Capitolo uno.

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Mi guardai intorno prima di arrivare alla segreteria dove mi avrebbero detto il numero della stanza in cui sarei rimasta per un bel po' di tempo a vivere, e non da sola ma con una o forse anche due compagne di stanza!

«Numero 216.» mi disse la segretaria con un sorriso.

Ricambiai il suo sorriso con uno mio, e mi diressi alla mia stanza.
Avevo i bagagli, non volevo usare l'ascensore perchè avevo una grande paura di essi, per via di uno stupido episodio accaduto da piccola. In conclusione, piano piano, incominciai a salire dalle scale.

«Una mano?» chiese qualcuno dietro di me.
«Mh?» chiesi girandomi.
«Vedo che hai difficoltà.» notò il ragazzo.
«Già...» dissi.
«Dai qua, ti aiuto. In che stanza devi andare?» mi chiese sorridendomi.
«Stanza 216.» risposi.
«Oh, okay, siamo nello stesso piano, che bello!» commentò entusiasta salendo le scale con i miei bagagli.

Arrivati a destinazione, ovvero davanti alla porta, lui lasciò delicatamente i bagagli per terra.

«Grazie...mh, come ti chiami?» chiesi sorridendogli.
«Riccardo, piacere, e tu?» mi chiese dandomi la mano.
«Rita.» dissi stringendogli la mano.
«Bel nome, sembri timida.» disse improvvisamente.
«In verità, lo sono.» ammisi.
«Ho capito...beh, ci si rivede! Se hai bisogno di qualcosa, sono nella stanza 222.» mi disse voltandosi con un sorriso.
«Oh, grazie mille!» ringraziai bussando la porta.

Poco dopo si aprì.

«Hey!» mi salutò la ragazza.
«Ciao! Sono la nuova compagna di stanza, piacere, Rita!» gli dissi cercando di essere il meno timida possibile.
«Ciao Rita, io sono Emma.» mi disse squadrandomi dalla testa ai piedi.
«Chi è?» urlò un'altra ragazza da dentro la camera.
«La nostra compagna nuova!» gridò lei.
All'improvviso vidi due occhi molto estroversi, guardare la mia direzione.
«Ciao, sono Ri..-» fui interrotta dalla ragazza da cui non sapevo il nome.
«Si si, ho sentito come ti chiami! Io sono Alex.» mi disse sorridendomi.
«Oh, tutte e tre abbiamo un nome composto da quattro lettere.» osservai ridendo.
«Hai ragione!» disse Alex ridendo.
«Vuoi entrare?» chiese Emma.
«No tranquilla, qua fuori si sta bene.» dissi ridendo e dopodichè entrando.

Mentre sistemavo i bagagli, partì l'interrogatorio.

«Hai conosciuto un ragazzo?» mi chiese Emma incuriosita.
«Emh, si...un ragazzo che si chiama Riccardo.» dissi imbarazzata.
«Stanza 222?» chiese l'altra.
«Si!» affermai di colpo.
«Eheh, lo conosciamo benissimo, è un nostro amico.» rivelò Emma.
«È davvero carino.» ammisi sognante.
«Tu dici così perchè non hai mai visto Francesco Pierozzi!» disse improvvisamente Alex ridendo.
«Chi è?» chiesi ridendo.
«Un ragazzo da sbattere giorno e notte.» disse Alex coprendosi di colpo la bocca con la mano facendo scattare una risata ad entrambe.
«Oh, non sei una tipa che si contiene eh?» dissi ridendo.
«Mi è scappato!» disse ridendo come una matta Alex.
«Comunque, a parte scherzi, voglio conoscere il ragazzo da sbattere giorno e notte eh!» dissi ridendo.
«Sei una bastarda!» mi insultò ridendo e io gli diedi una spinta scherzosa.
«Che ore sono?» chiese Emma.
«Le otto e dieci.» risposi alla sua domanda guardando l'orologio.
«Che palle.» disse Emma.
«Oggi non c'è lezione?» chiesi.
«Diciamo che, avendo un bravissimo dirigente, ci ha permesso il fine settimana libero, oggi è sabato.» disse Emma.
«Ohw, menomale!» dissi stendendomi sul letto.
«Ragazze, tra poco vado a ripetizione di greco dal mio professore privato.» disse entusiasta e aggiustandosi i capelli, Alex.
«Come mai così felice?» chiesi incuriosita.
«Semplicemente è il ragazzo che gli piace.» disse Emma dandole una gomitata.
«Shhh, non è vero!» disse lei imbarazzata.
Ridemmo per po' per l'atteggiamento di Alex e poco dopo bussarono alla porta.
Andò ad aprire Emma e vidi un ragazzo bellissimo, era davvero un sogno. Magro, un ciuffo nero che gli andava sugli occhi,probabilmente era spettinato, occhi castani tendenti al verde e poi, un sorriso che incanta.

«Sono il professor Cantarini, la signorina Alex è pronta?» chiese con modi di un gentiluomo.

Restai a guardarlo finchè i suoi occhi non incontrarono i miei.

«E tu chi sei?» mi chiese squadrandomi.
«Rita, piacere, e tu?» chiesi perduta nel suo sguardo.
«Io sono Lorenzo, il piacere è tutto mio.» mi disse guardandomi.
«Hey, tutto ok?»
«Oh si si, stavo pensando, scusa.» dissi capendo di aver fatto una brutta figura, lo stavo fissando troppo!
«Emh, comunque sia, la mia alunna, è assente?» chiese ridendo, oh mamma, che dolce risata aveva.
«Presente!» disse guardandolo con occhi innamorati.
«Perfetto, andiamo!» disse lui. «Ci si rivede!» continuò così dicendomi e andandosene in un altra stanza con Alex.

«È un figo della madonna, vero?» mi chiese Emma.
«Lui è meglio della madonna.» dissi.
«Eeeeh, l'amour...» continuò lei ridendo, e poco dopo mi addormentai sul mio letto.


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