Capitolo quarantacinque.

117 20 1
                                    

«Hey, sei pronta?» chiesi a Dalila entrando in macchina.
«Si!» disse con entusiasmo.
«Si parte.» continuai.

Era sabato ed erano le otto di mattina, avevamo preso un giorno libero ed eravamo dirette a Roma. Era un po' distante, ma con pazienza riuscimmo ad arrivare per mezzogiorno.

Dalila aveva comprato, due giorni prima, il disco dei Dear Jack, che iniziammo ad ascoltare lungo il tragitto.

«Okay basta, la mia preferita è "Io e Te"!» esclamò innamorata Dalila.
«La tua?» continuò.
«Non lo so. Forse Ossessione...» dissi con insicurezza.
«Però dai, sono tutte molto carine.» commentò poi lei.
«Si, questo è vero.» dissi.

Continuammo ad ascoltare musica anche per radio, e quando arrivammo al posto decisivo, fermai l'auto e parcheggiai.
Scendemmo.

«Dov'è il palco!?» mi chiese.
«E io che ne so!» risposi.
«Ma come non lo sai!?»
«Scherzo.» dissi «Di là, in quella piazza.» dissi iniziando a camminare verso la direzione che avrebbe portato me e Dalila davanti al palco dove si sarebbero esibiti i Dear Jack.

«Eccolo là il palco!» gridò lei leggermente indicando il palco.
«Stupendo.» dissi «Allora, ci mettiamo in quell'angolo a guardarli?» chiesi mentre lei scoppiò in una fragorosa risata.
«Pazza! Abbiamo fatto tutti quei kilometri per vederli in un angolino? Tesoro, possiamo stare in prima fila!» disse indicando le sole prime dieci persone che erano davanti al palco.

Sapevo che l'avrebbe detto, e quel che diceva era anche maledettamente sensato.

«Okay, va bene.» dissi già arresa.
«Evvai!» disse correndo come una bambina verso il punto in cui saremmo state per un bel po' di tempo.

La seguì un po' più lentamente e quando la raggiunsi, notai che sul palco non c'era nessuno. Ovviamente sarebbero arrivati fra qualche ora a fare le prove, ma appena eravamo arrivati era ancora troppo presto.

Aspettammo sotto il sole in prima fila fino alle quattro. La piazza si riempiva e delle urla di gioia iniziarono a farsi sentire. Forse era segno che erano arrivati e che erano stati visti dalle fan.

Intravidi delle persone entrare da dietro il palco e salirci su.

Le urla delle fan erano più forti e iniziò a battermi più forte il cuore. Non ne sapevo il motivo preciso.

«Buongiorno!» gridò al microfono Leiner.
«Come state?» chiese Riccardo ridacchiando.

Le fan diedero risposta in coro con molta emozione.
Dopo poco cinque minuti, Francesco mi guardò e mi salutò con entusiasmo. Dalila lo guardava con occhi adorabili.

Pierozzi andò da Lorenzo, che parlava con Alessandro, e ci indicò iniziando un discorso misterioso con lui.

Lorenzo mi guardò e mi salutò con un cenno con la mano. Ricambiai.

Dopo dieci minuti iniziarono a fare le prove, incominciarono con "Mezzo Respiro", poi " Domani è un altro film", poi "Non è solo un piccolo particolare" e così via.
Mentre suonavano la canzone "Guerra Personale", sentii la musica particolarmente nel petto, sentii il cuore che vibrava a tempo con la batteria.

«Dalila.» la chiamai.
«Dalila!» alzai la voce per la musica alta e lei mi guardò.
«Che c'è?» mi chiese.
«Mi allontano, non mi sento molto bene.» dissi iniziando ad allontanarmi.
Dovevo mantenere la calma. Magari era solo colpa del caldo, delle ore stata in piedi e dell'emozione.

Mi ero allontanata un bel po' dal palco. Comprai una bottiglia d'acqua fresca e bevvi.

Il mio cellulare iniziò a vibrare.
Era un messaggio da Lorenzo.

"Hey bellissima, che c'è, l'emozione di avermi visto dopo un po' di tempo ti ha suscitato agitazione?" mi scrisse.
"Mi stavo sentendo seriamente male." scrissi.
"Vuoi venire dietro alle quinte?"
"No, dovrei andare da Dalila."
"Peccato."
"Già, ma ora pensa a suonare, che stai sul palco e ti vedono tutti che ti stai rincretinendo." scrissi.
"Hai ragione. Ma promettimi una cosa: dopo il concerto ci prendiamo una birra."
"Non lo so."
"Dai!"
"No, non posso. Devo guidare stanotte per ritornare a Montefiascone."
"Pazzoide! Invito te e Dalila a dormire in hotel con noi."
"Preferisco morire."
"È solo una notte! Poi ne parleremo dopo, ciao." finì la conversazione.

Ritornai da Dalila con cuore in gola, e gli raccontai tutto ciò che mi aveva scritto.

«Rita, dobbiamo andare in hotel. Ti rendi conto che potrei stare con Francesco!?»
«Dalila, ti lascio con i Dear Jack se vuoi, ma io me ne vado.»
«Ti prego!»
«No.»
«E se poi stanotte ti addormenti? E se mi lasci qua ti licenzierò.»
«Cosa!? Non puoi farlo!»
«E invece si.»
«Dalila...»
«Allora?»

La guardai e gli diedi il mio cellulare.

«Io non ho il coraggio di dire a Lorenzo che stanotte dormo nel suo stesso hotel. Scriviglielo tu.» dissi.

Lei mi sorrise e iniziò a digitare quelle lettere sulla tastiera.

Dear Jack- Ossessione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora