58. Nel Regno-parte 1

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[Alloraaa?! Contenti?! Ho deciso di postare oggi e domani, dovrei farcela! Spero il capitolo vi piacerààà❤😉]

Non riuscivo a convincermi del fatto che ero dentro. Ero dentro al Regno e nessuno mi aveva scoperta, per ora...
Io e Alex eravamo andati davanti ai cancelli dove c'erano due guerrieri senza ali. Io avevo l'anello, ma comunque pensavo me lo facessero togliere mentre invece... poveri ingenui! Vabbè, meglio per me, no?
-Forza, dobbiamo muoverci velocemente...- mi incitò Alex con un sussurro. Annuii e gli corsi dietro. Le case che ci circondavano erano praticamente tutte uguali. Come quelle in Inghilterra che furono costruite dopo la seconda guerra mondiale a causa della povertà e dei crolli delle case. Fuori però c'era una grande aria di festa, tutti quei fiori profumati e colorati, le piccole scalette dove i bambini giocavano con le macchinine, le nonne con lo Stato di Crescita che si era fermato molto dopo che facevano sgranchire le ali mal ridotte aprendole e chiudendole facendo alzare un bel venticello... Ad un tratto vidi dei ragazzini, avranno avuto la mia età (ovviamente solo di aspetto), che volavano in cielo e giocavano con un pallone. Mi veniva voglia di togliermi quell'anello e volare da loro, sentirmi libera in quel Paradiso ma... ad un tratto dei Guerrieri arrivarono in strada.
Io ed Alex ci appiattimmo contro un'ombra spaventati, ma la nostra stessa reazione la ebbero delle vecchiette. Infatti i Guerrieri puntavano a loro. Cosa stava accadendo???
I cinque Guerrieri presero ognuno una vecchietta, poi, con la forza la portarono via. Le vecchiette urlavano come pazze e io riuscivo a sentire anche in altre parti della città di Halba, nella quale eravamo, delle urla.
Lanciai un'occhiata ad Alex che sembrava quasi più confuso di me. Lui annuì capendo cosa volevo fare. Seguimmo i Guerrieri senza farci notare e vedemmo che si stavano dirigendo verso una specie di caserma malandata. L'unica cosa malandata in quel luogo credo. Aveva un tetto a semicerchio, bianco, con delle scrostature di ferro. Sopra c'erano anche delle scritte con lo spray. Dalle strade che si diramavano dal casermone arrivarono altri Guerrieri con delle vecchiette. Alcuni avevano la faccia disgustata dalle urla delle povere vecchie, altri avevano la faccia rigida, non faceva trapelare nessuna emozione, altri ancora guardavano a terra, incapaci di alzare lo sguardo per incontrare gli occhi della vecchietta che trasportavano.
Ad un certo punto arrivarono anche due gruppi che trasportavano ragazze e ragazzi all'apparenza giovani. Esecuzione. Questa parola continuava a vorticarmi in testa. Stavano uccidendo le persone con più anni della città.
Entrarono tutti nel casermone e, dopo che io ed Alex ci lanciammo un occhiata di intesa li seguimmo. Avevo paura di essere presa. Magari Alex lo avrebbero fatto passare quando avrebbero scoperto che era il principe, ma io... ero un semplice Demone Nero... mi avrebbero uccisa.
Io ed Alex ci nascondemmo sotto un grande tavolo che a parer mio sembrava un palcoscenico tanto era grande, poi restammo a guardare nell'ombra. Senza farci vedere. Già tremavo al solo pensiero che avrebbero ucciso tutte quelle persone. I Guerrieri fecero mettere in fila prima i giovani, poi le vecchiette e i vecchietti. Alcuni di loro erano quelli che giocavano con il pallone nel cielo...
La fila indiana si mosse... verso il tavolo sotto il quale c'eravamo noi. Maledizione! Non è un tavolo! Io lo sapevo! Pensai massaggiandomi le tempie per il nervosismo. Anche Alex non riuscì a stare fermo e iniziò a torturarsi le mani. Sentimmo i passi dei Guerrieri e dei vecchietti sopra di noi. Magari gli avrebbero tagliato la testa... chissà.
Nel casermone regnava il silenzio. Nessuno osava fiatare. Non riuscivo ad udire nulla se non i respiri affannati dei vecchietti e degli apparentemente-giovani.
Fu un unico botto.
Non sentii il meccanismo che scattava lentamente. Vidi solo dei corpi cadere da delle botole sotto il palcoscenico con gli occhi spenti e un cappio al collo.
Una botola si aprì davanti a me. Vidi i piedi sporchi di un ragazzo apparentemente-giovane, poi si girò verso di me e vidi il suo viso. La parte di destra era bruciata e la pelle quasi colava, gli occhi spalancati mi fissavano come se la colpa della loro morte fosse mia.
Urlai. Il mio urlo si propagò per tutto il casermone, insieme ad altri, più piccoli, provenienti dagli apparentemente-giovani.
-C'è qualcuno! Un intruso sotto il palco!- urlò qualcuno. Sentii dei passi concitati, poi guardai Alex che era pronto ad attaccare. No, lui non si sarebbe sacrificato. Lo buttai indietro, nell'ombra, prese una botta alla testa e chiuse gli occhi, forse era svenuto. Mi sentii tirare dalla maglietta e in un batter d'occhio cambiai aspetto. Avevo i capelli biondi e gli occhi neri. La prima persona che mi era venuta in mente: Hailey. Ero fritta.Se conoscevano mia sorella... No, devo solo fare un piccolo cambiamento... Chiusi gli occhi e in un batter d'occhio, per l'appunto, avevo gli occhi verdi.
-Chi sei mocciosetta?- mi chiese l'uomo che mi aveva preso per la maglietta e sbattuta fuori dal mio nascondiglio. Non risposi. Allora l'uomo mi tirò via l'anello. Non feci in tempo a cercare di cambiare il colore che loro già avevano visto.
-Una Demone Nero! Ai nostri cari novellini farà piacere ammazzarti- disse un'altro. Se, certo... Ad ammazzarmi... Pensai con ironia
-Hai ragione, portiamola all'Arena, domani ci saranno le gare, ci sarà da divertirsi...- disse ancora il primo uomo. Dopodiché mi prese e mi caricò sulla sua spalla come se fossi un sacco di patate. Cercai di dibattermi, ma mi legarono mani, piedi e ali. Guardai sotto il palcoscenico e vidi i suoi occhi castani fissarmi.
Alex... ci daranno un passaggio fino all'arena... sali anche tu sul carro senza farti notare... poi ci penso io ai novellini...
Dissi iniziano il discorso mentale. L'uomo si mosse infastidito dalla conversazione, percependola ma non capendo cos'era e da dove arrivasse.
Bella... potrebbero farti del male... nel senso...
Disse molto preoccupato Alex.
Ho capito! Sta zitto che sprechiamo entrambi energie. Ora cerca di raggiungermi. Ognuno pensa per la propria vita.
Conclusi io. Una goccia di sudore mi solcava la tempia, ma l'asciugai sfregandola con la spalla. Quando uscimmo dal casermone c'erano tantissime persone fuori che piangevano per i propri cari. Quando passai io con le mie ali si ammutolirono. I bambini mi sorrisero e io sorrisi loro, mentre le donne e gli uomini erano un misto tra spaventati e curiosi. Vidi una bambina in braccio alla madre che piangeva, allora, senza farmi vedere dall'uomo, con una magia creai un fiore rosa luminoso e lo feci volare da lei che subito smise. La madre mi guardò strabiliata, così come quelli che c'erano intorno e che avevano assistito. Sorrisi, poi però dovetti smettere visto che venni sbattuta in un camion molto piccolo facendomi malissimo all'ala.
-Ragazzina, non fare scherzetti, resterai qui per un po', poi andremo all'arena.- disse l'uomo lanciandomi un pezzo di pane intriso di sangue. Pochissimo sangue. Giusto per mantenermi viva per un tempo pari a più di un giorno.
Quando chiuse la portiera mi abbandonai al muro e iniziai a succhiare quel poco sangue che c'era nel panino per poi mangiarmi quest'ultimo. Quando finii mi guardai intorno. C'erano delle casse buttate qua e là, che probabilmente non servivano a nulla, paglia e delle cianfrusaglie inutili. Sentii un rumore fuori e sperai fosse Alex. Cercai di avvicinarmi, ma le mani e i piedi non volevano comandarmi. Cavolo il panino era drogato! Feci una faccia disperata e quando alla fine il carro si aprì guardai Alex con quell'espressione. Lui si avvicinò preoccupato mettendo le porte a posto.
-Cos'è successo?- chiese guardandomi da capo a piedi.
-Mi... mi hanno dato da mangi...mangiare, ma il... il panino era dro... drogato- mormorai tra i respiri affannati per cercare di non andare in stato confusionale.
-Okay, okay, calma... non sbandare... bevi- mi disse Alex porgendomi il suo braccio. Lo guardai per essere sicura che volesse veramente e trovai il suo sguardo sicuro. Sospirai sul suo polso e feci spuntare gli artigli. Feci due segnetti poco lontani dalla vena, poi iniziai a bere. Ogni tanto guardavo Alex che faceva alcune smorfie di dolore, poi appoggiò una mano sulla mia testa per staccarmi e io obbedii anche se di mala voglia.
-Stai meglio?- mi chiese. Annuii pulendomi con il polso la bocca dalla quale uscivano piccole gocce di sangue. Sentimmo un rumore. Passi. La porta si aprì, ma per fortuna Alex era riuscito a nascondersi.
-Brava ragazzina! Ora si parte per l'Arena!- esclamò l'uomo dopo essersi accertato che io ci fossi ancora. Non lo guardai nemmeno, fingendo di essere sotto l'effetto della droga, lo vidi sghignazzare, poi chiuse la porta e sparì, andando probabilmente ai posti davanti per guidare. Alex uscì dal nascondiglio e sorrise.

-Prossima tappa: l'Arena-

Angelo Degli InferiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora