Capitolo diciannove.

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«A che pensi?» mi chiese Ylenia avvicinandosi a me mentre camminavamo.

«Nulla, come sempre.» dissi guardando gli altri.

«Ti dovresti rilassare, questi ragazzi ti stressano.» disse Ylenia.

«Uno più perso dell'altro.» dissi ridacchiando.

«Però si vede che Riccardo ci tiene a te. Come hai visto, ha persino litigato con un suo grande amico!» mi fece notare lei.

«Già, ma la mia intenzione non era di certo dividerli.» dissi.

Rimanemmo in silenzio mentre camminavamo.

Arrivammo alla destinazione pian piano e ci mettemmo al solito posto; ci sedemmo per terra e parlammo.

«A momenti dovrebbe arrivare mio fratello con Artù.» disse Lorenzo con occhi a forma di cuore.

«Artù?» chiesi.

«E' il suo amato cane. Non si capisce se vuole bene più a lui o a suo fratello.» disse Leiner facendoci ridere.

«Che battute!» disse facendo la vittima, Lorenzo.

«Vedo un ricciolino con un cane in lontananza.» disse Francesco alzandosi in piedi.

Ero strettamente sicura che quel ragazzo, sarebbe stato identico al fratello: un gran deficiente. Ma poi ricredetti: era identico di aspetto, ma diverso di carattere.

«Alla buon ora!» lo rimproverò Lorenzo scherzando.

«Scusami ma Artù ed io stavamo dormendo.» disse lui.

«Ciao bello, come stai? Come sei carino!» Lorenzo parlava con il cane e sembrava un pazzo.

«Giorgino!» disse di colpo Emma abbracciandolo.

«Emma!» disse lui ricambiando l'abbraccio.

«E a me non saluti? Sono la ragazza di tuo fratello!» disse Alex fiera.

Poco dopo si salutarono tutti e rimasi io.

«E tu chi sei?» mi chiese.

«Rita.» dissi.

«Si, ma lasciala stare.» parlò Lorenzo.

«Perché dovrei?» chiese Giorgio.

«E' tutta strana.» continuò l'altro.

A sentire quelle parole, mi arrabbiai. Per questo andai da lui e gli diedi un ceffone.

«Ahia! Mi hai fatto male!» piagnucolò lui.

«Tu hai fatto più danno, credimi.» dissi ritornando vicino a Giorgio che nel frattempo aveva visto tutta la scena come gli altri.

Riccardo si arrabbiò soltanto, non si mosse solo per creare un'altra lite.

«A che stavamo?» chiesi soddisfatta.

«Beh, ci siamo detti il nostro nome.» disse.

«Ah perfetto.»

Era imbarazzante, non sapevamo che dire, per questo Alex lo invitò a sedere insieme a noi.

Ero accanto a Riccardo, e dall'altra parte si trovava Alessandro.

«So come copiare al compito di matematica!» disse orgoglioso Leiner.

«Ti ricordo che la prof. da a tutti delle verifiche diverse, quindi, espressioni altamente diverse.» gli feci notare.

«Ma no!» disse sicuro Leiner.

«Odio ammetterlo, ma questa volta ha ragione Rita.» disse Lorenzo pronunciando il mio nome come se fosse veleno.

«Smettila di fare l'antipatico!» stavolta fu suo fratello a sgridare Lorenzo.

Lui sbuffò e guardò dall'altra parte.

«Siccome è brutto parlare di scuola, parliamo di altro.» ci disse Riccardo d'improvviso.

«E di cosa vuoi parlare?» chiesi.

«Non lo so, di tutto tranne che scuola.» disse lui sbadigliando.

«Sport?» domandò Francesco.

Noi ragazze rispondemmo in coro un "no" secco.

«Musica?» chiese Leiner.

«Nemmeno.» disse Lorenzo.

«Cani?» chiese ridendo Giorgio.

«Idiota.» lo insultò Alex.

«Scherzavo!» continuò lui.

«Giochiamo a obbligo o verità?» chiese Alessandro.

«E tu da dove sei spuntato?» chiesi ridendo «Non parli mai!» continuai.

«Sei molto divertente!» mi disse Alessandro facendo il finto offeso.

«Io direi di si.» approvò Riccardo.

«No, per favore! Tanto farete i soliti obblighi e domande stupide! Dai un bacio a lui, dimmi chi ti piace, cosa noti di una ragazza, a chi pensi, fai questo e fai quest'altro.» dissi scocciata.

«E allora ascoltiamo un po' di musica in santa pace!» disse Leiner sbrogliando le cuffie.

«Deciso lui.» dissi ridendo.

«Facciamo un passeggiata?» mi chiese Riccardo alzandosi da terra.

«Certo, a dopo ragazzi.»

Ci allontanammo dal gruppo e iniziammo a parlare.

«Pensi ancora un po' a Lorenzo, vero?» mi chiese guardando in basso.

«Stai tranquillo, fa tanto di quel rumore nella mia mente, quel ragazzo.»

«Ma ora ci sono io, ti prometto che ti tratterò come un principessa.»

«Riccardo.»

«Hey.»

«Le promesse non esistono.» gli dissi.

«Si invece. Fammi indovinare: qualcuno ti ha promesso qualcosa, dopodiché l'ha infranta e tu ora non ci credi più.» mi disse.

«Già.» dissi alzando la testa.

«Alle stelle cadenti, ci credi?»

«A quelle si.»

«Allora quando vedrò una stella cadente, gli darò il tuo nome.» mi disse sorridendo.

«Riccardo, sei il migliore.»

«Tu sei la migliore.»

Mentre ci abbracciavamo, sentimmo un click di una foto.

«Eh? Dai Leiner, perché devi rovinare i momenti più belli?» dissi ridacchiando e inseguendolo.

«Dai che siete carinissimi! La mia coppia preferita!» disse scappando Leiner.

«Non fare lo stupido, anche se è l'unica cosa che ti riesce meglio.» dissi insultandolo.

Riccardo ci guardava e rideva, sembravamo due bambini.

«L'ho appena pubblicata su snapchat!» disse fiero.

«Bastardo!» lo chiamai ridendo.

Dear Jack- Ossessione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora