onze.

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Alexus Campo.

Era passato un mese e non avevo per niente visto Ashton se non per le poche volte in cui veniva a guardare film con me, Kale e Aaron. Era sommerso dal lavoro e io passavo da lui per lasciargli del cibo e mi diceva che sarebbe passato dopo –il che non succedeva perché mi chiamava e mi diceva che era troppo occupato. Potevo sentire il fatto che fosse troppo frustrato per non poter semplicemente mollare tutto.

Inoltre faceva avanti e indietro da Seattle, soprattutto perché apparentemente Quinn stava andando fuori di testa per la gravidanza e suo marito si stava comportando con nonchalance riguardo tutta la situazione. Oggi sarebbe tornato e io avevo costretto Kale a preparare il cartello per quando saremmo andati a prenderlo in aeroporto.

"Non capisco perché deve arrivare qui così presto." Mormorò Kale, affondando nella sedia accanto alla mia nella sala d'attesa. "Sono le cinque del mattino."

"Lo so." Sbadigliai, prendendo un sorso del mio caffè. "E' perché ci sono meno paparazzi. Non gli piace la pubblicità."

"Però ti sbandiera agli eventi di carità." Io arrossì al ricordo di quel giorno e mi nascosi dietro la tazza. "Svegliamo quando arriva."

"Sei tu che devi stare sveglio così che non mi addormenti io." Lo ricordai, i suoi occhi si chiusero solo per aprirsi un attimo dopo. "Seriamente, Kale."

"Seriamente, Kale." Mi imitò e si alzò. "Solo perché sei estremamente felice da quando stai scopando con lui."

Impallidì quando disse quello che facevamo io e Ashton a letto. Incrociai le braccia al petto e mi imbronciai.

"Non sai neanche perché sono davvero felice." Sbuffai e guardai altrove. "Hai sentito le mie mamme?"

"Si." Lui sbadigliò, sollevando un dito per dirmi di aspettare. "Jen ha le peggiori nausee mattutine – penso che sia divertente."

Alzai gli occhi al cielo e accavallai le gambe.

"Il volo 002 da Seattle a New York è atterrato, grazie per aver volato con noi Mr. Irwin." Mi alzaie guardai un uomo che stava spingendo un carrello con i bagagli, con sopra una targhetta d'oro e le iniziali A.F.I che mi dicevano che era già sceso dall'aereo. Kale borbottò e mi passò il cartello avvicinandomi alle sue valigie. Mi misi a sedere su una di essere, posando il cartello sulle mie ginocchia mentre lui usciva.

Indossava una maglietta a maniche lunghe con il logo della Marvel e diversi supereroi intorno. Alle gambe aveva un paio di jeans neri e ai piedi aveva un paio di converse nere. Portava in spalla una custodia marrone di una chitarra.

Il fatto che fosse così informale mi colpì come un fottuto treno. Mi si seccò la gola, unì le gambe tra di loro mentre lui si illuminava leggendo il cartello tra le mie mani che diceva semplicemente: Benvenuto a casa, Mr. Ashton Irwin e disegnati c'erano un sacco di piccoli completi. Era assolutamente sdolcinato, ma a lui non sarebbe importato. Lo sapevo.

"Signorina, non può sedersi –"

"Lasciala." Sbottò Ashton, la sua mascella si irrigidì per un attimo; solo fino a quando la guardia di sicurezza indietreggiò. Si sistemò tra le mie gambe. Kale mi prese il cartello e borbottò qualcosa a bassa voce prima di tornare a sedersi.

"Sei l'unica persone per cui mi sveglierei alle quattro del mattino, Mr. Irwin." Gli dissi e mi mordicchiai il labbro, posando le mani sulle sue spalle.

Aveva un'espressione stanca sul viso, io gli accarezzai le guance. I suoi capelli mi solleticarono le dita, la sua testa si rilassò al mio tocco prima che lui facesse un passo avanti per baciarmi.

Mr. Irwin } a.f.i traduzione italianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora