Capitolo cinquantatré.

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«Forse ti ho trovato un nuovo coinquilino!» esultò Dalila appena misi piede al negozio, dopo due giorni dall'accaduto.
«Uh, mi devo spaventare?» chiesi ridendo.
«No! È bravo sicuramente!» affermò con sicurezza.
«Ah, se lo dici tu. Quanti anni ha? Come si chiama? Di dov'è? » domandai curiosa.
«Ti dico solo che ha ventitré anni, un anno in più di te.»
«Ci sarei arrivata che fosse più grande di me un anno...non mi dici nient'altro?» chiesi.
«Solo che oggi alle quattro verrà da te per una settimana di prova.» disse ridacchiando.
«Oggi!? Alle quattro!? Ma sei impazzita!?» quasi gridai spaventando i clienti.
«Dai, sarà bello conoscerlo.» disse lei.
«Ma tu lo conosci?» chiesi.
«No.» disse «l'ho conosciuto su internet.» continuò.
«Spero per te che non si presenti un pedofilo. Hai una sua foto?» domandai.
«Si, aspetta che la cerco.» disse cercando sul cellulare.
«Eccola!» disse mostrandomela poco dopo.
«Carino!» esclamai.
«Visto? Dalila porta a casa solo gente bella!» si vantò.
«Menzionando Francesco indirettamente poi...» dissi sorridendo.
Lei si limitò a sorridere.

Quando tornai a casa, era l'una e avevo prima di ritirano avevo fatto la spesa.
Alle quattro sarebbe venuto quel ragazzo. Ero molto nervosa, la casa era quasi presentabile e dovevo preparare il letto per lui.
Ero curiosa di sapere il suo nome.
Da dove veniva.
Cosa faceva nella vita.
Mentre pensavo, feci per bene il suo letto e poi andai a cucinare qualcosa.

Quando arrivarono le quattro, non mi aspettai che la puntualità fosse così tanto rispettata perfettamente da lui.
Aprì la porta dopo aver sentito bussare e mi ritrovo davanti un ragazzo alto e snello, che mi guardava con un sorriso.

«Ciao. Tu dovresti essere Rita Ba...-» iniziò lui ma lo interruppi.
«Si, si sono io. Tu sei...?» chiesi.
«Malcolm. Malcolm Bones.» disse porgendomi la mano che strindi.
«Oh. Wow, di dove sei?» domandai curiosa.
«Italia.» disse.
«Ah, allora hai dei parenti stranieri, immagino. Vieni, accomodati.» dissi.
«Bella casa. E comunque, no, non ho nessun parente straniero.» aggiunse.
«Wow, okay. Ehm...siediti, siediti, parliamo, conosciamoci un po'.» invitai.
«Che dire? Mi chiamo Malcolm, ho ventitré anni da poco e sono di Milano. Nella vita sono un barista e niente. Questo è tutto.» disse.
«Ah, capito. Io ho ventidue anni e sono di Roma, e lavoro in un negozio d'abbigliamento.» dissi. «Ah, mi dispiace tantissimo che tu mi debba vedere in questo stato, con un occhio scoperto, ma vedi, due coglioni di merda hanno lanciato una pietra e indovina dove è andata a finire!?» chiesi alzandomi.
Mi guardò interrogativo.
«Perchè sembri incazzata con me?» chiese.
«Malcolm, so che sei uno di quei due ragazzi. Che cazzo vuoi? Vai via, immediatamente. Esci da questa casa.» gli ordinai.
«Mi dispiace, e poi non l'avevo tirato io, era stato mio cugino!» affermò alzandosi in piedi.
«Fuori!» dissi.
«Ma non ti farò niente!»
«E come potrei fidarmi?» domandai.
«Mio cugino è in prigione e io ho una condizionale da rispettare.» disse.
«E da quando!? Non dovresti stare in prigione anche tu?» chiesi.
«Da quando esiste mio padre in polizia a cui ho promesso di fare il bravo.» disse ridendo.
«Che fregatura di figlio.» commentai.
Lui si limitò a fare una smorfia.
«Allora» continuò «Dov'è il bagno?» domandò.
«Di là.» dissi guardandolo male.
«Okay, voglio fare una doccia. È da tanto che non la faccio.» dichiarò.

Si tolse la maglietta e si notarono due grandi cicatrici appena sotto al petto.

«Quelle cicatrici come te le sei fatte?» chiesi.
«Nah, niente. Sono caduto.» disse.
«E di testa anche...» dissi a bassa voce mentre chiuse la porta del bagno.

Dear Jack- Ossessione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora