Alexus Campo.
Il lunedì arrivò presto. Non c'era abbastanza tempo per crogiolarmi con abbastanza vino o anche guardare un episodio di Say Yes To The Dress. A volte le donne di quel programma erano estremamente ridicole. Sapevo di dovermi alzare oppure sarei stata licenziata, ma quella possibilità non mi fece venire voglia di alzarmi anche se volevo davvero quel lavoro.
Le mani di Kale mi afferrarono le caviglie e cercarono di trascinarmi fuori dalle coperte. Quello che feci io fu aggrapparmi alle barre della testata del mio letto, borbottando mentre lui continuava a tirarmi le gambe. Lui ringhiò e mi diede un forte colpo sulla schiena.
"Ow, che diavolo!" Urlai e mi tolsi le coperte di dosso. "Ti ucciderò, Kale James."
"Buona fortuna." Disse Kale e si avviò verso il mio armadio. "Adesso, mancano sette minuti alle otto, hai trenta minuti per lavarti, quindici per vestirti e poi ti truccherò." Mi spiegò e tirò fuori dall'armadio un vestito a fiori con un cardigan e una cintura nera e sottile.
"Non pensi che sia un po' casual?"
"Ho visto come si vestono quelle donne, Lex, potrebbero avere un po' di decenza." Io sbuffai ed andai in bagno.
La mia doccia durò un po' meno di quello che io e Kale ci aspettavamo, dandomi il tempo di fare qualcosa di carino con i miei capelli non appena fui vestita. Li asciugai velocemente e li lasciai in onde naturali. Mi sistemai la riga in mezzo prima di andare verso Kale, che mi attaccò con un lucidalabbra rosa che avrebbe fatto sembrare le mie labbra più naturali.
"Non sapevo nemmeno di avere quello." Mormorai e lasciai che mi truccasse, in modo semplice. Alla fine mi diedi un paio di tacchi color carne ("Fanno sembrare le sue gambe totalmente sexy" aveva detto il mio migliore amica spudoratamente mentre io prendevo la mia borsa).
Il taxi si fermò non appena tesi la mia mano, ero in ansia di arrivare al grande palazzo nel cuore di New York. Tremai non appena la macchina si fermò, la mia mano aprì la portiera della macchina dopo aver pagato l'autista.
La camminata era snervante, le donne che mi passavano accanto mi guardavano prima che arrivassi al suo piano. Le porte del suo ufficio erano aperte, mi passai le dita tra i capelli. Mr. Irwin aveva una mano sul mento di una donna -- non che mi interessasse comunque.
"Mr. Irwin." Dissi, bussando alla porta. I suoi occhi si spostarono momentaneamente su di me prima di baciare rudemente la donna, sussurrandole qualcosa in un orecchio, lei concordò prima di uscire velocemente.
"Sei carina." Disse lui semplicemente e mi fece segno di avvicinarmi. "Odio fortemente il caffè. Non portarmi mai del caffè, Danielle ti aggiornerà su quello che facciamo, ti dirà il mio programma."
Si allungò verso un cassetto della sua scrivania e prese in iPad con delle cuffie attaccate.
"Così ti terrai in contatto con me, avrai il mio programma, risponderai alle email a cui puoi rispondere e lo porterai a casa per quando avremo bisogno di fare una videochiamata per lavoro." Mi posò il dispositivo tra le mani.
Mi guardò intensamente.
"Che cosa preferisce per pranzo?" Chiesi, seguendolo mentre usciva dall'ufficio. "Sa, per dopo?"
Mr. Irwin fece un pausa per pensare prima di leccarsi le labbra. "Mi piace il cibo italiano, Miss Campo."
"Fantastico, anche a me." Dissi e guardai l'iPad nelle mie mani per vedere che c'era già il mio nome sullo schermo. "C'è qualcosa di importante oggi?"
"C'è sempre qualcosa di importante, Miss Campo." Disse e prese il suo cellulare dalla tasca dei suoi pantaloni prima di sospirare. "Ho un incontro in centro."
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Mr. Irwin } a.f.i traduzione italiana
Fanfiction[Secondo libro della 'The CEO Series'] "Abbiamo una cosa in comune, Miss Campo, ed è la mia maledetta lingua." Traduzione italiana della storia di @kingsofmuke, tutti i diritti e i meriti sono riservati a lei.