Capitolo trentasette.

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Quel giorno mangiai un po' di più e come al solito mi sentii male. Riccardo mi consigliò di andare da un medico ma io ignorai quella sua proposta.

Il giorno dopo mi svegliai alle sette e mezza, mi preparai per le otto e un quarto. I ragazzi si svegliarono alle otto, e li salutai mentre bevevano il caffè.

Quella mattina volevano utilizzarla per provare. Provare a suonare e a cantare le canzoni del loro disco, che pensandoci un attimo, non avevo snetito così tanto.

«Per qualsiasi cosa, non esitare a chiamarci!» mi disse Riccardo emozionato. Ai loro occhi sembravo una bambina che stava per incominciare la scuola elementare. Era carino da parte loro trattarmi così amoralmente.

Uscii da quella porta e c'era davvero molto freddo e il tempo era nuvoloso. Entrai in macchina, l'accesi e mi avviai al centro commerciale dove avrei lavorato in quel negozietto insieme a Dalila.

Arrivata, mi affrettai a raggiungere quella porta.

«Buongiorno!» dissi entrando con un sorriso.
«Ciao, buongiorno a te!» mi disse con un sorrisone e abbracciandomi.
«Come stai!?» mi domandò.
«Bene.» dissi assicurandola. «Anche tu  mi auguro!» dissi ancora.
«Certo!» mi disse. «Beh, allora, incominciamo a lavorare?» mi chiese con entusiasmo.
«Si!» risposi.

Arrivò gente, lei lavorò al mio fianco aiutandomi e poco dopo ci ritrovammo per cinque minuti soli.

«Quanti anni hai?» chiesi.
«Ventidue!» rispose. «Tu?» mi domandò.
«Io venti. Non ci togliamo tanto eh.» dissi.
«Giá...»
Sorrisi.
«Oddio.» dissi improvvisamente trattenendo una risata.
«Cosa c'è?» chiese curiosa.
«I Dear Jack sono qua! Che idioti...» dissi imbarazzata e dandogli incontro insieme a Dalila che li guardava più attentamente.

«Posso esserle utile?» chiesi a Lorenzo che si girò di scatto.
«Oh» disse «Gentilmente, può dirmi il costo di quei pantaloni?» mi domandò provando a fare il serio.

«E' fortunato! Oggi è l'ultimo giorno di sconti! Sono solo tredici euro!» dissi mostrandoli meglio, i pantaloni.

«Che buona notizia!» disse provando a non ridacchiare.

«Beh, quando la finite la recita?» chiese Francesco mettendosi in mezzo.

Si avvicinò a noi Dalila, che sembrava fosse a bocca aperta.

«Scusi» disse attirando l'attenzione di Pierozzi «Ma come fa con questo gelo a tener addosso solo una canotta, a prima vista leggera, e dei pantaloni altrettanto non pesanti? Fuori fa molto freddo!» disse tutto d'un fiato.

«Beh, deve sapere che sono un tipo molto focoso.» disse col vantarsi.

In quel momento, se non ci fosse stata Dalila, Lorenzo gli avrebbe tirato un ceffone.

Dalila rideva, e si vedeva che era un po' arrossita. Lei aveva i capelli castani come gli occhi, e Francesco anche. Lei era forse due centimetri più alta di me, e io non ero chissà quanto alta. Arrivavo a malapena a 1.63. Francesco era un ragazzo molto alto e palestrato. Non sembravano male come coppia.

«Se vuoi posso mostrarti un cappotto. Anche quello è scontato per oggi, le posso fare un buon prezzo.» disse sorridendo a lui.

«Certo, ma sappia che può darmi del "tu".» continuò lui.

«Anche tu puoi fare lo stesso ovviamente. Seguimi, stanno la in fondo i giubbotti.» disse facendogli strada e allontanandosi da noi.

«Che carini...» dissi «Li trovo adorabili.» continuai.

«Non immaginare già il loro matrimonio, si sono solo conosciuti ora, alla fine!» ribatté Lorenzo frenando la mia fantasia.

«Dai Lore, non sono un amore?!» chiesi piegando poi una maglietta che era in disordine.

Improvvisamente arrivò una donna di mezza età.

«Se ha bisogno di aiuto, può chiamarmi quando vuole, io sono qui!» le dissi senza problema. Lei ringraziò e per poco non andò a sbattere contro Leiner che stava correndo per arrivare verso di me.

Lo guardai alzando le sopracciglia.

«Sei il solito...» dissi tralasciando altre parole che avrei voluto dirgli.

«Scusami, ma ho trovato questa bellissima bandana bianca! Quando costa? Deve essere mia!» disse entusiasta.

«Due euro e sessanta centesimi.» gli diedi risposta.

«E va bene.» iniziò a cercare qualche moneta nelle tasche dei pantaloni.

Vidi Lorenzo che parlava a bassa voce con Riccardo e quest'ultimo che annuiva guardandomi. Cosa tramavano? Non feci in tempo ad andare da loro che la signora mi chiamò per un aiuto.

Poco dopo aver finito, circa sette-otto minuti con la cliente, andai verso Francesco che mostrava, stando accanto a Dalila, il giubbotto che le aveva consigliato lei.

«Sembro una polpetta?» domandò.

«Si, mo esplodi!» lo prese in giro Leiner.

«Ma no! Gli sta a pennello!» controbatté Dalila. «E poi non sembri una bomba, anzi...» tralasciò alcune parole.

Risi. Leiner era accanto a me con le braccia incrociate al petto.

Alessandro rideva e guardava e non diceva chissà che, però pareva che si divertiva.

«Ma non dovevate fare le prove voi!?» chiesi ridacchiando.

«Si, ma, Leiner ha avuto la geniale idea di venirti a trovare!» disse Riccardo roteando gli occhi ma pur sempre divertito.

Guardai Leiner. Perché in questi giorni sembrava tenerci così tanto a me?

Dopo aver pensato un po', a lui, a noi, parlai.

«Sentite, starete qui da una bella mezzora buona, che ne dite di andare? Ci vediamo all'ora di pranzo!» dissi cacciando il primo che mi ritrovai davanti, Alessandro.

«Hey, so camminare da solo!» disse col fare il finto offeso.

Guardai Dalila divertita.

Una volta fuori del tutto, quei cinque, mi si avvicinò la ragazza.

«Francesco è un tipo davvero interessante.» mi confidò.

«Già.» dissi immaginandoli ancora una volta, lei con il vestito da sposa e lui con il classico vestito nero molto attraente sull'altare.

Dear Jack- Ossessione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora