Capitolo ventiquattro.

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«Odio questo silenzio.» commentò rompendo il ghiaccio Alex.

«Io odio voi, pensa un po'.» dissi.

Emma sospirò.

«Emma.» la chiamai. «Cosa faresti se il tuo ragazzo fosse costretto a ritornare a Vicenza per sempre?» chiesi.

«Niente.»

«Non ci credo.»

«Va bene.»

«Avanti Emma! Lo lasceresti o no?» chiesi ancora.

«No.»

«Perché?»

«Perché lo amo.»

Ancora una volta ci fu il silenzio.

«Alex, e tu? Se lui fosse costretto a tornare a Montefiascone? Che faresti?» domandai.

«Non lo lascerei.»

Ancora silenzio.

«Ah.» sospirai.

«Io vado da Leiner, a dopo.» disse lei uscendo dalla stanza.

«Io da Cantarini.» disse l'altra.

Erano belli quegli anni. Tralasciando l'ansia, le paure, i rimorsi e le "mai una gioia". Fu un peccato lasciare quei giorni così, con la tristezza.

Riccardo partì e non lo vidi più, ma ci tenemmo in contatto sempre.

Alessandro se ne andò insieme a Leiner, Francesco e Lorenzo.

Non li vedemmo più, tutti e cinque.

Ormai ho vent'anni, sono passati tre anni e mezzo da quando li salutai.

Vivo a Roma, ma non in un collegio. Anzi, vivevo. Ora mi traferisco in un'altra città insieme alla mia amica. La mia amica Emma.

Già, avevamo litigato, ma poi si sistemò tutto perché aveva ragione.

"Le relazioni a distanza non esistono" mi disse. E così fu.

Io e Riccardo ci lasciammo dopo più di quattro mesi, insomma, non ce la facemmo più.

«Dai Rita, invece di stare con la testa fra le nuvole, potresti venire ad aiutarmi con queste valige!?» mi chiese la mia coinquilina.

«Si, scusa. Pensavo.» mi giustificai.

«Come sempre del resto.» disse.

«Smettila dai.» dissi. «Allora? Te la ricordi la strada per Montefiascone, vero?» chiesi.

«Certo, ci vediamo li, davanti alla nostra nuova abitazione.» mi disse contenta.

«Mi mancherà questa casetta, in fondo, abitiamo li da due anni.» disse fissandola.

«Dai, non fare la nostalgica e sali in macchina.» mi disse ridacchiando e salendo nella sua.

Ognuno andava nella nuova città con la propria macchina, da sole. Quel paese mi ricordava una persona, ma non so chi. Mentre guidavo, ci pensavo.

Roma da Montefiascone era distante un'ora e quaranta minuti. Praticamente 115 km belli e buoni.

Guidai con il volume dello stereo alto e ad un tratto notai una canzone. Era carina.

Quando finì mi rimase in presso quel pezzo che fa "E infondo adesso hai cambiato percezione su te stessa e sulle cose", o roba simile.

"La Storia Infinita", dissero in radio. La riascolterò prima o poi.

Dear Jack- Ossessione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora