Capitolo quarantasei.

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Iniziarono il concerto.
Erano le nove passate e mi unii alle grida delle fan.

Iniziarono a suonare "La storia infinita", la prima canzone che ascoltai di loro.
La cantai insieme a loro, insieme a tutte le Jackers che c'erano in quella piazza.
Dalila scattava delle foto con la sua macchina fotografica, mi aveva detto "la porto, magari mi ingaggeranno per servizi fotografici" e risi al ricordo.

Passato il concerto, dopo un'ora e mezza buona se non due ore, mi allontanai insieme a Dalila e chiamai Lorenzo.

"Lore, dove ci incontriamo?" chiesi.
"All'Hotel...non ricordo il nome, mo che chiudi ti mando un messaggio. È vicino comunque."
"Va bene, aspetto l'informazione." dissi chiudendo.

«Allora?» mi chiese Dalila.
«Ha detto che mo mi manda un mess...-»
«Non intendevo dire quello. Intendo dire: che effetto ti fa sentire la sua voce?»
«Dalila, davvero, io non provo nie...-»
«Rita!» mi chiamò.
«Ehm...io...» prima che potessi rispondere arrivò il messaggio che attendevo da Lorenzo.
«Ecco l'Hotel!» dissi. «Vieni, è a pochi passi da qui.» dissi mettendo il navigatore sul cellulare.
Lei mi guardò.
«Okay, andiamo!» finì.

Dopo quindici minuti arrivammo davanti all'Hotel, dove davanti c'erano delle ragazze intente ad entrare, ma a loro vietato l'accesso.

Le sorpassai insieme alla mia amica ed entrammo con qualche sguardo di troppo addosso.

«Lorenzo mi ha scritto che ci hanno preso due stanze diverse e che dobbiamo chiedere ai tizi dell'Hotel il cognome Cantarini e Pierozzi per averle.» dissi con la mente che sospettava qualcosa che non mi sarebbe piaciuto.

Lei mi guardò «ti immagini se...»
«Nah, non penso proprio dai, non possono essere così mascalzoni.» dissi andando alla reception.

«Scusi, siamo...» guardai lei «Io Cantarini e lei Pierozzi, siamo qui per due stanze...» parlai ancora.
«Tenete signorine.» disse «La chiave per la signorina Cantarini e per la signorina Pierozzi.» disse dandoci le chiavi mentre noi provavamo a non sclerare.
Forse mi piaceva avere il suo cognome anche se per finta.

Stanza 89 era la mia. La sua era 94.

«Okay, allora buonanotte.» dissi a Dalila aprendo la mia stanza ed entrandovi dentro. Mi chiusi la porta da dietro.

Accesi la luce e guardai la stanza: era bellissima anche se non era chissà quanto grande. Aveva un letto matrimoniale che a solo a vederlo sembrava morbidoso e comodo.

«Bene.» mi dissi.

Mi guardai intorno ed entrai in bagno con l'intento di farmi una doccia calda.
Era molto strano il fatto che non si erano fatti vedere. Almeno per uno stupido "ciao" o "buonanotte", ma andava bene.

Mi guardai allo specchio e mi tolsi la maglietta. Non avevo un pigiama ma potevo dormire anche in intimo, tanto la temperatura in camera era buona e poi ero sola.

Mi tolsi i pantaloni e slacciai il reggiseno e lo appesi alla porta.

Notai che la tendina della vasca era tirata. Mi avvicinai e la levai.

«Buonasera Rita! Spero ti sia piaciuta la sorpresa quanto a me!» disse guardandomi mentre mi coprivo con il primo asciugamano che avevo visto.
«Oh mio Dio...» dissi tutta rossa.

Lui era nudo e faceva la doccia là dentro.

«Grazie a Dio esiste la schiuma.» dissi.
«Bah...» commentò alzandosi in piedi mentre mi girai dall'altra parte per non guardarlo.
«Ma che fai!?»
«Mi alzo forse?»
«Ma dove li tieni i vestiti? E i bagagli? Io non li ho visti in camera...»
«Riccardo serve a qualcosa...»
«Brutto coglione, e ora che ti metti addosso?»
«Te.»

Presi il reggiseno facendo cadere l'asciugamano a terra e me lo misi. Presi la maglietta e cercai di metterla, ma lui mi bloccò.

«Sei bellissima.»mi sussurrò all'orecchio.
«E tu mi sei troppo vicino.» dissi mentre la mente si smarriva e il cuore appariva.
«Mettiti qualcosa addosso.» dissi uscendo dal bagno e prendendo i pantaloni.

Lui uscii dal bagno in boxer.

«Devi sapere una cosa. A me piace dormire completamente nudo.» mi disse.
«Devi sapere una cosa. A me non me ne frega un cazzo.»
Dissi mettendomi su le coperte.

Non so che espressione fece lui, ma probabilmente roteò gli occhi o mi guardò male.

Sentii il suo corpo riavvicinarsi al mio, quindi si stese e si mise sotto le coperte.

«La luce.» dissi io.
«Cosa?»
«Spegni la luce.» continuai fredda.

Lui sbuffò, si alzò e andò a spegnere la luce. Ritornò a stendersi e mi abbracciò da dietro.
Ero girata di lato e avevo i brividi.

«Ho capito che sei arrabbiata, scusa per lo scherzetto.» parlò lui.

Non risposi.

«Rita dai rispondimi!»
«Che dovrei dirti?» mi girai al suo lato. Eravamo così vicini che sentivo il suo respiro pesante sul mio collo.
«Scusami!»
«Lascia stare...» dissi.

Misi le mani al suo petto nudo e caldo.

«Buonanotte amore.» disse lui.
«Buonanotte a te idiota.» finí.

Dear Jack- Ossessione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora