Capitolo ventuno.

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«Era ora.» dissi nervosa.

«Rì, calma, sono solo e quarantacinque.»

«Lo so Alessandro, ma sono troppo agitata.»

«Stai tremando. Rilassati, staranno bene.»

«Grazie Leiner.» dissi «ora andiamo.» continuai.

«Ma dove?» chiese Francesco.

«Non lo so.» dissi «Aspettate, intanto andiamo nel luogo dov'è successo il fatto.» esclamai.

«Okay, facci strada.» disse Alex.

Mentre camminammo, tirò un vento fresco, ma non fu questo a fermarci.

«Ecco, è qui.» dissi.

«Il cane incomincia ad abbaiare.» disse Emma.

«Ci sarà solo un gatto!» disse Ylenia.

«Non penso.» disse Alessandro.

«Secondo me si.» disse Giorgio.

«La smettete di discutere del gatto?!» chiesi spazientita.

Ad un tratto mi svegliai, stava sorgendo il sole.

«Buongiorno!» mi disse Riccardo.

«Oddio, sei qui?!» chiesi.

«Certo, sei in braccio a me. Sai, ci stiamo ritirando adesso. Ti eri addormentata e credo stessi facendo un incubo.» mi disse sorridendo.

«Da cosa lo deduci che stavo facendo un brutto sogno?»

«Da come mi davi dei leggeri pugni al petto circa due minuti fa.» disse ridacchiando.

«Oddio scusa.» dissi ridendo.

«Ma tranquilla, io sono forte.» disse lui.

«Ma guarda qua, la bella addormentata si è appena svegliata!» disse Leiner prendendomi in giro.

«Ma guarda qua, qualcuno non vuole vivere fino all'ora di pranzo!» dissi ridendo.

«Rita, lo sai meglio di me che le tue minacce non fanno tremare nessuno!» disse Leiner.

«Confermo!»

«Riccardo!» lo sgridai ridendo.

«Scusa amore, ma è vero, non faresti paura a nessuno, sei troppo tenera!» mi disse.

«Quando arriviamo?» chiesi dopo un po'.

«Altri due passi, e siamo a "casa".»

«Ti sarai stancato, fammi scendere.» dissi.

«No, anzi, sei leggera come una bacchetta per picchiettare la batteria.»

«Te e i tuoi paragoni da oscar.» dissi prendendolo in giro.

«Lo prenderò come un complimento.» disse Riccardo.

Mi posò a terra.

«Wow, erano davvero due passi.»

«Certo, non sono come voi donne che dite "fra due minuti scendo!"» disse facendo la vocina.

«Ma che c'entra!» dissi ridendo.

«Sai che ho ragione.» mi disse con quel suo sorriso.

«Avete finito i vostri discorsi noiosi e ripetitivi?» ci chiese Alessandro.

«Hai delle occhiaie tremende.» commentai.

«Non è vero! Non ti mettere contro di me sai!» mi minacciò Alessandro.

«Lascialo, è nervoso per non aver dormito.» disse Riccardo.

Ridemmo tutti ed entrammo in stanza. Erano le cinque e trenta, non saremmo andati a scuola stavolta. A chi andava?! Non avremmo retto. Anche se dormì, non sarei entrata in classe da sola.

Eravamo in stanza solo io ed Emma, Alex stava da Lorenzo per scambiarsi qualche bacio.

«Ti manca?»

«Ormai è passato.»

«Si vede che menti. Non sorridi come prima. Se Riccardo non dicesse qualche battutina stupida, non sorrideresti come quando sorridevi in presenza di Lorenzo.»

«Non è vero!»

«Lo so che è dura da accettare perché ti sentiresti una merda a pensare a Riccardo.»

«Smettila e dormi.»

«Mah.»

Poco dopo entrò Alex che si buttò sul letto a peso morto.

«Tutto bene?» gli chiese Emma lanciandole il cuscino.

«Tutto ok ma ora voglio solo dormire.» disse con gli occhi chiusi.

«Anch'io.» commentai.

«Ma se hai dormito tutto il tempo!» disse Alex.

«E' arrivata Alessandra Presti!» annunciò ridendo Emma.

«Siete cattive!» mi lamentai ridendo.

Ci bastarono due minuti di silenzio per addormentarci.

Il cellulare di Emma squillava, fu quella suoneria a svegliarci. Erano le undici e venti.

«Pronto?!» rispose con voce roca Emma.

Mentre parlava, io ed Alex la guardammo con uno sguardo fulminante.

«Va bene, come vuoi, allora a tra poco.» disse lei salutando l'interlocutore dall'altra parte del telefono e chiudendo la chiamata.

«Chi era?» chiese Alex con la voce ancora impastata dal sonno.

«Leiner.» disse Emma alzandosi.

«Leiner!?» chiesi di scatto.

«Si! Vuole parlarmi.» disse lei aprendo l'armadio per trovare qualcosa da mettersi.

«E' una specie di appuntamento?» chiese Alex ammiccante.

«Non lo so, ha solo detto che voleva parlarmi.» rispose Emma provando a nascondere l'emozione.

«Mettiti questa maglietta e questi pantaloni e va' a cambiarti!» dissi lanciandogli la roba.

«Okay, va bene!» disse ridendo ed entrando in bagno.

Aspettammo che uscisse dal bagno, e mentre saliva l'attesa, mi arrivò il buongiorno da Lorenzo su WhatsApp.




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