Capitolo quarantanove.

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«Ma di che diavolo parlate? A Lorenzo piacciono le ragazze, non gli frega niente dei ragazzi!» continuai pietrificata.
«Giá. Ma devi sapere che ha frequentato questo ragazzo a diciannove anni perché si sentiva confuso e voleva fare esperienza. Appunto Riccardo gli aveva consigliato quel ragazzo.» raccontò Leiner.
«La smettete di dire cazzate?» chiesi agitata.

Mi alzai in piedi e andai davanti alla porta del bagno. Feci un respiro ed entrai.
Lorenzo aveva le mani appoggiate al lavandino e si guardava allo specchio.
Sentii la mia presenza, si girò e mi guardò.

«È il bagno dei maschi.» disse poi sistemandosi i capelli.

Misi le braccia conserte al petto.

«Cosa c'è? Sto arrivando.» disse quasi superandomi. Lo presi per il braccio e lo portai davanti a me.
«Cos'è questa storia?» domandai.
«Quale storia fra tutte?» chiese.
«Sei gay.» dissi.
«Ma certo che no! Rita, ma da dove cazzo ti vengono in mente certe idee? Ma sei impazzita?» disse con un tono di voce più alto.
«A me i tuoi amici hanno raccontato tutto il contrario. Hanno mentito?»
«Si.»
«Davvero?»
«È ridicolo questo discorso, e anche tu.»
«Scommetto che quando eri in bagno, nella vasca, e mi hai vista le tette non ero ridicola. Vero? O ti piacciono i ragazzi, e quindi non ti ha fatto alcun effetto? Volevi fare esperienza?» chiesi a raffica.
«Torniamo da loro, penseranno che stiamo scopando.» disse uscendo dal bagno.

Alzai gli occhi al cielo, e dopo un sospiro, uscii anch'io raggiungendo il tavolo.
Si era appena seduto e bisbigliava all'orecchio di Leiner, gli altri mi guardarono.

«Avete scelto?» si riavvicinò il cameriere, stavolta accanto a Lorenzo.
Lorenzo guardava il ragazzo con ansia.
«Portaci delle birre!» disse Francesco.
«Francesco, non siamo in discoteca.» lo informai «Scusi, gentilmente potrebbe portarci delle birre? Grazie!» dissi ridacchiando mentre Riccardo mi guardava falsamente male.
«E da mangiare?» chiese il ragazzo.
«Non abbiamo scelto.» disse Leiner guardandoci.
«Porta la specialità dai!» disse Alessandro.
«La specialità» disse il cameriere «è questa qua.» ce la indicò sul menù.
«Va bene?» continuò.
«Si, proviamo dai. Caso mai lo mangia Alessandro.» dissi.
«Perfetto. Torno tra poco con ciò che avete ordinato.» disse allontanandosi.
Guardai Lorenzo che provava a fare uno sguardo indifferente.

Alzai gli occhi al cielo.

«Qual'è la prossima tappa?» chiese Dalila ad Alessandro.
«Parli del tour? Beh, non ricordo.» disse mettendo la mano dietro la testa.
«Riccardo, tu la ricordi?» chiese lei.

Riccardo abbassò la testa.
«No. Mi dispiace. Scusatemi. Perdonatemi. Chiedo umilmente...-»
«Riccá basta, se continui così non ti perdoniamo!» lo minacciai.
«No! Vi prego!» recitò ancora.
«Riccardo, basta, sei un pessimo attore.» disse Lorenzo.
«Hey, Lorenzo, il tuo ragazzo sta là!» disse Leiner ridacchiando.
«Smettetela ragazzi!» disse Lorenzo.
«Puoi dirlo che ti piacciono i ragazzi, non ti giudichiamo mica!» disse Dalila.
«Provo attrazione verso i ragazzi, ma non sono gay!» affermò lui.
«Certo, certo...» disse Francesco.

Lorenzo lo guardò malissimo.

«Ecco, arrivano le birre!» disse Alessandro.
«Ecco a voi, signori.» disse il cameriere «tra pochissimo arriveranno i piatti.» continuò andandosene.

Tutti guardammo Lorenzo.

«La volete piantare?» chiese.
«Preferisci i pomodori o le carote?» domandò scherzando Riccardo.
Stavolta Cantarini si limitò a bere la birra tutta d'un fiato.
«Volevo brindare!» disse Dalila.
«Brindiamo a Lorenzo e al suo amore per i ragazzi!» disse Francesco.
«Scherzate, vero!?» disse Lorenzo.
«A Lorenzo!» brindammo ridendo.

Tutti si scolarono la propria birra, chi velocemente e chi più lentamente, ma tutta. Tutti la bevvero tranne me.

«Non bevi?» chiese Francesco.
«Nah, sono astemia.» dissi.
«Complimenti.» farfugliò Francesco.

Sorrisi debolmente.

«Ecco a voi i piatti, scusateci per l'attesa!» disse il cameriere portandoci i piatti.
«Grazie.» dissi.
«Non si ringrazia il cameriere! È un cameriere! È il suo lavoro!» bisbigliò Leiner.

Lo ignorai ridendo.

«Grazie.» disse Lorenzo al ragazzo, che lo guardava e poi gli aveva sorriso.
«Di niente. Se avete bisogno di altro, non esitate a chiamarmi!» disse allontanandosi.

«È proprio gentile! Lo adoro.» dissi.
«Lorenzo sceglie bene, che te pensi!?» disse Francesco.
Risi.
«Buon appetito, sto morendo di fame.»

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