Capitolo cinquantasei.

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«Ma cazzo, cos'è questo rumore!?» domandai senza aprir occhio.
Mi alzai poco dopo nervosa. Erano le sei e mezza e c'era freddo. Si stava decisamente meglio sotto le coperte.
Scesi violentemente le scale.

«Malcolm ma che diavolo stai facendo?» gridai.
«Buongiorno anche te eh.»
«Ah.»
«Colazione!»
«Alle sei e mezza?»
«Si! Anche se in realtà sono sveglio dalle quattro. Non avevo sonno.»
«Devo chiamarti uno psicologo? Dai, chi fa i bignè la mattina presto?»
«Io!»
«Ah. Almeno sono buoni?»
«Scoprilo, ti va?» chiese porgendomene uno.
«E va bene.» dissi prendendolo e mangiandolo.
«La crema è buona. Complimenti.» dissi appena sorpresa.
«Grazie, grazie.»

Mi arrivò improvvisamente un messaggio inaspettato.

"Buongiorno, come stai?" scrisse Lorenzo.
"Buongiorno a te, sto benone." scrissi levando poi la chat cercando di non pensarci troppo.

«Fidanzato?» domandò.
«Eh?»
«Era il tuo fidanzato?»
«No, non lo è mai stato e mai lo sarà.»
«Sicura?»
«Si, l'ha voluta lui però, perché io c'ero se aveva bisogno di me.»
«Ah. Capisco.»
«Posso farti una domanda?» chiesi prendendo un altro bignè.
«Domanda pure.»
«Tu ti fidanzeresti con un maschio o con una femmina? O entrambi, non so.»
«Tutti e due vanno bene.» rispose. «E tu invece?»
«Io? Ah, con il genere maschile.» dissi con la bocca piena.
«Ah, sicura che non ti piaccia anche il genere femminile?»
«Vuoi confondermi le idee? Non ci riuscirai.» esclamai con certezza.
«Peccato, sarebbe stato interessante.»
«Immagino.» dissi salendo le scale e andando in bagno.

Dopo qualche minuto uscii dal bagno e scesi di sotto.

«Hey, prima che esca, tieni, ti do il mio numero nel caso dovessi avere un problema o viceversa. Appena te lo do, tu fammi uno squillo, così salvo il tuo.» dissi.
«Okay. Scrivi.» disse porgendomi il suo cellulare, che era già accesso ad "aggiungi contatti".
Scrissi il mio numero.

«Tieni, grazie.» dissi prendendo le chiavi di casa. «io esco, ci sentiamo.» continuai uscendo di casa.

Okay, non ero molto sicura di quel che facevo, probabilmente era sbagliato ma qualcosa mi diceva che mi sarei dovuta fidare di lui. Avrei dovuto rilassarmi.

Andai al lavoro e raccontai a Dalila di quel ragazzo, così strano e carino.
Trovavo scontato che tra me e lui era impossibile che poteva nascere qualcosa, dopo quel che mi aveva fatto con suo cugino e la dichiarazione di essere un trans.
Il problema non era che era trans, ma l'immagine di me con lui. No, non andava per niente.

«È carino, ah? Te l'avevo detto che sarebbe stata una buona idea.» disse soddisfatta.
«Hey, non è nemmeno passata la settimana di prova. Calmina.» dissi frenandole l'entusiasmo.
«Rita, devi rilassarti!» disse lei.
«Okay, okay.» dissi infine.

Passarono due ore, e dopo una chiamata che rallegrò Dalila, quest'ultima si avvicinò a me.

«Io e Francesco daremo una festa a casa di Lorenzo! Vieni? Dai, ti prego, se Lorenzo ti parla lo buttiamo dalla finestra, però dai, vieni, puoi portare anche il tuo nuovo amico!» disse velocemente.
«Prima cosa, la casa è di Lorenzo, e casomai è lui a buttare me, seconda cosa, verrò ma non ti prometto che porterò anche il mio nuovo "amico". Devo chiederglielo. Ma penso che vada bene.» dissi «quando poi?» continuai.
«Sabato sera, poi ti dico l'orario.»
«Okay. Non vedo l'ora.»
«Già anche perché io e Francesco dobbiamo fare una dichiarazione.»

Misi le mani sulla bocca aperta con emozione.

«Oh mio Dio, sarò la tua damigella d'onore!? Diventerò zia!? Vivrete insieme?» iniziai a chiederle.
«Shhh, non rovinati la sorpresa!» disse col fare sapiente.

Sorrisi.

«È una di quelle cose che ho elencato?»
«Forse si, forse no.» disse con mistero.
«Dai, dimmi!»
«Okay, te lo dico. Carissima, è una di quelle cose che hai elencato ma non ti dico cos'è di preciso.» continuò.
«Se non ci fosse gente salterei di gioia. Non vedo l'ora arrivi sabato.»

Quando finì il mio turno di lavoro, notai che non avevo alcuna notifica sul cellulare.
Pensavo fosse andato tutto bene e che non c'era nessuna novità, così andai a casa tranquilla.
Appena varcai la porta sentii due voci maschili che parlavano, ma non capivo che dicevano di preciso.
Improvvisamente uno dei due gridò.

«No! No cazzo, non sono la tua puttana, e non puoi venire da me quando ti pare e piace, quando sei solo e non hai nessun altro. No, cazzo!» disse con voce severa.

Seguii le voci ed entrai in cucina.

Sollevai le sopracciglia appena vidi i due ragazzi litigare.
Mi cadde il cellulare a terra per la sorpresa, per le figure che mi trovavo davanti.

Dear Jack- Ossessione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora