Capitolo trentanove.

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«Buonasera!» dissi rientrando al lavoro.

«A te. Sono arrivata da cinque minuti.» mi informò Dalila.

«Fa freddo fuori, eh?» dissi strofinandomi le mani.

«Si, dicono che le temperature scenderanno nei prossimi due giorni.» continuò lei.

«Non ci voleva!» dissi.

Poco dopo arrivò gente.

Incominciammo a lavorare, continuammo così fino alle otto di sera. Avevamo avuto modo di parlare un po' della nostra vita privata, ebbi raccolto informazioni, Francesco sarebbe stato fiero di me.

Arrivai a casa sfinita, e bussai. Non veniva nessuno ad aprirmi, ma dov'erano finiti?

Sentii musica provenire da dietro casa. Erano in studio a provare. Ancora.

Andai dietro casa e mi feci vedere dalla finestra. Poco dopo venne Leiner ad aprirmi la porta davanti.

«Ci mettete due mezzore ad aprirmi!» li sgridai. «Fa freddo! Quante volte ve lo devo dire?» chiesi.

«Perdonaci mia cara!» disse di scatto Lorenzo.

«Vieni, so come scaldarti il cuore.» mi disse Leiner. «Seguici, andiamo in studio.» disse ancora mentre camminava.

Li seguii ed entrai in quella stanza che si rivelò molto grande.

«Che canzone vuoi ascoltare!?» mi chiese Riccardo mettendosi al suo posto.

«Non lo so...» dissi guardando a terra e poi loro.

«Io direi "ossessione".» propose Alessandro.

«Che "ossessione" sia!» disse Leiner.

Le note musicali iniziarono a farsi sentire, Riccardo era stracarico di energia, per non parlare delle dita di Lorenzo, che iniziarono a pizzicare le corde in un modo così delicato e dolce allo stesso tempo. Francesco era un tipo più rockettaro. Alessandro era molto tenero, soprattutto quando improvvisava i suoi balli da bassista superstar e professionista. Leiner guardava gli altri con un sguardo furtivo e poi me. Ero il loro pubblico, in quel momento.

«Pericolose le amicizie, quando superi il confine, noi due non siamo come un anno fa...» iniziò a cantare Leiner. Quella frase non mi era nuova.

«Il desiderio ti confonde, anche se fai finta di niente. Ma io lo so che cosa vuoi da me...» cantò con passione. Il so sguardo si spostò sul mio.

«In equilibrio puoi cadere, ma se non salti non lo sai se puoi volare...» continuò canticchiando.

«Hai capito che voglio te, e che il resto non conta più, conta solo se resti qui...» mi guardò attentamente e iniziai ad analizzare ogni singola parola. Non poteva volermi davvero. La canzone lo diceva, non lui.

«Stringimi fino a morire, cura tutte le ferite...ossessione, ossessione, ossessione mia di te.» continuò.

«Usami fino a star male, non lasciarmi respirare...ossessione, ossessione, ossessione mia di te.»

Lorenzo fece un passo avanti, per poco non buttava Leiner a terra, e un po' s'interruppe l'atmosfera misteriosa dalle risate. La canzone non ebbe fine comunque.

«Costellazioni di ricordi, che ci sembrano perfetti. Ma perfetti siamo solo noi...» cantò guardando il soffitto poi me.

«Le tue parole sono sale e si affilano feroci come lame...» aveva cantato Lorenzo al posto di Leiner, d'improvviso. Scattò un altra leggera risata, ma la canzone continuò.

Finì la canzone con il ritornello, e battei le mani entusiasta.

«Stupenda! Davvero una bella canzone.» affermai finendo di battere la mani.

«Grati della tua presenza.» disse Riccardo.

«Ora? Che suoniamo?» domandò Leiner eccitato.

«Ora si va a cenare!» disse Alessandro quasi andandosene.

«No dai, un ultima!» chiesi.

Leiner guardò gli altri.

«L'ha detto la ragazza, non io.» si difese. «Guerra Personale!» pronunciò il titolo dell'altra canzone e gli altri in un batter d'occhio, e ritornando ai posti di prima, soprattutto Alessandro, iniziarono a suonare.

«Il tempo cambia le cose, ma non la tua faccia. Se crolla il cielo è comunque la stessa...» iniziò Leiner guardandomi.

«Vorrei provarci anch'io a superare tutto. A non fare la guerra, ogni volta con questo silenzio...» cantò con malinconia.

«Di anime quante ne hai, se ne difendi solamente una. Lo fai a modo tuo, nessuno sa quello che perdi.» disse con melodia.

Una scarica di musica stava per esplodere in quello studio.

«E dimmi se ogni cielo ha una guerra personale come noi, che non ci siamo arresi in tempo.» fece una pausa di nemmeno due secondi, poi continuò.

«E scusami se niente è uguale a come immaginavi, già lo so, che non tornerai indietro. Il meglio che non hai, mai visto ancora...» continuò.

«Tutto quello che insegni senza nemmeno accorgerti, io non lo trovo tra milioni di esami...» disse dopo il ritornello.

«Quelli che non ho dato, sono i miei lineamenti. Nelle rughe c'è il prezzo di tutto quello che non scegli...» mi guardò stavolta sorridendo.

«Tu di pagine quante ne hai, se poi ne strappi una ad una, per non perderti. Per mettere in fuga i tuoi sogni...» finì la frase ricominciando il ritornello.

«E' tutto da riscrivere, e non avere un limite, inventeremo il meglio che non hai mai visto ancora!» alzò la voce e subito dopo ci fu la "schitarrata" molto rockettara di Lorenzo.

La canzone finì con il ritornello.

Battei le mani senza fiato, erano stati così stupendi e grandi.

«Senza parole!» dissi.

«Sono felice che ti siano piaciute...» disse Leiner.

«Io vado alla sala da pranzo, l'ultimo che esce spegne le luci!» avvisò Alessandro uscendo con i loro amici, tranne noi due, io e Leiner, che mi teneva stretta a sé e si era creata un atmosfera molto imbarazzante.

Dear Jack- Ossessione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora