Capitolo ventinove.

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«Ragazzi, è l'una meno cinque, noi torniamo a casa.» dissi guardando fuori dalla finestra.

La pioggia si era calmata e in compenso si era alzato parecchio il vento, e i lampi e i tuoni si sentivano ancora ogni tanto. La corrente era tornata a casa Cantarini dopo quaranta minuti.

«Di già?» chiese Pierozzi deluso.

«Beh, si, direi di si.» dissi continuando a guardare l'orologio.

«Si, andiamocene, sto morendo di sonno!» disse Emma alzandosi dal letto e andando verso le scale.

«Aspetta! Ti aiuto io a scendere le scale! Non vorrei che tu cada!» disse Leiner prendendole il gomito.

«Appunto!» disse Francesco ridendo e scendendo per le scale insieme agli altri.

«Grazie Leiner.» disse lei con un sorriso.

Appena davanti alla porta, demmo la buonanotte a tutti loro, e poi ci dirigemmo a casa. Il vento che c'era portava solo aria fredda, così ci movemmo a raggiungere la nostra abitazione.

Una volta in casa, ci cambiammo e andammo a letto.

Il giorno dopo fui svegliata da Emma con un sonoro cuscino in faccia. Avrei voluto ucciderla, ma non in quel momento dato che dovevo capire dove mi trovavo. Ero morta di sonno ancora.

«Finalmente ti sei svegliata. E' tardi, sono le nove di mattina.» mi disse con una smorfia.

Mi alzai con fatica e andai in bagno per cambiarmi.

Una volta uscita, sentii delle voci dal piano di sotto. Mi affacciai appena dalla ringhiera delle scale, e vidi un ragazzo di colore. Era inevitabilmente Leiner che parlava con Emma.

Origliai curiosa.

«Okay, va bene, aspetta che lo dica alla mia amica!» disse. «Mo arrivo, aspettami un secondo qui.» disse salendo per le scale. Con tutta fretta entrai in bagno lasciando la porta aperta. Lei arrivò davanti.

«Hey, io e Leiner usciamo adesso a far colazione insieme. Ti dispiace?» mi chiese.

«Ma certo che no! Va pure e divertiti!» dissi facendole l'occhiolino.

«Okay grazie, se hai bisogno di...-»

«Si, ti chiamo. Tu fai lo stesso.» dissi interrompendola.

«Va bene, a dopo!» disse scendendo e andando da Leiner.

«Andiamo?» chiese lui.

«Andiamo!» disse lei.

«Ciao Rita!» urlarono in coro e uscendo da casa.

Pensai di fare colazione finché Riccardo non mi inviò il messaggio del buongiorno e mi propose di uscire a fare colazione insieme. Accettai, cosa sarebbe potuto accadere?
Andai davanti casa Cantarini e aspetti cinque secondi poi uscii. Ci salutammo e ci incamminammo al bar, dove ordinammo un caffè e ci sedemmo ad un tavolo.

«Che mi racconti?» mi chiese con un sorriso.
«Che ieri è stato bello. Ci siamo divertite tantissimo...» dissi fissandolo con un sorriso.
«Ne sono soddisfatto!» disse fiero di se, sorseggiando il caffè appena arrivato.
«Buono il caffè eh?» dissi non sapendo di che parlare.
«Giá.» finì.
Ci fu un momento di imbarazzo che fu interrotto da un suo sospiro.
«Tutto bene?» domandai.
«Certo!» disse con certezza. «Ma lo sai che sei proprio carina?» mi disse.
«Bugiardo.» ridacchiai.
«Non mento!»
«E invece si.»
«Va bene, allora non sei bella, e ricorda che sono bugiardo.»
«Sei rimasto il solito romanticone.»
Sorrise.
Era bello il suo sorriso.
Prima faceva sorridere anche me.
«Ti va se alle cinque oggi andiamo tutti e sette a fare shopping?» mi chiese dolcemente.
«Non ho chissà quanti soldi, ma sarebbe bello!» dissi contenta.
«Potrei comprarti qualcosa io. Comunque va bene, a stasera.» disse alzandosi prima che io potessi rispondere e andando a pagare.
Ci salutammo e tornai a casa. Pensando ai soldi, pensai anche al lavoro. Dovevo trovarne uno.
Domani avrei incominciato la ricerca, lo giurai. Per oggi avevo qualche euro da poter spendere, poi il resto era per pagare le bollette e tutte quelle cose la.
Mezzora dopo che entrai in casa, arrivò Emma.
«Hey tutto bene? Com'è andata?» chiesi curiosa mentre lei provava a fare l'indifferente con pessimo risultato.
«Bene! Sai che oggi siamo invitate a fare shopp..-»
«Si, lo so. Ho fatto colazione insieme a Riccardo e me l'ha detto. Alle cinque.» dissi entusiasta.
«Non vedo l'ora!» disse legandosi i lunghi capelli in una coda di cavallo.

Il tempo passò, e noi insieme ai ragazzi andammo al centro commerciale. Tutto era abbastanza costoso e io non potevo permettermi chissà che, infatti comprai un anello da un negozio di vestiti di soli dieci euro, nulla di che, ma nemmeno i ragazzi comprarono tante cose come Emma.
Entrammo in un negozietto e una cassiera molto gentile ci chiese se avevamo bisogno di aiuto.
Dicemmo di no e ci allontanammo un po'.
«Quella ragazza era una bomba!» disse Francesco a Lorenzo che ridacchiava.
«Si, era proprio sexy con quei pantaloncini.» risero mentre io ed Emma mettemmo le braccia incrociate al petto.
«Oops, scusate.» disse Lorenzo.
«Ma come si chiama? Avete visto il nome sul cartellino?» chiese Francesco guardandola servire una coppia giovane di ragazze.
«Dalila!» disse Riccardo a bassa voce.
«Lei è bella, ha un nome bello, sembra giovanissima...» continuò Pierozzi.
«Va' da lei, prova a parlarle!» disse Leiner sfidandolo.

Dear Jack- Ossessione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora