Capitolo quarantaquattro.

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Era mezzogiorno e avevo fame nonostante quegli insetti ancora dentro casa.

Ero fuori casa, seduta su uno scalino quando sentii la suoneria di un messaggio.

Presi il cellulare, lo accesi e vidi una notifica da parte di Lorenzo. Sospirai e aprii il messaggio.

"Come va con le tue amiche?"
"Benissimo, tra poco giochiamo a briscola" scrissi con ironia.
"Mi fa piacere, sai mi stavo preoccupando"
"Tu e la serietà siete una cosa sola a quanto vedo"
"Rí, io sono serio"
"Era meglio se mi dicevi che scherzavi"
"Non fare l'antipatica"
"E tu non fare lo sbruffone"
"Uh come sei ripetitiva"
"Senti chi parla"
"..."
"..."
"..."
"Perché?"
"Cosa?"
"Perché hai rovinati tutto? Perché sei così idiota?"
"Me lo chiedo anch'io"
"Vaffanculo."
"Eh mo, ste parole..."
"Mi tratti come una bimba. Sono così stupida ai tuoi occhi?"
"No, tu sei molto meglio di me"
"Mi prendi in giro?"
"Buon pranzo"

Era offline. Era come svanito mentre per poco non lanciavo il cellulare in mezzo alla strada per il nervoso. Perché doveva rendere tutto così complicato? Era frustrante, prima sembrava un tipo di cui potevi fidarti e poi subito dopo gli si spuntavano le corna e le ali D'Angelo svanivano.

Non lo sopportavo proprio più. Era una band di pazzi. Pazzi col vero senso della parola. Non se ne salvava uno.

Ora dovevo pensare a come sistemare la situazione in casa. Faceva parecchio schifo.

Ogni cosa andava male. Mai 'na gioia.

Chiamai mia madre dalla disperazione e gli raccontai la situazione in casa. Lei mi consigliò un insetticida più efficace. Che avevo da perdere?
Andai a comprarlo e spruzzai qualche stanza con quel veleno.

Era passata una settimana, i Dear Jack erano partiti in tour e non avrei saputo quando sarebbero ritornati.

Era lunedì quando risposi ad una telefonata.

"Pronto? Sono al lavoro..." dissi piegando una camicia e tenendo il cellulare incastrato fra spalla e guancia.
"Sono Lorenzo. Come va la vita? Le tue amiche se ne sono andate?" mi chiese dall'altra parte del telefono.
"Risparmia le tue balle, grazie."
"Dai, sono serio. Come va?"
"Bene, sto molto meglio senza te. Credevo di non potercela fare ma sto bene." dissi tutto d'un fiato.
"Oh." sentii.
"Tu? Come stai? Che fai? State tutti bene?" chiesi gentilmente.
"Stiamo tutti bene e ora sono nella vasca idromassaggio." disse con una certa enfasi nella voce.

Divenni rossa di colpo.

"Pensi a me mentre ti lavi!?" chiesi alzando accidentalmente la voce.
«Scusate..» dissi ai clienti.

Andai in un angolino.

"Mi fai fare brutte figure anche quando sei lontano..." dissi scocciata.

Lui rise.

"Torniamo fra pochi giorni, devi resistere." disse.
"A cosa devo resistere?"
"All'idea di me e te nudi in doccia o nella vasca se preferisci." concluse.

Chiusi di colpo la chiamata. Provavo a non pensarci perché dovevo lavorare, ma era inevitabile.
Quel ragazzo mi stava pensando. Mentre era nudo. In una vasca idromassaggio.
La cosa iniziava ad essere pervertita.

A fine lavoro, io e Dalila andammo insieme a mangiare a casa mia, eh si, l'avevo invitata a pranzare da me. Di solito ero sempre sola, quindi ne approfittai, anche perché lei era di una dolce e sana compagnia.

«Eccoci a casa.» esclamai aprendo la porta d'entrata.
«Che carina!» disse entrando in casa.
«Grazie.» dissi soddisfatta.
«Appoggia il tuo cappotto là. » continuai indicandole il punto.
«Va bene.» disse lei.

Quando ci sedemmo a tavola, non ricordai come iniziammo a parlare dei Dear Jack.

«A Roma faranno un concerto fra pochi giorni, perché non ci andiamo insieme?» domandò.

Ci pensai.

«Temo di non...-»
«Dai, vorrei sentirli suonare dal vivo e non vorrei stare da sola!» disse.
«Okay.» dissi «Che potrebbe accadere di male?»

Dear Jack- Ossessione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora