Alexus Campo.
Me ne stavo in un negozio pieno di vestiti costosi (vestiti che potevano diventare vivi e comprare me), mentre Tai guardava gli scaffali e Kale chiedeva alla commessa quale colore si sarebbe abbinato meglio alla sua pelle. Mi sentivo fuori posto in mezzo a tutte queste donne di classe, i loro corpi in vestitini firmati mentre io indossavo solo un paio di jeans strappati sul ginocchio e la maglietta che non mi ero preoccupata di cambiare.
"Adesso potrei stare a casa a mangiare gelato e bere vino." Sbuffai e la seguì mentre prendeva dei semplici vestiti neri. Io avevo visto uno che aveva attirato la mia attenzione. La scollatura era profonda, era senza maniche e ai lati era corto mentre al centro era più lungo. Un piccola cintura in pelle nera decorava la vita ed io me ne ero innamorata.
"Questo." Kale apparve all'improvviso, spaventandomi a morte, ma non potevo essere più d'accordo con lui. "Questo. Oh mio Dio, Tai, sei una dea della moda."
"Beh, voglio dire" disse, toccandosi i capelli. "Sono una modella."
Kale sorrise mentre io prendevo il vestito. "Gesù, Alexus, questo vestito potrebbe far diventare etero un uomo gay."
Sbuffai e alzai gli occhi al cielo. "Oggi sono la vostra bambola."
Quando tornammo a casa di Tai Kale si era portato i suoi vestiti per cambiarsi. C'erano cameriere per tutta la casa e i suoi genitori erano dolcissimi. Tai mi fece sedere su una sedia e mi fece specchiare.
"Dio, potresti essere una modella."
"Se non cado prima a faccia in giù." Sbuffai. "Seriamente, sono estremamente goffa."
Tai alzò gli occhi al cielo e aprì la borsa con i suoi trucchi.
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Scintillanti tacchi mi facevano sembrare la donna sofisticata che non ero. Il mio trucco era semplice: eyeliner nero, rossetto rosa e ombretto nero. Kale indossava una camicia bianca e un maglioncino nero abbinato con un paio di jeans e delle scarpe nere. Tai indossava un vestito nero, molto diverso dal mio visto che era semplice e senza dettagli, ma riusciva comunque a renderlo sexy. Invece di tacchi neri ne aveva un paio bianco e aveva il suo solito rossetto rosso e eyeliner nero.
Era un po' strano indossare un vestito come quello. Soprattutto perché ero una tipa da jeans strappati e top. Non mi stavo lamentando, solo che non mi piaceva chiedere qualcosa alle mie mamme visto che mi avevano già dato tutto.
Quando arrivammo al locale era tardi. Era quasi mezzanotte e noi stavamo appena entrando. Tai non stava scherzando quando aveva detto che le ragazze erano poco meno che vestite. Non le giudicavo, visto che era il loro lavoro, ma era fastidioso il modo in cui certi uomini le guardavano. Il proprietario doveva aver pensato che l'attrazione sessuale avrebbe portato più clienti.
Anche se ero furiosa con Ashton non potevo fare a meno di pensare a come lui mi avrebbe ascoltato mentre mi lamentavo degli uomini. E mi avrebbe abbracciato da dietro e avrebbe concordato con me e poi mi avrebbe baciato la spalla. Era stupido. Non eravamo neanche una coppia.
La mia faccia impallidì quando me ne resi contro.
"Non stiamo insieme. Non dovrebbe importarmi."
Lui l'aveva fatto perché non l'avevo marcato. Io non avevo detto che lui era mio e io sua. Cercai il mio cellulare nella borsa e composi velocemente il suo numero.
"Avete chiamato il numero di Ashton Irwin, mi dispiace di non poter rispondere, ma se è davvero importante lasciate un messaggio con il vostro nome e numero e il perché avete chiamato." Il mio cuore sprofondò al suono della sua voce.
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Mr. Irwin } a.f.i traduzione italiana
Fanfiction[Secondo libro della 'The CEO Series'] "Abbiamo una cosa in comune, Miss Campo, ed è la mia maledetta lingua." Traduzione italiana della storia di @kingsofmuke, tutti i diritti e i meriti sono riservati a lei.