Alexus Campo.
Ce ne andammo subito dopo i nuovi sposini. Non era che non vedessimo l'ora di toglierci i vestiti di sopra, era che volevamo stare soli e affondare nel calore l'uno dell'altro senza interruzioni. La decisione era arrivata in silenzio mentre scivolavamo via da tutti gli ospiti e ci affrettavamo verso la macchina con cui eravamo arrivati.
Mi chiese se potevamo tornare nella mia stanza d'hotel, cosa che rifiutai perché avrebbe visto la scorta di cibo spazzatura che fortunatamente non aveva visto prima. Ma scoprì che la sua stanza era molto peggiore.
Non capivo come una persona potesse fare un così grande casino in soli due giorni. C'erano vestiti sparsi dappertutto. Residui di piatti del servizio in camera erano sul tavolo e le sue scarpe erano sparse per la stanza.
"Beh." Dissi, togliendogli la giacca. "So che cosa faremo adesso."
"Non voglio pulire." Si lamentò, facendo una smorfia.
Alzai gli occhi al cielo e posai i miei tacchi sull'unico posto che sembrava pulito, la sua sedia.
"Puoi solo guardare allora, ma è ridicolo." Mi tolsi il vestito e afferrai una delle sue magliette, la annusai e poi la infilai. "Come puoi aver fatto tutto questo casino? Non capisco."
"Perché sono un uomo e noi siamo inclini al casino." Lo guardai e alzai di nuovo gli occhi al cielo.
"Continua ad alzare gli occhi al cielo, Gattina, e dovrò prendermi cura di questo tuo problema." Mi provocò Ashton, il mio stomaco si strinse alla sue parole.
"Sono libera di fare quello che mi piace, Papà." Dissi e iniziai a raccogliere i suoi vestiti.
Delle mani si posarono sui miei fianchi, la mia schiena venne spinta contro il suo petto.
"Sono lieto di non doverti spingere." Io sorrisi e posai le mani sulle sue.
"Il valore di una donna non dovrebbe essere classificato da quanto velocemente obbedisce ad un uomo." Gli dissi e mi voltai nel suo abbraccio. "Una donna sostiene il suo uomo, ma non è la sua schiava. Sono solo grata che tu non mi tratti come una fottuta schiava del sesso. E sono felice di non essere qualche stupida ragazzina delle superiori che scappa solo per finire di nuovo tra le braccia di un idiota."
Ashton mi baciò senza dire un'altra parola, ma la risposta era dietro questo bacio perché sapevo che si sentiva allo stesso modo. Lui non voleva che fossi debole, non voleva neanche che fossi più forte. Voleva che fossimo uguali e questo era tutto quello che importava per me.
Mi sollevò, le mie mani si posarono sulle sue guance mentre il bacio diventava urgente. Era disperato. Mi spezzava il cuore avere lui che mi baciava così, come se aveva paura che non avrebbe più sentito niente. Scoppiò qualcosa dentro di me, era come una bomba.
Mi allontanai dalla sua bocca, ci guardammo e poi tornammo a baciarci con più passione. Le nostre labbra erano in battaglia, una battaglia per il dominio, mentre le mie mani gli sbottonavano la camicia velocemente.
Un gemito scappò dalla gola dell'uomo che mi stava facendo provare tutte queste sensazioni. Gli tolsi la camicia, che raggiunse il casino sul pavimento. La sua mano si sollevò e mi afferrò un seno attraverso il materiale della sua maglietta e del mio reggiseno senza spalline.
"Oh Dio, Papà." Sussurrai, posando le mani sulla sua nuca mentre lui mi faceva stendere sul letto.
Il solo vederlo così era abbastanza per farmi venire. Petto scolpito, i pantaloni bassi sui fianchi e i capelli disordinati mentre si leccava le labbra e mi rivolgeva uno sguardo oscuro. Sembrava che io fossi la sua preda, il mio corpo si irrigidì.
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Mr. Irwin } a.f.i traduzione italiana
Fanfiction[Secondo libro della 'The CEO Series'] "Abbiamo una cosa in comune, Miss Campo, ed è la mia maledetta lingua." Traduzione italiana della storia di @kingsofmuke, tutti i diritti e i meriti sono riservati a lei.