37. Viaggio-parte 3

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Mi sentii catapultata in aria e quando aprii gli occhi mi accorsi che stavo volando, cioè, non volando... cadendo. M accorsi che stavo ancora stringendo la mano di Alex e la mollai subito, dopodichè provai ad aprire le ali, ma non appena lo feci venni strattonata all'indietro ed ebbi la sensazione che le avessi rotte.
Stavo per andare a scontrarmi contro un albero! Quello sì che avrebbe fatto male! Anche Alex aveva provato ad aprire le ali, ebbero la stessa reazione delle mie. Non c'era nulla da fare. O l'impatto o l'impatto. Ero a pochi metri dall'albero. Perchè stavamo precipitando così? Sicuramente una magia, ma perché l'avevano messa?
Non feci in tempo a rispondere che ero messa in orizzontale e il tronco mi aveva fatta piegare in due su di esso, senza fiato. Cercai di respirare ma era inutile. Mi accasciai a terra tenendomi la pancia. Secondo me avevo rotto qualcosa...
Mi girai leggermente verso Alex. Lui almeno era caduto sull'erba! Era ruzzolato per un po' e poi si era rialzato senza fatica, senza alcun graffio.
Corse da me e mi girò così che potessi guardare il cielo. Poi, il ragazzo, iniziò a tastarmi la pancia. Probabilmente per vedere se avevo rotto qualcosa.
-Ti sei rotta una costola, maledizione!- imprecò.
Chiusi gli occhi e inspirai profondamente per non perdere la calma.
-Potresti darmi.... Ehm...- continuavo a balbettare, sembravo spastica!
-Certo tieni- disse lui porgendomi il polso. Glielo tagliai cercando di non beccare vene importanti, poi brevi avidamente. Da quant'era che non lo facevo? Saranno stati giorni...
-L'ultima volta che hai bevuto è stato quando Theresa e Luna cercavano di farti rinsavire- mi avvertì sorpreso Alex. Anche io mi sorpresi molto.
Non ero mai riuscita a resistere per così tanto tempo, cioè, sì, ma poi dovevo bere almeno tutto il sangue che circola nel corpo di un uomo adulto...
-Sarà perchè ora sono solo Demone Nero...- borbottai lasciando il polso di Alex e coprendolo con della garza.
-Dai, la costola si è aggiustata?- mi chiese. Provai ad alzarmi. Mi faceva ancora male, ma non stavo morendo, quindi per me sì, si era aggiustata.
-Sì, si è aggiustata, possiamo partire, ci vorrà molto e non voglio mancare per il matrimonio di Damon...- dissi con un balugino maligno negli occhi. Alex mi guardò increspando le labbra con disapprovazione. -Va bene... ma non fare una strage, è comunque il mio palazzo...- disse lui tornando di nuovo freddo. Alzai gli occhi al cielo e mi misi a camminare verso dei colli, oltre i quali c'era un piccolo villaggio, la nostra prima tappa. Dovevamo oltrepassare il bosco, però, e già quello era un problema. Non sapevo precisamente chi ci viveva. Quando andavo lì non c'era nessuno a parte qualche cinghiale, dei cervi e scoiattoli, nulla di pericoloso, ma quella volta avevo la sensazione che sarebbe successo qualcosa. Dopo vari minuti di cammino e di silenzio, gli alberi iniziarono a infoltirsi, la luce a diminuire e il rumore dei nostri passi fu scambiato con i suoni degli uccelli, dei grilli, dei ruscelli...
Passò un ora. Non avevamo trovato l'uscita.
"Da questa parte..." una voce soave suonò nelle mie orecchie. Era di donna, sulla quarantina forse, magari più giovane. Mi girai di scatto spaventata fermandomi. Mi guardai intorno non c'era nessuno. Alex stava avanzando senza rendersi conto che io mi ero fermata.
"Da questa parte..." ancora la voce. Stavolta chiara. Veniva dalla mia sinistra. Avanzai andando in quel punto come ipnotizzata. Sentii Alex imprecare.
-Cosa stai facendo?! Oh, per le ali dei Demoni Neri!-
-Non imprecare sulle povere ali del mio popolo- dissi con voce neutra, continuando a guardare fisso davanti a me, come attratta da una strana forza. Alex mi guardò storto, poi, vedendo che non reagivo scrollò le spalle e si limitò a seguirmi, capendo anche cge probabilmente non stavo vagando come una psicopatica senza un motivo.
Iniziai a riconoscere alcuni alberi. Come se fossero stati parte di un ricordo, ormai dimenticato, ma non dal tempo, da qualcosa di falso, i macchinari di mio padre. Mi aveva cancellato un pezzo di memoria.
Delle immagini e delle frasi iniziano a passarmi davanti agli occhi proprio quando arriviamo davanti al salice con il cerchio. Io mi bloccai di colpo, così come Alex che per lo più diventò bianco cadaverico.

'-Che ne dite Altezza se ci rivediamo il prossimo sabato sotto questo salice-?'

'Alex traccia un cerchio sul tronco del salice'

'-Al prossimo sabato!-'

'Noi due seduti sotto i suoi rami che parliamo'

Mi sentii mancare all'improvviso e barcollai leggermente, ma Alex mi sorresse.
-Qui era il luogo dove ci invontravamo...- dissi avvicinandomi all'albero cercando di riprendere l'equilibrio. Sfiorai i contorni del simbolo. Alex sorrise leggermente.
-Te ne ricordi...- disse alla fine nostalgico. Una lacrima scese lenta sulla mia guancia. Una lacrima che le racchiudeva tutte. Tutte quelle che sarebbero dovute scendere di tristezza, di felicità, di disperazione, rassegnazione... Adesso che le ho elencate noto che ce n'è solo una positiva. Ma quell'unica prevale sulle altre. Spicca. Le sovrasta. Le comanda.
-Ricordo tutto ora, la memoria è tornata... so tutto di te, so quello che ti ho raccontato, so tutte le scorciatoie del bosco e so quante persone ho ucciso qui per obbligo...- BIP. Bipolarità negativa ON.
-Ma... io volevo arrivare al fatto che conosco tutte le scorciatoie- dissi riscuotendomi. BIP. Bipolarità positiva ON. Scampata per un pelo una litigata memorabile.
-Bene, allora andiamo!- esclamò Alex incitandomi. Anche lui aveva la faccia triste, si era tenuto tutti quei ricordi dentro, senza voler rivelarmeli. Non so realmente il perché, magari non voleva farmi sentire... in colpa per non ricordare.

-Sì andiamo...- ero ancora confusa. Quella voce... chi era? Una voce femminile, dolce soave... in un primo momento pensai fosse Halley, ma la sua voce ce l'avevo ancora impressa nel cervello, non era così. Quella che avevo sentito era adulta, forse simile a quella di Halley, ma non la sua.

-Bella, muoviti, fammi strada- mi rimproverò Alex scocciato. Mi guardai ancora intorno, facendo un giro su me stessa. Vidi degli occhi gialli, ma quando tornai in quel punto non c'erano più. Ero confusa, mi sentivo la testa scoppiare, chi non l'avrebbe fatto. Corsi da Alex e lo superai, per poi continuare a camminare un percorso a me molto familiare. Già, mi ricordo che una volta volevo vedere cosa Alex faceva nel suo palazzo. Sarebbe stato interessante capirlo, capire la differenza tra i due popoli. Quello che ci divide, quello che ci fa odiare. Ma gli opposti si attraggono, no? La verità è che solo per alcuni è così. Io per esempio. Non sono mai riuscita ad innamorarmi di un Demone Nero. Mentre con Alex e Damon... è stato diverso. I loro occhi, le loro parole, la loro ingenuità... Tutto mi spinge a stare con loro, ma chi sarebbe stato il prescelto? Questa domanda mi assillava sempre. Chi? Perché non potevo restare con entrambi? Perché dovevo scegliere? Damon o Alex? Perché ero io il centro di tutto? Sempre? A molte sarebbe piaciuto, ma a me no. Io volevo una vita normale, solo normale, con un padre che ti vuole bene realmente, che non brama potere, che non ti farebbe rincorrere da un esercito intero per decenni... un ragazzo che ti ama, una scuola dove non vieni maltrattata, soprannominata "diversa dalle altre". Ma non si può avere tutto nella vita.

Proprio quando stavamo per arrivare ad una piccola stradina segnata dal passaggio di qualcosa, magari il camion che trasportava il cibo, una pantera nera saltò davanti a noi e iniziò a fissarmi con i suoi occhi gialli.

Angelo Degli InferiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora