti.

-Basta James- disse il conte. -Beka, tutte le mattine dovrai pulire anche la sua stanza- detto questo se ne andò senza nemmeno accertarsi che James gli stesse dietro, perché infatti rimase nella stanza del conte.

Mi stava fissando.

Mi voltai per prendere la scopa e iniziare a pulire per finta.

-Vuoi che ti dia una mano?- chiese. Mi fermai e lo guardai sorpresa. Esteticamente era identico al fratello, ma i suoi modi di fare... completamente diverso!

-C'è un abisso tra te e tuo fratello- mormorai sperando non mi avesse sentito, ma sfortunatamente non era sordo e sorrise tristemente.

-Spero questo sia un complimento- disse spostando il suo sguardo dal pavimento a me. I suoi occhi erano rossi e brillanti, sembravano due rubini. Annuii accennando un sorriso e ricominciai a spazzare. Sentii James sospirare.

-Fai la difficile!- esclamò dopo un po'. Lo guardo fingendomi divertita e rispondo:-Io sono difficile- Accipicchia! Questa è una frase troppo da Bella! Devo assolutamente cercare di essere la serva gentile, umile e timida. Anche se ciò vuol dire diventare un'altra persona.

Il ragazzo scoppia a ridere, poi si avvicina lentamente. Cerco di non mollargli uno schiaffo in faccia per la sua beffardaggine.

-Allora, signorina la difficile io, farò abbassare le tue difese- sussurrò. Gli sorrisi, anche se avrei voluto ucciderlo.

-Prima fammi finire di pulire, però- esclamai allora prendendo la scopa. Lui alzò le mani al cielo e se ne andò. Quando fu fuori dalla porta gli feci delle brutte smorfie dietro. Più che altro disgustate dalle cose smielose che mi aveva detto.

Chiusi la porta e, come prima avevo fatto ribaltai la stanza. Nulla. Dalla rabbia presi un oggetto di ceramica e lo scaraventai fuori dalla finestra. Si sentì un gran frastuono, ma io non me ne curai.

Gli artigli e le vene erano usciti fuori. Respirai profondamente. Avevo il fiato corto e il viso rosso dalla rabbia. Mi girai e feci per andarmene, ma proprio in quel momento mi accorsi che c'erano altre due porte in quell'appartamento e non una come in quella di mio padre. Una sarebbe stata il bagno, ma l'altra...

Corsi lì e la spalancai. Era una stanza bella grande, con un tappeto rosso e oro a ricoprirne tutto il pavimento. A sinistra c'erano delle finestre e un balcone, mentre a destra c'erano dei mobili rinascimentali bianchi con fiori rosa e gialli, con dei rigonfiamentiai lati. Dietro una grande scrivania di legno scuro con dei cassetti elaborati c'era un enorme biblioteca.

Chiusi anche quella porta e mi fiondai sui mobili a destra. Li aprii uno ad uno, ma come sospettavo non c'era niente.

Arrabbiata andai alla scrivania e la studiai. Aveva due cassetti a destra e due a sinistra, poi aveva una specie di cornicie per una scrivania che circondava il perimetro della lastra di legno sopra.

Questa cornicie aveva in ogni angolo l'intagliatura di una ninfea. Aprii i cassetti e... erano vuoti.

Stavo per mettermi a piangere, ma guardai sotto la scrivania e vidi... delle specie di pulsantini. Tre pulsantini.

Ne schiacciai uno.

Click.

Schiacciai il secondo.

Click.

Schiacciai il terzo.

Click

Non si aprì niente, ma io avevo visto un movimento dal buco della ninfea.

Lo schiacciai e tirai quella specie di cornicie verso di me. Quella si mosse e si rivelò un cassetto.

Guardai dentro e vidi un foglietto. Lo presi e lo aprii. C'erano scritti dei numeri, anzi no, delle coordinate.

3; 14; 7; 22.

Me le appuntai su un foglio e rimisi il foglietto del Conte al suo posto.

Fatto questo presi tutte le mie cose e me ne andai in cucina dove avrebbero dovuto darmi delle indicazioni.

Per puro caso capitai a sentire una conversazione preoccupante.

-Cosa dovremo fare?!- sentii urlare da James. Erano dentro una stanza a me sconosciuta.

Sentivo tre battiti del cuore se mi concentravo. Sicuramente mio padre, il conte e James. Mi avvicinai alla porta lentamente.

-James calmati. Dovremo riportare in vita Bella, esattamente come abbiamo fatto con il Principe- disse con voce calma mio padre.

-E quando sarà di nuovo in vita la sposerai- continuò la frase il conte.

Mi immobilizzai. Non avrebbero trovato il mio corpo nella tomba e se non l'avessero trovato cosa avrebbero fatto? Mi avrebbero cercato, avrebbero sequestrato a tutte le serve ogni cosa e soprattutto avrebbero sospettato di me. Ero arrivata da poco e soprattutto dopo che gli avevano dato il mio corpo.

-Ma io non la amo- sentii sibilare da James.

-Tu la sposerai e basta!- urlò mio padre, poi lo schiocco di una mano su una gancia.

-La faremo resuacitare tra due giorni, il tempo per far preparare il vestito e dopo altri due giorni vi sposerete- disse sicuro il conte. Corsi via terrorizzata dall'idea di essere scoperta.

Andai in cucina di corsa e mi scontrai con Opal.

-Beka! Hai finito di pulire anche la stanza di James?- chiese sorpresa. Le sorrisi incerta.

-Io... no. Adesso vado- risposi con un tremolio nella voce.

Opal annuì poco convinta, aveva visto nei miei occhi qualcosa che non andava. Dopo qualche esitazione mi abbracciò come una madre con una figlia. Mi appoggiai a lei chiudendo gli occhi.

Avrei dovuto fare tutto in due giorni. Dovevo muovermi a trovare quella maledetta biglia.

Angelo Degli InferiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora