Alexus Campo.
"Ash." Sussurrai, ignorando il fatto che fossero quasi le due del mattino. Lui borbottò e spinse via la mia mano, volendo chiaramente essere lasciato in pace.
Era passato un mese. Un intero mese e io ero ancora affamata da morire, poi vomitavo subito dopo e piangevo per le cose più stupide.
"Vado a prendere del cibo." Sussurrai. "Prenderò la tua macchina."
Lui mi afferrò un polso e mi riportò contro il suo petto.
"Dammi un minuto per svegliarmi e andremo insieme." Io annuì e lo guardai mentre si stiracchiava e sbadigliava prima di alzarsi.
Indossava il pigiama, la maglietta larga sul petto e i pantaloni stretti intorno alla vita. Non voleva fare sesso, non mentre ero incinta almeno e io concordavo soprattutto perché ero stanca la maggior parte del tempo. Il dottore aveva detto che avrei dormito per la maggior parte della gravidanza, poi avrei mangiato per il restante tempo e avrei avuto vari cambi d'umore.
"Okay, andiamo." Io annuì e presi la sua felpa, infilandola prima di prendergli la mano e uscire.
Lui sbadigliò mentre apriva la macchina, aiutandomi ad entrare e mormorando alcune parole incoerenti prima di svegliarsi del tutto.
"Che cosa vuoi mangiare?"
"Hamburger." Mormorai. "Un enorme hamburger."
Ashton ridacchiò e annuì, guidando alla ricerca di un ristorante che potesse soddisfarmi. Finimmo da Wendys. Rimanemmo in macchina, circondati da patatine fritte e dividendo un gelato mentre Ashton cercava di accettare il fatto che io stessi mangiando un hamburger più grande della mia faccia.
"Mi dispiace che non siamo potuti andare a Parigi dopo la festa." Mormorò Ashton.
"Mia mamma ha detto che era vicina alla data del parto." Mi leccai le labbra e mi passai una mano sulla pancia prima che la prendesse Ashton. "Mi dispiace, volevo solo essere qui per la nascita di mio fratello."
"Non chiedere neanche scusa per questa cosa, Alex." Ashton sospirò e mi posò una mano sulla coscia. "Anche io sarei voluto rimanere."
Non appena finì di parlare il suo telefono iniziò a suonare. Rispose velocemente, aveva gli occhi spalancati mentre interrompeva la chiamata e faceva un'inversione a U.
"Che diavolo sta succedendo?" Chiesi, spaventata mentre lui accelerava.
"Tua mamma è in travaglio e continua a urlare il tuo nome e non so perché sono io quello che sta andando fuori di testa." Disse in preda al panico, rivolgendomi uno sguardo allarmato.
Qualcosa si strinse nel mio petto alle sue parole.
****
Erano circa le 10:43 del mattino quando Grey Gerard Campo nacque. Aveva dei soffici capelli, labbra piccole, il corpo rosa e non aveva pianto molto prima di addormentarsi nelle braccia dell'infermiera e poi di mia mamma.
Quanto trovai Ashton vidi che aveva la testa chinata, la testa tra le braccia mentre mi sedevo accanto a lui.
"Una monetina per i tuoi pensieri?" Dissi le stesse parole che mi aveva detto prima lui, guardando la sua testa che si sollevava.
"Non posso farlo." Sussurrò. "Sentire tua mamma urlare così –è stato come vedere te in travaglio e non penso di poter sentire te che soffri così. Se qualcosa di così piccolo può farti così male non penso –non penso di volerlo."
"Non farlo." Lo pregai, prendendo il suo viso non rasato tra le mani. "Non tirarti indietro, Ashton. So che è spaventoso, ma quando qualcosa che ha avuto a che fare con noi è stato semplice?" Siamo spaventati e devastati. Lo sai."
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Mr. Irwin } a.f.i traduzione italiana
Fanfiction[Secondo libro della 'The CEO Series'] "Abbiamo una cosa in comune, Miss Campo, ed è la mia maledetta lingua." Traduzione italiana della storia di @kingsofmuke, tutti i diritti e i meriti sono riservati a lei.