vingt et un.

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Alexus Campo.

"Perché non me lo mostri tu, Gattina?" Il coraggio sembrava un mito in questo momento semplicemente perché ecco qui quest'uomo che se ne stava scolpito e coraggioso davanti a me con un sorriso provocatorio sul viso. La mia maschera di sicurezza vacillò per un attimo mentre guardavo le sue mani che gli sfilavano la cravatta.

"Pensavo fossi stanco?" Chiesi, posando le mani sul suo petto.

Lui annuì lentamente e posò la fronte sulla mia. "Un'altra volta? Neanche tu sembri tanto propensa."

"Sono sempre propensa ai preliminari, tesoro, ma oggi è solo uno di quei giorni." Mormorai cercando di fargli capire i miei problemi di donna.

Ashton si accigliò e sospirò.

"Ashton." Posai le mani sulle sue guance e sorrisi. "Stai bene?"

"Non lo so." Unì le labbra prima di parlare di nuovo. "E' solo questa sensazione nel mio cuore e nel mio petto e a volte ho dei problemi a respirare perché quando ti guardo è la sensazione più pazzesca del mondo."

Era come se mi stessero tirando le corde del cuore. La sue dita sottili le tiravano per creare qualcosa che mi avrebbe tenuto viva. Ashton fece un respiro spezzato e sollevò una mano posarla sulla mia guancia e baciarmi.

Attraverso il baciò potevo sentire la paura nascosta dietro la sua lingua, parole che non aveva detto mentre mi allontanavo e gli circondavo il collo con le braccia. Le mie dita si infilarono tra i suoi capelli, poi lui mi sollevò e andò verso il mio povero letto.

"Dobbiamo prenderti un nuovo letto, Gattina." Mormorò contro la mia bocca. "Un solo materasso sul pavimento non va bene."

"Mm, quando potrò permettermelo comprerò il resto." Gli assicurai e lo baciai mentre iniziavo a sbottonargli la camicia. "Cosa farai tra una settimana?"

"Non lo so." Ammise e si leccò le labbra mentre io continuavo le mie azioni. "Perché?"

"Perché martedì prossimo è il mio compleanno e Kale ha organizzato una festa a sorpresa di cui conosco già l'esistenza." Ashton sorrise e si stese accanto a me. Era steso di lato, le sue mani mi accarezzavano la pancia prima di sorridere.

"Verrò alla tua festa, sarà qui?" Io annuì lentamente e presi la sua mano per giocare con le sue dita. "Usciamo? Di solito facevo questa cosa con Luke quando veniva a farmi uscire dalla mia finestra e mangiavamo pancakes tutta la notte."

"Non mi hai mai detto come ti sei fatto queste." Le mie dita sfiorarono la sua pelle, i suoi occhi incontrarono i miei mentre faceva un respiro profondo.

"Mio padre ha passato un brutto periodo quando lui e mia mamma si sono lasciati." Disse e mi guardò dritto negli occhi. "Io pensavo che fosse così triste da volermi far sapere quanto si sentisse male, così mi bruciava e mi diceva 'E' così che mi sento, questo è quello che mi ha portato a fare tua madre', e poi ha iniziato a tagliarmi la pelle con bottiglie di birra e io non l'ho mai detto a nessuno perchè allora ero tanto triste quanto lui."

"Questa storia è continuata fino ai miei dodici anni quando Luke lo scoprì perché una delle mie ferite era infettata e io continuavo a grattarmi. Mi sollevò la maglietta e allora io capì. Capì quello che mi stava facendo mio padre e lo odiai." Mi strinse al petto, come se temesse che potesse succedermi qualcosa. "Luke cercò di aiutarmi così tante volte, ma tutto quello che poteva fare era farmi sorridere e ridere quanto potevo così che quando sarebbe successo di nuovo io avrei pensato a tutte le risate."

"Ashton." Sussurrai, baciando le cicatrici sul suo petto. "Stai bene, tesoro, completamente bene."

Mi stesi su di lui mentre lo spingevo sulla sua schiena e baciai le cicatrici sul suo petto prima di chiedergli di girarsi a pancia in giù dopo essersi tolto la camicia. Le mie mani gli accarezzarono la schiena, tracciando ogni piccola imperfezione che lo rendeva solo ancora più perfetto.

Mr. Irwin } a.f.i traduzione italianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora