Libro 3: 08) La prima lettrice

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L'uomo, per principio, tende all'autodistruzione.

«Sicuramente... Ma, se continui di questo passo, finisci in poltiglia molto prima dei trent'anni.»

Il piccolo Wolf aveva centrato il punto focale della mia situazione sentimentale e sociale. Dopo aver lasciato Andrea, avevo anche rifiutato Daniela, così da avere maggiori pressioni sia a casa che all'università. Dovete sapere che, quando ci si lascia con qualcuno, bisogna fare i conti con l'ambiente che ti circonda. Non so il perché ma, dopo il rifiuto dato a Daniela, nel mio corso di laurea incominciarono a guardarmi tutti un po' storto, almeno la parte femminile del corso. Posso capire le ostetriche, dato che erano sue colleghe, ma perché anche le mie colleghe mi guardavano in tale maniera?

«Solidarietà femminile.»

Cosa che potrebbe anche essere discussa, dato che lei era fidanzata con un altro e che io, in teoria, sono stato il ragazzo onesto e maturo. Non dovrei essere io l'eroe da acclamare? Non mi merito delle medaglie da Obama o delle statue poste nelle piazze romane per poter insegnare alle generazioni future la definizione corretta di "uomo"? Certo... C'ho passato un'intera giornata di fuoco... Ma poi ho fatto la cosa giusta. Come un vero uomo. O quasi...

«Così facendo, sei parso come il solito tipo che ci prova con le ragazze e poi le butta via quando ha ottenuto ciò che voleva.»

Cavolo... Ero il nuovo mostro di Tor Vergata! Manco avessi stuprato ed ucciso tutte le puttane che girano per strana nei vicoli della capitale. Ma poi... Come ha fatto la voce della nostra storia di un giorno a girare tanto velocemente? Non ho visto manifesti, volantini o annunci in TV parlare di questo evento, eppure sembrava che lo sapessero tutti. Sarà il fatto che i pettegolezzi volano più veloci degli aerei. Sarà perché nessuno è abituato a farsi gli affari suoi, me compreso. O sarà perché, di punto in bianco, ho incominciato a sedermi da solo in fondo all'aula, con Daniela posta in prima fila un po' per evitarmi, un po' per ascoltare meglio il professore. Tutto ciò, però, aveva anche dei lati positivi: avevo meno gente che mi rompeva le scatole per questioni universitarie, dato che ero uno dei rappresentati di corso; potevo dormire con i professori più noiosi; il piccolo Wolf aveva una bella visuale di tutti i lati B delle mie colleghe; e potevo continuare la storia che stavo scrivendo sul computer senza che nessuno mi disturbasse o senza i professori che mi fissassero curiosi.

«Almeno il libro sta venendo bene.»

Mi disse il piccolo Wolf, orgoglioso di come stessi portando avanti la storia dal nome "Blade of prophecy" sul computer. Ero arrivato a scrivere un sacco di capitoli ed avevo già superato le duecento pagine. Poteva diventare un vero e proprio best seller ed ero ancora a metà della storia del primo libro. Dico primo libro perché amo scrivere trilogie.

«Guarda... Non si era notato.»

Commenti ironici a parte, stavo davvero andando in fissa per questa storia e cercavo sempre di più di creare personaggi fighi o carismatici da inserire nella trama. Per il design per il protagonista, però, avevo preso me stesso come modello. Mi ero riportato all'interno del libro a mia immagine e somiglianza e non mi ero nemmeno fatto figo. Stranamente, il mio personaggio mi stava fortemente antipatico e non riuscivo a sopportarlo.

«Prima o poi ti faccio fare una brutta fine.»

Continuavo a ripetermi mentre scrivevo pagine su pagine di quel racconto fantasy. Però, in quel racconto, mancava qualcosa di fondamentale. Qualcosa che avrebbe reso la storia un pizzico più interessante ed un pizzico più commerciale per le grandi masse.

«Mancano i personaggi femminili.»

Disse Mary cercando di rispondere al mio dilemma. Da quando avevo completamente rotto i ponti con Andrea e con Daniela, l'unica ragazza intelligente a cui potevo chiedere di leggere le mie storie e che poteva cercare di darmi una mano con la correzione delle bozze era la studentessa di medicina. Manco ci provavo a chiedere a Linda, data la sua rarefatta conoscenza letteraria e la sua libreria colma di libri di personaggi famosi. Il libro di Bobo Vieri mi metteva a disagio in mezzo a tutti quei libri di Youtubers, Facebook Stars, cantanti e comici di cinepanettoni. Chiesi questo favore a Mary poco dopo l'episodio avvenuto con Daniela, dato che ero a corto di amici volenterosi a leggere un mattone da più di duecento pagine. Mary era la mia ultima ancora di salvezza e, praticamente, gli chiesi in ginocchio di darmi una mano. Lei, nonostante fosse costantemente impegnata con lo studio, non si tirò indietro quando gli porsi la mia "opera". Così divenne la mia prima lettrice.

«Ma non è vero. C'è Micela.»

Indicai l'unico personaggio femminile che avevo posto nel mio racconto, che compariva solo in pochi capitoli tra l'altro.«Uno non basta. Vuoi che sia un libro per tutti? Devi mettere altri personaggi o far cambiare di sesso ad alcuni di loro. Che ne pensi di una protagonista donna? È molto di moda al giorno d'oggi.»

Per un attimo ho immaginato il mio personaggio principale con le tette, ricordatevi che il protagonista era stato ispirato da me stesso.

«Meglio di no... Sarebbe troppo strano.»

Non vorrei mica scatenare scandali di gender in un libro nemmeno pubblicato. Verrei distrutto in due secondi dalla critica. Poi non dico che non apprezzo i libri con protagonisti femminili, dato che sono un fan dei libri di Licia Troisi, ma non riuscivo proprio a scrivere a un libro in cui il punto focale della storia è una donna. Credo che verrò assalito dalle femministe di tutto il mondo dopo questa frase...

«E che ne dici dei cattivi? Potresti mettere un cattivo che ha un passato amoroso con qualche tuo personaggio.»

Ad un certo punto mi si illuminò nel cervello una lampadina ed Archimede Pitagorico entrò nel nostro soggiorno gridando "Eureka".

«Ma è geniale! Perché non c'ho pensato prima! Mi metto subito al lavoro, così entro sera avrò completato almeno metà della mia storia con le dovute modifiche. Grazie mille Mary!»

E me ne andai dandole un bacio sulla fronte e scappando in camera mia con il computer. Non appena appoggiai il mio sedere sulla sedia della mia scrivania, il mio cervello comprese quello che il mio corpo aveva appena fatto.

«Ho baciato Mary sulla fronte senza alcun apparente motivo...»

Il silenzio scese nella mia camera da letto, mentre diventavo rosso paonazzo per l'imbarazzo di aver baciato sulla fronte la mia coinquilina. Molto probabilmente anche lei, in questo momento, era nello stesso stato di imbarazzo. Solo una persona poteva rendere ancora più imbarazzante tutto quel momento: il piccolo Wolf.

«La prossima volta ficcaci un po' di lingua e fai il vero uomo... Altrimenti non c'è gusto.»

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