Capitolo tre.

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Guardai emozionata quella notifica che mi cambiò la giornata.
"Rita." mi scrisse.
"Lorenzo." scrissi.
"Alla fine vai alla festa?"
"No, resto sola in camera."
"Oh, ho capito. Credo che anch'io resterò in camera da solo."
"Quindi entrambi soli, in diverse stanze..."
"E se stessimo soli in una singola stanza?"
"Sarebbe perfetto."
"Quando escono gli altri, vengo da te in pigiama."
"Un pigiama-party allora."
"Esatto."
"Okay, sarò in pigiama anch'io."
"Perfetto, ci vediamo e sentiamo dopo."
"Okay, ciao." finì la conversazione in questo modo. Ero elettrizzata, non ci credevo! Proprio Lorenzo mi chiese di stare insieme a lui.

Feci vedere la chat ad Emma ma non ad Alex, credevo che quest'ultima non sarebbe rimasta contenta come Emma, che si è messa quasi a urlare di gioia e per poco Alex non ci sgamava.

Passava il tempo, ma la voglia di vedere Lorenzo non passava mai.

Passarono ore, la festa era alle otto e mezza e, ovviamente, loro iniziarono a prepararsi già dalle cinque.

«Dici che il vestito va bene?»
«Emma tranquilla, stasera un lui ti mangerà con gli occhi.» dissi ridendo.
«Dici?!» mi chiese.
«Ovvio, sei bellissima come la splendida Alex.»
«Gentile lei.» disse Alex.
«Belle voi.» dissi.

Passarono pochissime ore e finalmente arrivò il momento tanto atteso.

«Allora noi andiamo, se hai bisogno di qualcosa, avvisaci.»
«Grazie Alex, state tranquille.» le rassicurai, le accompagnai vicino all'ascensore e poi rientrai in camera.
Mi misi il pigiama e incominciai ad aspettare.
Attesi cinque, dieci, quindici minuti, ma lui non arrivava.
Improvvisamente, sentì bussare.
Andai ad aprire.

«Meglio tardi che mai.» dissi ridendo.
«Scusami ma ho preso delle patatine e dei biscotti da mangiare insieme.»

"Insieme." pensai.

«Ma come sei carino!» dissi facendolo entrare.
«Vuoi vedere la TV o parlare?» chiesi.
«Magari proviamo a vedere se c'è qualcosa di interessante da vedere, nel caso contrario parliamo.» mi disse dolcemente.
«Comumque hai un bel pigiamino.» commentai ridacchiando.
«Anche il tuo non è da meno.»
«Grazie, molto gentile.» dissi ridendo.
Accese la TV e girò qualche canale.
Erano le nove e dieci quando spense la TV e incominciammo a parlare.

«Quanti anni hai?» mi chiese.
«17 e tu?»
«Anch'io, 17 anni e mezzo.»
«Quando fai 18 anni?»
«24 agosto.»
«Figo, io cinque giorni dopo, il 29.»
«Wow, che coincidenza!»
«Già.»

Rimanemmo un po' in silenzio ed era imbarazzante.

«Biscotto?» mi chiese porgendomene uno.
«Biscotto.» dissi.
«Questa è colpa dei biscotti.»
«Mh?»
«Hai presente "Colpa Delle Stelle"? I due protagonisti si dicono "Okay?" e l'altro risponde "okay."»
«Sei un'idiota.» dissi ridendo e dandogli un leggero schiaffo scherzoso in faccia.
«Solitamente a che ora finiscono queste feste?» chiesi.
«Minimo all'una.»
«Oh.»
«Eh, aspettati di tutto.» mi disse guardandomi pensieroso.
«Che si fa?» chiesi.
«Mh.» mugolò.
«Torno subito.» disse uscendo dalla camera, che vuole fare?

In cinque minuti di attesa, arrivò, entrò e chiuse la porta.

«Sai suonare la chitarra?» mi chiese mostrandola.
«No, però è bellissima.» commentai pizzicado le corde.
«Grazie baby, ti suono qualcosa?»

"Baby." pensai tra me a me.

«Emh, si certo!»
«Va bene.»

Incominciò a suonare una canzone che non conoscevo, ma lui era davvero bravo. Ero incantata, le sue mani così perfette, e quel sorriso, quei capelli...

«Hey, ci sei?»
«Oh si si, scusami tanto! Stavo guardando...» mi interruppi.
«Vuoi provare a suonarla?»
«No, non so suonare niente.»
«Vieni qui dai, ti insegno io qualcosa.»

Mi avvicinai un po' di più a lui.

«Siediti sulle mie gambe.»
«No, no.»
«Dai Rita! Non vergognarti!»
«Okay ma ti avviso che sono pesante.» dissi sedendomi sulle sue gambe. Ma oddio, è perfetto.

«Prendi la chitarra, l'ho appoggiata proprio sul letto, accanto a te.» mi disse dolcemente.
Presi la chitarra e la misi in posizione per suonarla.
All'improvviso scattò in un incantevole risata.

«Perchè ridi?»
«Sei bellissima.»
«Smettila di prendermi in giro.»
«Sei mancina?»
«Si.»
«La chitarra non è fatta per i mancini, l'hai presa al contrario baby.»

"Baby." mi ripetei nella mente.

«Scusa.»
«Tranquilla dai, non è successo nulla.»

Comunque, rigirai la chitarra e stavolta non era al contrario.
Mi prese le mani e mi aiutò a suonare la canzone di prima. Lentamente, quel suo tocco era un qualcosa che ti faceva venire i brividi. Era magico, canticchiava delle parole a bassa voce.

«Cosa canti?» chiesi.
«È una mia canzone che suonavo quando ero nella band.»
«Figo, avevi una band!» dissi eccitata.
«Molto figo.» disse soddisfatto.
«E ora? Perchè non sei più nella band?»
«Vite troppo diverse, strade diverse e pensieri diversi.»
«Oh, ho capito.»
Finì la conversazione.

Erano le due meno venti quando lui se ne ritornò nella sua stanza lasciandomi da sola.
Mi stesi sul letto e gli scrissi un messaggio su facebook.
"Grazie mille per avermi reso felice." gli scrissi e dopodichè lanciai il cellulare sull'altra parte del letto e mi addormentai.

Dear Jack- Ossessione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora