huit.

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Alexus Campo.

Il mio cellulare era sparito, lo scoprì quando volevo mandare un messaggio a Kale solo per scoprire che era sparito. Lo cercai comunque prima di borbottare ed affrettarmi in strada per fermare un taxi. Nelle mie vene scorreva rabbia, avevo le braccia incrociate al petto e le gambe accavallate.

Quando arrivai al palazzo ero piena di paura. Non volevo vederlo. Non ora quando sapevo che gli avrei urlato contro e avrei pianto. Lui voleva scusarsi –era abbastanza chiaro- e questo era il suo modo di farlo. Rubare il mio maledetto telefono per farmi andare da lui e urlare.

Sembravo così fuori posto –mi sentivo così fuori posto. Le donne indossavano gonne strette, vestiti stretti ed io invece i miei jeans, le mie converse calde e la mia maglietta. Il mio corpo si irrigidì quando arrivai al suo piano, facendo un passo avanti. Questa camminata sembrava infinita, la distanza tra l'ascensore e il suo ufficio sembrava essere aumentata.

Mi ricomposi velocemente e aprì la porta, entrando.

"Dove diavolo è il mio telefono?" Chiesi, guardando i suoi occhi che si sollevavano per incontrare la mia espressione arrabbiata. "E' una cosa seguirmi a scuola ed è un'altra farmi venire nel tuo maledetto ufficio assolutamente incazzata."

"Miss Campo –"

"Cazzo, chiamami Alexus!" Urlai, arrabbiata per il fatto che dovesse sempre essere così formale e rigido. Sbattei le mani contro la sua scrivania, accigliandomi. "Ho chiuso con te, Ash-Mr.Irwin."

"Volevo scusarmi." Ribattè lui, le mie labbra si chiusero per un attimo. "Ho sbagliato ad attaccarti in quel modo."

Ashton si alzò e prese il mio cellulare dalla sua tasca, i miei occhi si posarono sull'oggetto prima di tornare su di lui. Volevo toccargli il viso, ma avevo paura che se l'avessi fatto lui mi avrebbe respinto come aveva fatto tante altre volte prima.

"Ha fatto male." Sussurrai, girando la testa di lato. Questa volta lui mi posò le mani sulle guance e me le asciugò, accigliandosi. "Non so come comportarmi con te, tu non sai come comportarti con me."

"E' per questo che ho detto che sei un enigma." Disse Ashton. "Non ho mai pensato così tanto alla stessa donna... Non capisco come funziona, ma Alexus sei diventata la mia coscienza in meno di due settimane."

"Non dirlo." Sussurrai, incrociando le braccia al petto ed allontanandomi da lui. "Dici sempre cose che non intendi. E continuerai a dirle per ferirmi."

Ashton sembrava stressato, i suoi occhi mi guardavano intensamente.

"Io voglio tutto." Dissi. "Non sono completamente sicura di come mi sento verso di te, ma non voglio che tu mi baci, mi scopi o mi guardi senza intenzione. Voglio una serata dei film e voglio che parliamo per conoscerci meglio e voglio che tu mi rubi dei baci."

Lui fece un passo avanti e scosse la testa. "Non contare su di me."

"Lo so." Presi il mio telefono dalla sua mano e me lo infilai in tasca. "Addio."

Mi sentito intontita mentre tornavo al taxi. Riuscivo a malapena a pensare perché tutto quello che mi veniva in mente era Ashton e al fatto che lui fosse una cattiva decisione, ma non potevo fare a meno di volerlo. Arrivai a casa, le uniche persone presenti erano Kale e Aaron ed era perfetto perché ero sicura che le mie mamme mi avrebbero assalito.

"Com'è andata a scu—Sei stata nel suo ufficio, vero?" Io annuì e mi misi a sedere sul bancone.

"Ma sto bene. Sono solo andata a prendere il mio telefono." Gli dissi e accettai la bottiglietta d'acqua che mi stava passando Aaron. "Ho solo bisogno di iniziare ad uscire. Devo iniziare ad andare a degli appuntamenti."

Mr. Irwin } a.f.i traduzione italianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora