Capitolo tredici.

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«Perché lo fai? E da quando? E' colpa di Lorenzo?» incominciò a bombardarmi di domande.

«Non mi sento pronta a risponderti, ti dico solo che lo faccio da una settimana e mezza.» dissi.

«Rita, non voglio peggiorare la situazione, ma devo dirti una cosa.» disse sempre nervoso.

«Spara.»

«Non ho una pistola.»

«Senti, io..» non mi fece finire la frase.

«Non mi minacciare! Voglio rendere l'attimo meno sgradevole.»

«Dimmi allora.»

«Tu mi piaci, e ti giuro, farei qualsiasi cosa pur di non vedere mai più quei graffi sulla tua pelle.»

«Tu sei l'unica ragione per cui non ci sono ancora più tagli.» dissi.

«Quindi?»

«Abbracciami.»

«E' un no?»

«Ti sembra un no?» lo accertai.

Mi abbracciò e io lo strinsi forte, quasi da fargli mancare il fiato.

«Forse era un si.» disse lui.

«E' un "si" abbastanza pieno.» ammisi.

«Posso farti un'altra domanda?» mi chiese meno agitato, più o meno.

«Dimmi.»

«Perché ti tagli? Rispondimi.»

«Lorenzo.» dissi tutto d'un fiato.

Appena lo nominai, lui andò nella stanza 222, e arrabbiato gli diede un pugno dritto nell'occhio.

«Ma che stai a fa?» gridò Lorenzo improvvisamente.

«Guarda che le hai fatto!» disse indicandomi. Ero vicino alla porta.

«Che cazzo gli ho fatto?» chiese Lorenzo incazzato.

Riccardo mi prese per il braccio, e mi mise davanti a lui.

«Riccà, stai esagerando.» gli comunicai.

«Non sto esagerando.» disse lui.

«Allora?!» chiese spazientito Lorenzo.

«Solleva le maniche.» mi ordinò Riccardo.

«No Riccardo, no.» dissi allontanandomi.

«Cazzo. Non l'avrai fatto davvero!» gridò Lorenzo.

Uscii dalla camera con loro due che mi seguivano.

«Perché lo fai?» mi chiese Lorenzo urlando.

«Fatte na domanda, datte na risposta.» gli risposi.

«Rita, fermati, parliamo da soli.» continuò Lorenzo.

A quel punto mi fermai davvero, mi girai e guardai Riccardo che annui.

«Andiamo.» dissi.

«Entriamo in bagno, così abbiamo la certezza che nessuno ci possa disturbare.» disse Lorenzo.

Non mi sembrò un idea intelligente, se qualcuno dopo ci avrebbe visti uscire, giudicava male. Ma alla fine, proprio in quel momento qualcuno ci poteva vedere?

Entrammo e lui chiuse la porta dietro di lui. Mi guardò e poco dopo parlò.

«Su forza, alza le maniche.» mi ordinò.

«No Lore...»

«Ho detto di alzarle, fai quel che ti dico.»

Le alzai piano e con cautela. Quando vide quelle ferite, sbiancò di colpo.

Dear Jack- Ossessione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora