Libro 1: 16) Curiosità tentacolari

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Passò un altro mese tra studi, allenamenti e giochi. La mia vita sociale era limitata ai minimi termini e si basava sull'uscire per comprare da mangiare e passare le serate con Andrea. Non mi dava fastidio, dato che, nonostante fossi a Roma da un po', non mi ero ancora fatto degli amici. Andrea era l'unica con cui parlavo liberamente di tutto e, per il momento, mi bastava. Il fatto che lei non poteva-voleva uscire, era un problema abbastanza limitante, ma mi ero promesso di risolvere questa sua paura un giorno. Un sera, verso le diciannove, mi capitò di guardare nel suo portafoglio. Lei doveva pagare una spedizione online con la carta di credito e aveva fatto uscire tutti i suoi documenti dal portafoglio per trovarla.

«Andrea Muffa.», dissi a bassa voce, leggendo la carta d'identità della giovane dai capelli tinti. Mi scappò una piccola risata e lei se ne accorse subito. Aveva i capelli lunghi e biondi e portava degli enormi fondi di bottiglia come occhiali.

«Ti fa ridere il mio cognome?», mi chiese indispettita. Sapevo che in quel periodo doveva venirle il ciclo e quindi attendevo con paura il giorno in cui facesse esplodere tutti i suoi ormoni. Non volevo essere io la povera vittima sacrificale che doveva beccarsi tutta la sua rabbia. Di solito la sfogava con qualche picchiaduro, ma ora non aveva un controller in mano, bensì un'affilata carta di credito.

«No... Ho solo pensato a una cosa buffa.»

Lei conosceva le mie tecniche per evitare certi discorsi, quindi volle stoppare il suo acquisto della bambola di pezza di Amumu su Amazon, per strapparmi la verità su ciò che pensavo... E forse anche il cuore. Le piaceva crudo e insanguinato.

«Sii sincero, altrimenti...», indicò il tappetino su cui mi faceva fare gli addominali. Ciò significava solo che avrebbe reso più dure le mie sessioni di allenamento. Come se già non fossero ardue!

«Ma niente... Mi ha sorpreso leggere il tuo cognome. Finora non me l'avevi mai detto e pensavo che tutto il tempo passato insieme fosse frutto della mia immaginazione. Diciamo che conoscerlo ti rende più reale.»

Attesi qualche secondo un suo cenno di sorriso o di divertimento, per sapere se ero salvo oppure no. Per fortuna, quella linea piatta che aveva in bocca si trasformò in un mezzo sorriso. Salvandomi da una fine repentina.

«Se hai dubbi sulla mia esistenza, continua a studiare il mio portafoglio se ti va.»

Me lo lanciò e mi incoraggio a "studiarlo", mentre lei era occupata con l'acquisto del pupazzo. Notai subito che non aveva la patente e che il suo compleanno era fra due settimane.

"Buono a sapersi", pensai quando vidi la data e cercando di organizzare al momento qualcosa di epico per una come lei. Sarebbe stato difficile, dato che se lei voleva qualcosa di nuovo o di appena uscito, non aspettava ricorrenze particolari, ma prendeva la sua carta di credito e la comprava. Il lavoro da beta-tester le fruttava parecchio denaro.

«E questo chi è?», mi soffermai su una foto di lei da piccola, doveva avere circa quattordici anni. Aveva i capelli biondi e non era pallida come ora. La piccola Andrea sorrideva e stava affianco a un ragazzo più alto di lei. A occhio e croce doveva essere maggiorenne. Entrambi erano vestiti con degli abiti ottocenteschi e ciò mi fece pensare subito al teatro.

«Che sia un suo ex compagno di teatro?», pensai curioso.

«Ah... Lui è Matteo.»

Il suo viso pallido arrossì di colpo, forse non si ricordava di avere quella foto nel portafoglio ed era pentita di avermelo dato.

«Dal modo in cui hai reagito, penso che sia qualcuno di importante. È un tuo compagno di teatro, giusto?»

Lei mosse la testa per dire di sì, ma non si voltò per parlarmi e mantenne fisso lo sguardo verso lo schermo del computer.

«È il primo ragazzo che abbia mai baciato.», disse la frase con talmente tanta velocità che feci quasi fatica a capire.

«Ah, quindi questo è stato il tuo primo ragazzo!», il modo ironico con cui esclamai questa frase, non ebbe l'effetto sperato, perché lei scosse la testa come risposta.

«No... Ci siamo baciati solo durante lo spettacolo. Facevamo un'opera di Oscar Wilde e il copione ci chiedeva di baciarsi. Non sono mai stata fidanzata.»

Quella frase fu più pesante di un macigno. "Una ragazza come lei non è mai stata fidanzata? Anche prima dell'esilio in questa casa? Difficile crederlo.". Questo voleva dire che non aveva mai baciato nessuno. O, almeno, non lo aveva mai fatto per attrazione. Quello che aveva dato a quel Matteo era un bacio finto da teatro. Nulla a che vedere con la passione e l'adrenalina che ti donava un vero bacio. E, sempre secondo questa logica, Andrea non aveva nemmeno mai fatto anche un'altra attività portata dall'attrazione.

«Scusa se te lo chiedo. Ma tu non hai mai fatto l'amore con nessuno?»

Solo ora mi rendo conto che quella domanda non la si fa mai, neppure alle amiche più intime, ma ormai il danno era fatto.

«Che ti posso dire... Aspetto il momento giusto. Non mi andava di perdere la verginità con qualcuno che non mi piaceva, sennò avrei fatto la fine di Linda.», cercò di sdrammatizzare il tutto, ma sapevo che non dipendeva da lei questa situazione. Non avendo amici, non uscendo di casa e non ricevendo libertà da parte dei genitori da piccola, era normale che non avesse mai avuto un ragazzo o che non l'avesse mai fatto. E, anche se stava per compiere venticinque anni, non ero troppo stupito di questo.

«Giusto. Non ti sei persa nulla in fondo!», esclamai per far cadere il momento di imbarazzo che si era creato.

«Ti posso chiedere una cosa?»

Forse voleva delucidazioni su cosa si provava nel farlo e che sensazione ti donava l'atto sessuale.

«Certo.»

Non ero esperto quanto Linda su quest'argomento, ma potevo comunque dire la mia su questo mondo sconosciuto per la povera Andrea. E poi era sempre meglio che lo sapesse da me e non dalla nostra bionda coinquilina. Non avrei mai voluto che facesse la sua stessa fine.

«Ma, quando lo si fa, è davvero così sporco e così affaticante? E ci sono davvero uomini che tirano fuori tentacoli nascosti?» La domanda mi lasciò allibito e perplesso, tanto da non capire come le fosse venuto in mente una cosa del genere.

«Tentacoli? Ma dove hai visto certe cose?»

La risposta era scontata, ma non mi sarei mai aspettato che una ragazza potesse vedere certe cose.

«Negli hentai...»

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