Capitolo cinquantadue.

117 14 1
                                    

«Sto bene.» dissi avvicinadomi a lui.
«Che ha detto il dottore?» si alzò.
«Che dovrò stare con questa cosa per due settimane.» dissi indicando il cerotto che copriva tutto l'occhio.
«Ahi ahi, mi dispiace. Ma ora vuoi dirmi come te lo sei fatto?» mi chiese appoggiando il braccio alle mie spalle da dietro.
«Semplicemente un ragazzo mi ha lanciato una pietra in faccia, ha anche spaccato il vetro della finestra della mia camera.» dissi camminando verso l'uscita.
«Cosa!? Un ragazzo? Questa è violenza sulle donne!» gridò.
«Shhh!» feci segno di star zitto. «non gridare. Non è niente di che.» commentai.
«Niente di che!?» venne davanti a me «Rita, qua si tratta di qualcuno che in un modo o nell'altro ti ha ferito. Hai idea di quello che hai potuto rischiare? E se perdevi un occhio?» domandò.
«Ma che cazzo te ne frega di me? Mi hai ignorata un intero stupido anno, e mo, vuoi veramente spiegarmi quello che pensi, che tra l'altro, nemmeno mi frega?» chiesi.
«Ti accompagno a casa.» disse.
«Non posso. Devo prendere lo stipendio. Non ho niente a casa.» dissi.
«Te lo porterà Dalila, prima di tornare a casa, che dici? Chiediglielo.» mi consigliò.

Chiamai Dalila, la quale raccontati tutto e accettò di portarmelo a casa mia prima di ritirarsi nella propria.

«Accompagni a casa, per favore.» dissi guardandolo poco dopo aver chiuso.
«Okay.» disse.

Mi accompagnò a casa restando in silenzio per tutto il tragitto.
Mi lasciò a casa, davanti alla porta.

«Grazie.» dissi.
«Di niente.»
«Non mi parlerai più, non è così? »
«Vedremo.» disse.

Entrai in casa dopo averlo visto guidare qualche metro più avanti, fino a scomparire dietro ad una curva.

Andai di sopra a guardare la finestra rotta. Avrei dovuto trovare qualcuno che la riparasse al più presto.
Per quel momento mi accontentai di mettere un asciugamano nel foro creato, in modo da bloccare anche la piccola corrente d'aria.

Andai sotto, c'era disordine, ma non ebbi la forza psicologica per sistemare il divano coperto di fogli e cartacce ed ecc.

All'una arrivò Dalila, che mi portò gentilemente i soldi.

«Grazie, davvero, non so cosa farei senza te.» dissi.
«Ci mancherebbe, dopo tutto quello che hai passato!» disse lei.
«Mai 'na gioia.» commentai.
«Forse» iniziò lei «dovresti trovare una nuova coinquilina! O anche un ragazzo.» propose.
«No! Non ci riesco.» dissi guardando la casa.
«Non puoi guidare, non potrai lavorare granché, e poi, potrebbe benissimo aiutarti!» continuò insistente.
«Dalila, no!» dissi.
«Sh, si invece. Te ne troverò uno io se non ti muovi a cercarlo.» minacciò.
«No, grazie, rifiuto l'offerta e vado avanti.» dissi.
«Hai fatto la spesa?»
«Eh? Che c'entra? » chiesi.
«Allora, l'hai fatta o no?» domandò.
«No, non ho potuto, non avevo i soldi!» dissi.
«Ecco! Hai visto? Hai bisogno di qualcuno. Te lo troverò io se non ti muovi.» disse ancora.
«Io...non saprei nemmeno dove cercarla. O cercarlo.» commentai.
«Magari ti trovi un ragazzo! Così finalmente te ne trovi uno da scopare!» disse uscendo dalla mia casa ridendo.
«Dalila!» la sgridai.
«Allora, chi lo cerca? » gridò allontanandosi sempre di più.
«Entrambe. Ci proviamo.» gridai e lei sussultò in segno di vittoria.

Chiusi la porta di casa e iniziai a pensare chi cercare. Magari qualcuno che potesse aggiustarmi la finestra giacché?

Dear Jack- Ossessione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora