Capitolo cinque.

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«Rita svegliati, sono le sette meno cinque e dobbiamo prepararci, la scuola inizia alle otto e un quarto.» mi svegliò una voce femminile, credo si trattasse Alex.

«Sono sveglia.» dissi rimanendo stesa sul letto e girandomi dall'altra parte.

«Okay, vorrà dire che avrai la prima nota al primo giorno e farai una figura di merda davanti a tutti.»

«Ho capito, mi alzo.» dissi alzandomi.

«Prima ora, inglese.» disse Emma.

«Oddio.» dissi. «Ma qua le classi come sono distribuite?» chiesi.

«A seconda dell'età, quelli che hanno 15 anni stanno tutti in una, quelli di 16 nell'altra, e così via, però tutti divisi in sezioni, per esempio, ci sono due classi per i ragazzi di 17 anni che in tutto sono 40, ma hanno fatto 20 per ogni sezione..» mi spiegò Emma.

«Figo.» commentai. «Che mi metto?» chiesi ancora.

«La divisa.» mi disse Alex porgendomela.

«Giusto, mi ero dimenticata che qua si mette la divisa.» dissi prendendola.

«E non hai visto la divisa sportiva..forza dai, va a cambiarti.» mi incoraggiò Emma.

Entrai in bagno, cercai di svegliarmi, mi cambiai e alle sette e 25 uscii dal bagno.

«Veloce la ragazza.» commentò Emma entrando dopo di me.

Guardai lo schermo del mio cellullare, speravo di trovarmi una notifica da parte sua, ma no. Sembrava che avesse rimosso quel momento che avevamo trascorso insieme. Era triste, io volevo solo stare insieme a qualcuno, avevo paura di rimanere sola.

Arrivò il magico momento: dovevamo scendere di sotto e andare in classe.

Scendemmo piano piano, tante ragazze e ragazzi parlavo e dormivano in piedi allo stesso tempo.

Arrivata in classe, mi sedetti vicino ad Alex. In realtà i banchi erano quattro o tre per ogni fila, io sono capitata vicino ad Alex e vicino a lei c'era Emma.

Tirai fuori il libro e il quaderno di inglese, poi fui distratta da una persona. Non era la professoressa, ma lui, Lorenzo. Appena entrato mi fissò per due secondi e poi se ne andò dall'altra parte della classe.

Accanto a lui si trovavano Riccardo e Alessandro, Leiner e Francesco invece ai primi banchi con un'altra ragazza, poverina.

Entrò la professoressa, ci alzammo in piedi e, una volta seduta, incominciò a fare l'appello.

«Barone! Chi è? La nuova compagna?» chiese la prof. guardandosi in torno.

Alzai la mano imbarazzata, Lorenzo mi guardava insieme agli altri ragazzi e ragazze della classe.

«Alzati in piedi dai! Raccontaci un po' la tua vita!» disse l'insegnante. In quel momento volevo solo scomparire.

Mi alzai in piedi e mi ritrovai gli sguardi divertiti di Riccardo, Emma, Alex, Lorenzo, Leiner, Francesco e Alessandro rivolti su di me.

«Che dire? Mi chiamo Rita Barone, ho 17 anni e mezzo, sono di Roma e sono qui perché i miei genitori son partiti in Svizzera.» dissi tutto d'un fiato.

«Come sei carina.» commentò la prof., okay, l'imbarazzo era aumentato e quella professoressa era un disagio.

«Come te la cavi con l'inglese?» mi chiese.

«Diciamo che non è il mio forte.» dissi.

«Va bene, vedremo. Allora iniziamo la lezione!» continuò lei.

Mi sedetti ed Emma e Alex ridacchiavano, belle amiche che avevo.

«Dai non ridete, sceme.» dissi facendo la finta offesa.

Passarono le ore, la seconda c'era diritto, poi c'era storia e infine, ultima ora, c'era italiano.

Suonò la campanella della fine delle lezioni, tutti in un secondo se ne uscirono da quella classe, io stavo ancora chiudendo lo zaino. Si avvicinò un ragazzo, speravo fosse Lorenzo, ma purtroppo no.

«Rita, scusa, ce l'hai una penna in più? Blu possibilmente.» mi disse Alessandro timidamente.

«Tenga, signor Presti.» dissi scherzando e porgendola.

«Grazie Rita, te la riporterò appena possibile.»

«Te la regalo, la puoi tenere.»

«Sicura?»

«Si, ovvio.» finì la conversazione.

Mentre se n'è stava andando lo chiamai.

«Ale.»

«Dimmi.» disse voltandosi.

«Come si chiama quella ragazza in prima fila accanto a Francesco e Leiner?»

«Ylenia, è una mia amica, nel senso che certe volte parliamo del più e del meno, ma niente di che.»

«Okay, ciao, ci si rivede.» dissi superandolo e andando al piano di sopra.

Quella ragazza lo guardava sempre, era così carina e sembrava come fosse innamorata, davvero dolce. Speravo di aver la possibilità di poterle parlare un giorno.

Salii di sopra, andai davanti alla porta della mia in camera ed entrai.

«Lorenzo?» chiesi. «Che ci fai qui?» domandai ancora.

«Stavo parlando con Alex.» mi rispose.

«Me ne vado?»

«No, abbiamo finito.» mi disse Lorenzo uscendo.

«Ora mi spieghi i suoi problemi.» dissi ad Alex, una volta visto che Lorenzo chiuse la porta.

«Non lo so, te lo giuro, è strano.»

«Che ti ha detto?»

«Niente di che, parlavamo delle prossime lezioni di greco.» concluse.

Volevo crederci, volevo provare a pensare che andasse tutto bene, ma era abbastanza visibile che non era così.











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