Capitolo trentaquattro.

178 21 5
                                    

Mi sentii ancora male. Mi alzai di colpo sul letto e a malapena ebbi il tempo per raggiungere il bagno.

Quando sono in ansia o agitata, mi viene il mal di stomaco.

Scesi al piano di sotto poco dopo ed erano le quattro e quaranta. I ragazzi erano ancora li, che parlavano sul divano. Nessuno di loro sorrideva o diceva qualche battuta come al loro solito.

Mi feci vedere da loro e li salutai con un cenno con la testa.

«Come ti senti?» mi chiese Lorenzo.

«Come potrei stare?» domandai nervosa.

Mi sedetti su una sedia davanti a loro e inizia a parlare a raffica.

«Ieri volevo chiederle di fare il mio dolce preferito.» improvvisai una risata isterica «era buono, e come lo faceva lei, non lo faceva nessuno.» sospirai. Mi misi le mani sul volto.

«Senti, Rita...» mi disse Riccardo alzandosi in piedi.

«Avevamo pensato ad una cosa...» parlò Francesco.

«Finché non partiamo in tour, ti va di venire a vivere con noi? Se non vuoi, sappi che staremo a casa tua, insieme a te, come minimo 23h su 24h.» mi disse Riccardo.

Gli sorrisi.

«Sarebbe bellissimo, ma non dovete distur...-»

«Shhh, per noi non è un disturbo!» disse Francesco accennando un sorriso.

«Posso darvi un abbraccio?» domandai. Sorrisero e ci demmo un abbraccio di gruppo.

«Quando iniziate il tour?» chiesi una volta staccati.

«Tra due settimane.» mi rispose Leiner. Fu la prima cosa che disse da quando ero li.

«Ora noi andiamo a casa, fai i bagagli e vieni da noi se vuoi. Ci saremo sempre per te.» mi disse Riccardo dandomi un bacio in fronte.

«Va bene, aspettatemi allora. A dopo.» dissi guardandoli uscire fuori.

Quando se ne andarono mi guardai intorno: avrei lasciato questa casa per pochi giorni, ma poi avrò il coraggio di rientrarci? Non avrei saputo rispondermi.

Corsi in camera e iniziai a mettere il necessario nei bagagli. Alla fine potevo non mettere troppe cose, se proprio ne avrei avuto bisogno sarei tornata a casa dato che era a due passi.

Dopo quaranta minuti buoni, erano quasi le sei, e io andai davanti casa loro dove Artù, il cane di Lorenzo, mi accolse con abbagli.

Uscirono di casa tutti e cinque, solo che Leiner rimase alla porta.

«Eccoti qua! Dammi i bagagli, ci penso io!» mi disse Alessandro prendendoli prima che potessi dare risposta.

«Artù, a cuccia!» ordinò Lorenzo al cane che si zittì.

Sorrisi tristemente ed entrai in casa Cantarini.

«Vieni ti mostro la camera.» mi disse Riccardo.

«No, glie la mostro io!» intervenne Lorenzo.

Li guardai entrambi.

«Ok, vai tu, la casa è tua.» disse Riccardo col fare l'arreso.

Senza dire niente, seguì Lorenzo.

«Ma quante camere avete?» domandai.

«Tre da letto. In una stanza ci sono due letti dove dormono Leiner e Francesco, nell'altra io e Alessandro e qua Riccardo.» disse.

«Ma lui dove dormirà?» chiesi.

«Sul divano-letto.» disse Lorenzo.

«Lasci che dormi io la. Non mi sembra giusto che debba dorm..-» mi zittì.

«Poi ne parlo con lui.» finì.

«Come vuoi, tanto dormirai qui.» mi disse facendo le spallucce.

Lo guardai. Sembrava annoiato ma non mi sembrava il caso di litigare. Quindi stetti zitta.

«Ora esco, così sistemi le cose. Quando hai finito vieni di sotto se vuoi.» mi disse andandosene e chiudendo la porta.

La camera di Riccardo era carina, non era né troppo grande né troppo piccola.

Aggiustai qualcosa e poi mi fermati ad ammirare il sorriso di Riccardo in una fotografia incorniciata sul comodino. Era con suo fratello Lorenzo, erano simili.

Poco dopo scesi e andai nella prima stanza dove sentii un segno di vita: c'era Francesco che guardava la TV.

Mi avvicinai a lui e mi addetti accanto.

«Hey.» lo chiamai.
«Dimmi!» mi disse con disponibilità.
«Sai che ho trovato un lavoro in quel negozietto dove sta Dalila?» gli dissi.
«Davvero!?» accennò un sorriso.
«Certo!» continuai.

Fummo interrotti da Lorenzo.

«Domani alle tre c'è il funerale.» disse abbassando la testa.

Guardai a terra spegnendo quel piccolo sorriso.

Dear Jack- Ossessione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora