Capitolo cinquantacinque.

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«La cena è pronta, scendi!» gridai mettendo i piatti con i toast sul tavolo.
«Arrivo!» rispose scendendo.
«Se ne vuoi altri poi, dimmelo, te li faccio io.» mi offrì.
«Okay, grazie.» disse. «E se ce li magiassimo davanti alla TV sul divano?» domandò.
«Okay, ma le molliche le levi tu poi eh.» dissi alzandomi dalla sedia e andando a prendere posto sul divano.
«Okay, ricevuto.» disse sedendosi accanto a me.
«Dai, cerca qualcosa da vedere.» dissi.
«Cerco, cerco!» disse.

Alla fine trovammo un film d'amore, che vedemmo fino alle undici circa, la sua conclusione.
Durante la pubblicità lavai i due piatti e i due bicchieri.
Quando c'era il film, nel frattempo appoggiai la testa alla sua spalla con occhi stanchi.

«Che finale brutto!» dissi alzandomi poi.
«Già pessimo.» commentò anche lui.
«Tralasciando il film, io vado a cambiarmi, ok?» dissi.
«Vorrei andare prima io.» disse.
«Prima io!» continuai.
Facemmo una piccola corsa per andare al bagno, vinse lui.
«Perchè non vai al bagno del piano di sotto?» mi domandò.
«Perchè là dentro c'è lo scaldabagno e di sotto ancora no perché non ho tempo per comprarlo.» dissi.
«Peggio per te.» disse ridacchiando e chiudendomi la porta in faccia.

Aspetti con pazienza che esca, poi dopo venti minuti, uscì.

«Venti minuti, ma scherziamo?» chiesi.
«Scusa, ho bisogno dei miei tempi!» rispose andando in camera sua.

Lo guardai stranita ed entrai in bagno.
Aprii il cassetto sbagliato ritrovandomi altre mutande da donna che non erano mie, ma di lui.
Iniziò a inquietarmi.

Quando uscii andai in camera sua.

«Hey, sei sveglio? Volevo chiederti una cosa.» dissi sottovoce.
«Sono sveglio. Dimmi.» rispose.
«Perchè ci sono delle mutande da femmina nel tuo cassetto?» chiesi.
«Devi saperlo per forza?»
«Vorrei sapere con chi vivo.»
«Okay. Ehm...ho la figa, capisci?»
«Ma non sei un maschio?»

Sospirò e si alzò in piedi togliendosi la maglietta.

«Vedi? Vedi queste cicatrici? Sono qui perché ho fatto un intervento per togliermi le tette.» disse.
«Cazzo, sei un transgender!?» domandai stupita.
«Si, e non ho ancora il pene, capisci? Devo fare soldi, tanti soldi per l'intervento.»
«È per questo che volevi rubare?»
«Si. Ma è stata una pessima idea.»
«Infatti il tuo cuginetto è in prigione e tu hai la condizionale da rispettare.»
«Si. In un orario preciso devo stare a casa.»
«Ovvero?»
«Allora, dalle sette di mattina alle sette del pomeriggio, posso varcare la soglia di casa, capito?»
«Si, quindi dalle sette del pomeriggio fino alle sette di mattina puoi uscire. E per quanto poi?»
«Qualche mese, ma vedo di convincere papà a levarmelo prima.»
«Ah.»

Si rimise la maglietta.

«Beh, buonanotte.»
«Buonanotte.» dissi uscendo dalla stanza ed entrando nella mia.

Strano pensare che prima era una femmina e ora un maschio. Non al cento per cento, ma lo stava per diventare.
Chissà qual'era il suo nome prima, come ha capito che quel corpo non gli si addiceva, come lo ha affrontato a scuola qualche anno fa, con la famiglia e gli amici.
Non feci altri che pensare e pensare.
Poi mi addormentai dopo un paio d'ore.

Dear Jack- Ossessione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora