Capitolo quarantuno.

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Lo guardai con le mani incrociate al petto. Se lo voleva così tanto, quell'anello, perché rubarselo e non chiederlo?

«Scusa, io...-»
«Non c'è bisogno che tu ti scusa. Dato che...» guardai gli altri che ammiravano la scena «dato che me ne andrò da qui entro ora.» finì la frase.

Iniziarono a protestare.

«Ma no!» mi bloccò Lorenzo.
«Tu rimani! Non sei un problema!» disse Riccardo.
«Devo rimanere con la paura di ritrovarmelo in camera all'improvviso?» guardai Leiner.
«Non sarebbe più successo.» provò a rassicurarmi il ragazzo.
«Ma anche se non l'avresti più fatto, ciò non toglie quel che hai già svolto. Tu l'hai fatto senza dirmelo.» dissi.

Sbuffò il "colpevole" mentre Francesco si limitò ad andare fuori con una sigaretta fra le labbra pronta ad accendersi.

«Avrei dovuto dirti "hey ciao, ti sto rubando l'anello di Emma, non ti offendere"?» mi chiese Leiner.
«Forse avresti fatto una figura migliore.» dissi «Ah, ora salgo. Le valigie non si preparano da sole.» dissi salendo su per le scale.

Mentre iniziavo a mettere qualcosa in valigia, sentii Leiner litigare con Riccardo e Lorenzo.

Sospirai.

Appena fui pronta scesi con i bagagli cercando di non cadere per le scale.
Arrivai davanti a loro.

«Basta dai, me ne sto andando.» gli dissi mostrando i bagagli dietro la mia schiena.
«Rì, non devi andare via per forza, non sei obbligata.» mi disse Riccardo.
«Ma sappiamo che non sei nemmeno obbligata a rimanere.» continuò Lorenzo.

Francesco rientrò passando per la stanza fino a noi, lasciando l'odore del fumo dietro.

«In un certo senso mi sento obbligata.» risposi guardando arrivare Francesco.
«Va bene.» disse Lorenzo andando davanti alla porta di uscita.

Leiner guardava e basta, Alessandro si limitava a fare smorfie di dispiacere.

Andai vicino alla porta a malincuore. Dovevo comunque farmi forza, perché i Dear Jack presto sarebbero partiti per il tour e io me ne sarei andata lo stesso.

«Ci vediamo presto, allora.» iniziò a salutarmi Lorenzo.
«Si, immagino di si.» dissi.
«Ti posso accompagnare? Sarebbe il minimo...» disse Leiner.

Ci pensai, ma non a lungo.

«Okay, vieni.» dissi porgendogli un bagaglio.

Sorrise debolmente e si avvicinò.
Prese la valigia e andammo a casa mia.
Lo salutai ma non troppo affettuosamente e mi chiusi in casa.

Forse avevo esagerato.
Forse da quel momento in poi mi avrebbero vista come una strega cattiva che si arrabbia per ogni cosa.
Forse ero stata ingiusta.
Forse avrei dovuto preoccuparmi di ferire i suoi sentimenti, le sue emozioni.
Forse dovevo capirlo di più, forse la scomparsa di Emma lo stava facendo impazzire.
Ma perché nessuno pensò a come mi demoralizzai io?
Gli sembravo una ragazza così forte?
Ogni giorno riuscivo a malapena a mangiare e a realizzare la sua assenza.
Non era facile nemmeno per me, quindi perché avrei dovuto far passare una pietra sopra in una storia senza fondo? Non aveva una fine, non era limitata. Lui avrebbe continuato fino a impazzire ogni giorno di più. E rimanendo la, in quella casa con cinque ragazzi, mi sarei dovuta ritrovare un giorno lui in stanza? A fare cosa? A rubare altre cose, nella speranza di sentire Emma più vicina a lui?
Potevo a sol pensiero, vivere in quel modo?
Ero triste e quell'attimo non aiutò.
Nemmeno il cielo poteva descrivere quel momento.

L'unico modo per combattere questa "Guerra Personale", forse sarebbe stata la musica.
Presi le cuffie, le sbrogliai, e le misi alle orecchie.

Andai su YouTube e notai fra i video " consigliati", una canzone dal titolo "la storia infinita".
Dear Jack.
Ero indecisa se ascoltarla o meno.
Ma alla fine la sentii.

"Non mi riconosco più, tanto fa lo stesso. Il tempo che rimane, ormai non ci appartiene, puoi disegnarlo tu." iniziò Leiner.

"È solo un cambiamento. La stessa acqua è sempre diversa." disse ancora.

La sentii tutta e senza alcun motivo, mi scese una lacrima.
Pensai a Leiner, a Lorenzo e a Riccardo, poi anche ad Emma guardando la sua stanza vuota.
Dovevo smetterla di piangere.
Dovevo essere forte.
Presi la chiave della stanza di Emma e chiusi a chiave la sua camera.
Dovevo ricominciare.
E per ricominciare, dovevo ricominciare da me.

Dear Jack- Ossessione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora