Libro 3: 01) La politica del karma

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Come ci si comporta dopo una rottura? Diciamo che è una domanda molto difficile a cui rispondere. Sia se sei colui che è stato lasciato o che ha lasciato il proprio partner, non sappiamo mai come agire quando ci ritroviamo il nostro ex di fronte a noi dopo un po' di tempo. Immaginate se, la ragazza in questione, fosse la vostra coinquilina. Diciamo che ci sono tre opzioni plausibili per salvarsi dai futuri incontri: Ti fingi morto ed aspetti che se ne vada via da sola, sperando che non ti consideri un imbecille per aver scelto questa opzione; Tenti un approccio amichevole, calcolando ogni singola parola e sperando che non ti spezzi un braccio se ti scappa un "Ti sei tagliata i capelli? Stavi meglio prima"; la guardi imbarazzato ed in silenzio, con lei che ricambia con lo stesso sguardo, finché uno dei due non prende coraggio e prosegue per la sua strada senza rivolgere la parola all'ex. Bene... Questo era l'approccio che io ed Andrea avevamo adottato per le prime tre settimane dopo la rottura. Non è stato per niente semplice, soprattutto quando dovetti prendere tutte le mie cose dalla sua stanza. Ci vollero due giorni solo per poter riottenere le mie ciabatte, figuriamoci quanto tempo avrei dovuto spendere per abbracciare di nuovo il mio computer. Ovviamente non sono mancate le lacrime. Sia da una parte che dall'altra. Non mi piace ammetterlo, ma sentivo un sacco la mancanza del calore degli abbracci di Andrea. In più il letto della mia stanza, nonostante fosse quasi grande quanto quello della stanza della rossa, mi sembrava enorme. Per non parlare del cibo... Una volta separati, tutto quello che avevo comprato per entrambi, andò perso durante "l'affidamento" dei viveri. Solo il sale mi era stato concesso dopo la seconda settimana passata in "tribunale" con Mary come giudice. A proposito di lei e di Linda... La rottura con Andrea ha coinvolto anche loro. Io e la rossa, quando avevamo qualcosa su cui ribattere o litigare, non urlavamo mai. Anzi, proprio per evitare tutto ciò, affidavamo ad un terzo elemento la scelta finale. E fu proprio per questa ragione che persi il diritto di usare le pentole della casa, dato che Andrea le aveva comprate per tutti, prima ancora del mio arrivo a Roma, e le condivideva con gli altri coinquilini. Cosa vuol dire questo? Ho dovuto comprarmi pentole, padelle, caffettiere e presine per conto mio. Linda è abbastanza femminista come giudice... Non mi ha fatto vincere manco mezza causa.

« Abiti in una casa con tre femmine. Devi ringraziare Dio che almeno Mary ti ha fatto patteggiare per la TV. »

In effetti non aveva tutti i torti il piccolo Wolf. Nonostante fosse un'estensione abbastanza perversa e cretina della mia coscienza, spesso e volentieri sapeva perfettamente cosa dire per farti ragionare o per farti sentire una merda. Per chi non l'avesse capito, anche la televisione era di Andrea.

« C'è qualcosa in questa casa che non abbia il nome della mia ex marchiato a fuoco? »

Chiesi un giorno a Linda, dato che lei era la vera padrona di casa della nostra dimora e dato che i miei soldi finivano nelle sue tasche per ragioni puramente domiciliari. Almeno io la pagavo per dormire sotto un tetto, altri la pagavano per dormire sotto le sue coperte...

« Non guardare me. Io ho comprato solo i mobili ed ho arredato la casa per farla essere il più accogliente possibile. Lei poi, grazie alle spedizioni online, ha attrezzato tutto quanto con televisione, frullatore, asciugacapelli e molti altri oggetti. »

« Anche il frullatore è suo? Dovrò dire addio passata di lenticchie allora... »

Disperazione alimentare esclusa, era davvero pesante l'aria all'interno della casa. Ad ogni passo dovevo far attenzione a non incrociarla, altrimenti avrei perso due minuti buoni a rimanere fermo a fissarla come uno stoccafisso senza dirle una parola, come vi ho accennato prima. Ma, forse, la domanda più difficile da porsi, dopo una rottura, era un'altra.

« Cosa cavolo faccio stasera? »

Raramente mi ponevo questo quesito quando ero fidanzato, dato che la maggior parte del tempo notturno lo passavo in compagnia di Andrea e che non mi dovevo preoccupare di chiamare altri amici o di organizzare qualcosa di particolare con altra gente. Ora che ci faccio caso, non mi sono mai creato un vero e proprio gruppo da quando stavo a Roma. I miei punti di sfogo per le uscite o per passare la serata erano: Andrea, ma ovviamente ora era da escludere, data la rottura; Daniela, che però non poteva mica uscire tutte le sere con me, dato che aveva anche impegni con la sua famiglia, con il suo fidanzato e con il lavoro serale da babysitter, che faceva per mettersi qualche soldo da parte; Federica, spero che non debba dirvi chi è sia e spero che almeno i maschietti capiscano al volo la sua utilità...

« Daniela lavora? »

Mi chiese Mary, vedendomi con la testa appoggiata sul tavolo della cucina. Si vedeva lontano un miglio che avevo voglia di uscire, ma che non sapevo a chi chiedere. Non mi ero mai legato a nessuno nemmeno all'interno dell'università stessa, il che è stato un gigantesco errore. Più amici avete all'interno dell'università e del vostro corso di laurea, più facilmente riuscirete a copiare ed ad avere informazioni preziose durante gli esami.

« Si... Non so cosa fare e non ho alcuna voglia di scrivere stasera... »

Risposi io, guardando il vuoto assoluto che esprimeva tutto il suo potere tramite il bianco della parete della cucina. Non so il perché, ma il colore bianco delle pareti mi ha sempre ispirato un senso di vuoto e di infinito. Potevo perdermi per ore a navigare con il cervello solo a causa di una parete verniciata con il colore più triste del mondo del mondo.

« Se non hai nulla da fare, perché non vieni con me? »

Questa era una trappola. Conoscendo un po' meglio Mary, ho scoperto che lei frequentava un coro di chiesa e che, ogni venerdì ed ogni domenica, andava a cantare con altri ragazzi della nostra stessa età. Sebbene preferissi suicidarmi piuttosto che rimanere un'altra serata a scrivere storie fantasy sul computer, la mia voglia di tornare in chiesa era grande quanto una formica.

« Passare il venerdì sera a cantare in chiesa? Sei impazzito! Abbiamo ancora da finire la nuova serie de "I Muppet"! Kermit si è lasciato con Miss Piggy ed ora c'è una svolta nella serie! »

Il piccolo Wolf aveva proposto un'alternativa abbastanza interessante: "I Muppet" o il coro di chiesa?

« Non ti preoccupare Mary, tu vai pure. Cercherò di arrangiarmi in qualche modo. »

Risposi alla fine alla mia coinquilina, rendendo il vincitore della sfida il piccolo Wolf.

« Va bene. Allora vediamo più tardi. C'è Mirtilla che mi aspetta al portone per andare a cantare. A dopo! »

Ci vollero pochi istanti per far scattare i neuroni che avevo nel cervello per far arrivare l'impulso elettrico alla mie gambe, così da potermi alzare prontamente dopo l'ultima frase della bella studentessa di medicina che abitava nella mia stessa casa.

« C'ho ripensato. Mi metto qualcosa al volo e vengo con voi. »

Lo so... Lo so... Mi sono ricoperto di vergogna e di disonore in quest'ultima parte. Non c'è bisogno di dire nient'altro. Ma in quanti, al mio posto, avrebbero fatto lo stesso? È passato un bel po' di tempo dalla rottura e credo di essere pronto per riprendere il passo con la mia vecchia vita da single.

« Bravo continua così! Li stai convincendo! »

Mi incitò il piccolo Wolf, desideroso di uscire più che mai. E poi non sto mica andando ad ubriacarmi a merda come gli altri ragazzi della mia età, vado semplicemente in chiesa. In teoria non è una cosa buona e giusta? In codesto caso, il karma dovrebbe aiutare i "bravi" ragazzi come me.

« Leo! Da quanto tempo non ti vedo! Spero che tu stia bene! »

Questa fu la prima frase che sentii non appena misi piede nella basilica di Don Bosco vicino alla Tuscolana. Mi si accapponò la pelle al sentire quella voce e, alla fine, capii che il karma mi aveva sculacciato così tanto forte da farmi venire un'ulcera da quarto stadio sul sedere.

« Zio Carlo... Che piacere rivederti... »

Mai una gioia...

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