20. Damon-parte 3

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Tra sette giorni mi sarei fatto incoronare e mi sarei sposato. Con chi non lo sapevo nemmeno io.

Non mi è piaciuto per niente il fatto che la mia sposa non l'amassi e che l'avesse scelta mio padre.

Mi mancava da morire Bella. Mi sentivo solo come non mai. Mi lasciai traspostare da un sospiro e mi buttai sul mio letto matrimoniale.

Luna non si faceva vedere da molto tempo. Mi stavo preoccupando seriamente. Non seguiva più neanche le lezioni!

Una mattina mi decisi ad andare nella sua stanza per vedere come stava.

Quando bussai non rispose nessuno. Bussai ancora e stavolta mi aprì Helena. Aveva i capelli avvolti in un asciugamano sulla testa e il suo corpo formoso era coperto da una veste rosa antico.

Appena mi vide arrossì. Evidentemente si stava preparando per andare in classe e io avevo interrotto la sua doccia.

Il mio viso non mutò di una virgola facendo preoccupare la ragazza.

-È successo qualcosa? Bella?- chiese. A quel punto sgranai gli occhi. Tutti ormai sapevano che Bella era... morta! Come poteva non essere arrivato a Helena che è stata una delle ragazze più vicine a Bella!

-Bella è morta Helena! Come puoi non saperlo?!- urlai. Lei intimorita indietreggiò.

-M-mi dispiace...- sussurrò, ma la realtà era ben diversa. A lei non dispiaceva affatto, anzi era contenta perché così io sarei stato tutto suo...

-No, non è vero.- dissi con una calma glaciale facendole alzare gli occhi di scatto, sorpresa dalla mia risposta.

-Dov'è Luna?- chiesi arrabbiato e guardando oltre Helena. Lei abbassò di nuovo lo sguardo e mi fece passare. Entrai dandole una leggera spallata involontaria e mi fiondai verso il letto di Luna.

Quest'ultima era ancora sdraiata sul letto che dormiva.

-Cos'ha?- chiesi rivolgendomi ad Helena. Ero rimasto impassibile e questo la stava spaventando molto, ma cercò di rispondere.

-Un pomeriggio un uomo è passato e ha chiesto di parlarle. Si sono sentite delle urla, poi l'uomo se ne è andato e il giorno dopo Luna è stata improvvisamente male. Non vuole guarire, l'infermiera ha detto di aver provato tutto ma... non succede niente.- disse la ragazza continuando a guardare il pavimento.

-Va a cambiarti e non origliare- le ordinai all'improvviso preoccupato. Lei annuì e si chiuse in bagno con la divisa

Mi girai verso Luna e la vidi con gli occhi aperti che mi sorrideva. Scossi la testa sorridendo.

-Mi hai fatto venire un colpo- sussurrai. Lei sorrise, poi tossì e sputó sangue.

Sgranai gli occhi. Pensavo fosse una sceneggiata... e invece era malata davvero!

-Oh mio Dio!- esclamai preoccupato. Sicuramente centrava qualcosa l'uomo che aveva incontrato. -Chi era quell'uomo?!- chiesi facendo qualche passo indietro.

-Arthur Kallengh- sussurrò con il poco fiato che le era rimasto. Non conoscevo nessuno con quel nome, magari era un Leggente che aveva punito Luna per avermi fatto sapere di loro... Molto probabilmente era quella la soluzione più ovvia.

-Luna, senti...- mi bloccai per qualche secondo. Era una domanda stupida quella che stavo per farle, ma sicuramente lei sapeva e io dovevo capire se stavo lottando a vuoto o per una causa.

-Lei è ancora viva?- chiesi con un soffio. Lei scosse la testa.

-Damon... ti ho già detto troppo..
i miei poteri sono limitati e io sto per morire...- il suo respiro si fece più affannoso.

-Devi, però, sapere alcune cose prima che io me ne vada- aggiunse senza arrendersi.

-Stai attento... ad Arthur... Resta... sempre all'erta... Non fid-fidarti di nessuno...- le sue palpebre si stavano chiudendo lentamente e man mano che lo facevano stringevo le sue mani in una stretta forte icoraggiandola a non mollare.

-La tua... battaglia s-sta per... per arrivare... Sta pronto... non... non mollare mai...- detto questo le sue mani divennero gelide. Suoi occhi spalancati si volsero verso il bianco soffitto. Erano senza vita, senza quella luce che ognuno di noi ha. Il suo petto si fermò come il battito del cuore del polso che stringevo forte.

-Helena!- mormorai quel quanto che bastò per farmi sentire dalla ragazza in bagno. Quella uscì e non appena vide Luna morta si precipitò su di lei e pianse.

Mi alzai lentamente e mi diressi verso la porta.

-Helena... prenditi qualche giorno di vacanza... rientra a scuola quando vuoi...- dissi prima di uscire.

La morte di Luna era stato un colpo. Con lei quasi dimenticavo Bella... (QUASI)

Nella mia mente rimbombava il nome che mi aveva detto la ragazza: "Arthur Kallengh".

Dopo minuti che me lo ripetevo cominciava a suonarmi familiare, ma allo stesso tempo non mi ricordavo nulla di quell'uomo.

Mi ero messo in un bel pasticcio... chissà se sarei riuscito ad uscirne...

Camminavo per i corridoi da minuti interi finché non sentii la campanella che indicava la fine della prima ora.

Saltavo la scuola da due settimane ormai, passavo solo per accertarmi che tutto andasse bene, mi comportavo già come una persona a comando insomma.

Il professor Haitchmäc mi venne incontro alzando un braccio perché con l'altro teneva dei fogli.

Mi fermai e lo guardai stranito mentre si avvicinava ansimando per la troppa corsa e la fatica alle piccole gambe.

-Professore...coma mai così di fretta?- chiesi. Lui alzò la mano come per dire: "Aspetta un secondo..."

Quando si fu ripreso si alzò dalla posizione in cui era messo, cioè ginocchia piegate e mani che si reggevano su quelle.

-Mi... mi ero sbagliato... Bella avrebbe dovuto avegliarsi dopo una settimana...- disse impaurito da quella che sarebbe stata la mia reazione.

Mi bloccai di colpo con gli occhi sgranati e la rabbia che fuoriusciva da tutti i pori.

-Mi stai dicendo che molto probabilmente Bella è viva nelle mani di quel pazzo di suo padre?!- urlai contro il povero nano che aveva lo sguardo abbassato e continuava a guardarsi i piedi.

-Mi scusi Vostra Altezza...- mormorò. Io non riuscivo a crederci. Lei poteva essere viva! E io mi stavo per sposare e per diventare re!

Mi incamminai a passo svelto e furioso verso il mio appartamento. Mi ci chiusi dentro e respirai profondamente. Presi un'asciugamano e dei vestiti comodi e andai a farmi una doccia gelida.

Avevo proprio bisogno di schiarirmi le idee... non che servì a molto, ma almeno ero riuscita a calmarmi.

Mi sedetti su una poltrona e mi misi le mani tra i capelli. Stavo per avere una crisi di nervi.

TOC-TOC-TOC

Sbuffando urlai un avanti e mio padre fece ingresso con il suo solito completo giacca e cravatta.

-Ho preso una decisione- esclamò fermandosi per vedere se avrei detto qualcosa. Gli feci solo segno di continuare. Annuì e disse:-Tra quattro giorni tu e la tua sposa vi incontrerete-

Angelo Degli InferiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora