Alexus Campo.
Ero abbagliata da tutti questi vestiti e dal modo in cui queste donne si muovevano. Erano eleganti, le loro mani erano coperte da guanti. Era come se avessero milioni di segreti tra le loro dita e togliersi i guanti avrebbe permesso a questi segreti di scivolare via. Questi pensieri mi stavano distraendo dal meraviglioso uomo che stava parlando con qualcun altro.
"E l'adorabile donna accanto a te?" Mi voltai, guardando Ashton irrigidirsi.
"Lei è brillante." Rispose Ashton. "Una delle donne più intelligenti che ho conosciuto."
"Sembri colpito, Mr. Irwin."
"Quello è un sentimento per adolescenti." Sbuffò Ashton e poi si ordinò un altro drink.
Rimasi delusa per un attimo prima di prendere il mio cellulare per capire chi diavolo mi stesse chiamando.
"Scusate." Mormorai e mi allontanai, rispondendo alla telefonata di Kale. "Cosa?"
"Perché non ci hai avvertito che sarebbero venute le tue mamme? Mi hanno appena beccato mentre infilavo le mani nei pantaloni di un altro uomo." Kale era nel panico e mi fece scoppiare a ridere.
"Non essere una donnicciola." Ridacchiai e mi poggiai contro un muro. "Hanno chiesto di me?"
"Quelle donne baciano il pavimento dove cammini tu." Kale sbuffò. "Certo che hanno chiesto di te –Si, Jen, tua figlia è ancora etero –Gesù, puoi dire a Mr. Pezzo Grosso di portarti qui?"
"Non posso farlo andare via dal suo stesso evento." Sospirai e mi mordicchiai il labbro. "Dì loro che ci vedremo domani mattina."
"Va bene, va bene. Farò fare ad Aaron dei pupazzi con i calzini o qualcosa del genere." Mormorò Kale prima di interrompere la chiamata.
Feci un respiro profondo e ignorai la coppia che uscì dalle porta, almeno ci provavo. Erano appiccicati l'uno all'altra, si baciavano ogni tanto. Questo mi fece sentire diversa. Mi fece sentire un po' gelosa per il fatto che lei poteva avere quelle attenzioni dall'uomo con cui era mentre il mio accompagnatore rifiutava l'idea di considerarmi qualcosa di più. Era una cosa stupida, si, ma era comunque un mio pensiero.
"Alexus, stai piangendo?" Adesso Ashton era davanti a me, uno sguardo preoccupato sul viso.
"E' solo – le mie mamme sono in città e mi sono mancate." Mentì e mi asciugai il viso. "Non è un grande problema."
Lui premette le labbra tra di loro e annuì. "Non vuoi che ti riporti a casa?"
Scossi la testa, leccandomi le labbra. "Non voglio farti andare via."
Ashton sospirò e si avvicinò per posarmi le mani sulle guance, baciandomi prima di prendere le mie mani.
"Il tuo accento mi ricorda casa." Mormorò, lasciando un altro piccolo bacio sulle mie labbra prima di allontanarsi. "Sydney, giusto?"
"Si." Mi allontanai da lui e mi leccai le labbra. "Sono stata adottata da lì quando avevo sei anni e mi sono trasferita a Londra quando ne avevo dieci."
"Sei stata adottata?" Io annuì, deglutendo.
"Pensavo che l'avessi capito quando ho detto di avere due mamme." Risi e mi asciugai di nuovo il viso. "Vuoi tornare dentro? Fa abbastanza freddo qui fuori."
"Non ti capisco." I suoi occhi mi guardarono intensamente. "Sei un completo enigma."
"Io?" Chiesi, scettica. "Il vero mistero sei tu, Mr. Irwin."
"Illuminami, Miss Campo." E poi mi ritrovai premuta contro il muro. Le sue mani erano ai lati della mia faccia, la sua testa si abbassò così che le sue labbra sfiorassero le mie.
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Mr. Irwin } a.f.i traduzione italiana
Fanfiction[Secondo libro della 'The CEO Series'] "Abbiamo una cosa in comune, Miss Campo, ed è la mia maledetta lingua." Traduzione italiana della storia di @kingsofmuke, tutti i diritti e i meriti sono riservati a lei.