Libro 2: 25) Popolarità gialla

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Tornato a casa, stremato per la serata e con la testa in fiamme per tutto quello che pensai per il mio prossimo approccio con la scrittura, trovai Andrea distesa sul letto e sopra le coperte. Dormiva profondamente e, probabilmente, stava aspettando il mio ritorno dopo aver finito la live su Periscope. Dato che non avevo alcuna intenzione di disturbare il suo sonno, la coprii con una coperta ed andai a coricarmi nella mia stanza. Era da un po' di tempo che non dormivo da solo e, in quel momento, mi domandai un quesito:

« Ma quanto è grande questa camera? »

In effetti notai per puro caso che la mia camera da letto fosse circa tre volte più grande di quella della rossa. Non riuscivo a capire il perché non mi fosse mai venuto in mente di chiedere ad Andrea di spostarci nella mia camera anziché vivere nella sua stanza formato sgabuzzino delle scope. Avremmo avuto maggiore spazio ed avremmo potuto dividerci le postazioni per lavorare o studiare. Da un lato ci sarebbe stata lei mentre stremmava o mentre registrava i suoi video, dall'altro, invece, io avrei potuto mettermi a studiare o scrivere.

« Questo pensiero della scrittura ti sta facendo sognare troppo in grande. »

Intervenne il piccolo Wolf, che mi fece notare come avessi preso molto seriamente la domanda fatta da Mirtilla quella sera. In effetti, prima di quella serata, non avevo mai pensato a certe cose. Stavo nel mio stato felice mentre mi godevo la mia ragazza e mentre studiavo per poter trovare lavoro. Ma non avevo messo in considerazione il mio vero sogno. Ero troppo occupato a pensare al fatto di dovermi sistemare per poter sopravvivere per il futuro, senza mai chiedermi se fosse quello che volessi fare per sempre.

« Per sempre... »

Sono due parole pericolose che in molti dovrebbero ripetersi in mente prima di fare qualcosa: Voglio davvero stare con lui/lei per sempre? Voglio davvero fare questo lavoro per sempre? Continuerò davvero One Piece per sempre? Sono domande a cui bisogna trovare risposta e che bisogna accettare, prima o poi. Diciamo che, in quella serata, pensai molto al mio futuro. Volevo davvero fare l'infermiere o lo facevo solo perché era il modo più facile trovare lavoro? E starò con Andrea anche in futuro o mi sarei stancato di lei un giorno? Non erano quesiti facili e le risposte dovevano essere ragionate e dovevano venire dal cuore. Proprio per questo, durante il mio dormi-veglia, decisi qualcosa di fondamentale, almeno per quanto riguardava la mia "carriera": finisco l'università, trovo lavoro e, una volta che mi sarò sistemato e che avrò avuto i fondi necessari per mantenermi senza l'ausilio dei miei genitori, punterò tutto sulla scrittura. Togliermi dal reddito famigliare era fondamentale per il mio piano. Mi sarei sentito una merda se avessi vissuto da mantenuto con un sogno semi-irrealizzabile come quello di diventare uno scrittore. Va bene che ormai gli italiani vengono mantenuti dai genitori fino all'età di trent'anni, dato che si fatica a trovare lavoro, ma è anche vero che molti non hanno la minima voglia di "trovare una fatica" ed il loro soggiornare a spese dei genitori era la cosa più comoda del mondo. Ma, il continuare gli studi, non doveva significare che, nel frattempo, non avrei potuto iniziare scrivere qualcosa. Infatti, avrei dovuto cercare di non abbandonare la mia passione, così da essere pronto per quando avrei puntato tutto sulla mia carriera da scrittore. Dovevo riprendere il callo con il "battere a macchina" e dovevo iniziare ad inventare nuove storie per i miei futuri fan. Ma il problema principale era un'altro...

« Cosa cavolo scrivo ora? »

Bella domanda... Forse una delle domande più ricorrenti degli scrittori moderni. Viviamo in un'epoca dove tutto è già stato scritto e dove la novità è considerata una leggenda. Ogni argomento è stato trattato non una, ma mille volte, con storie tutte diverse e viste da ogni prospettiva: la mitologia greca con "Percy Jackson"; la magia con "Harry Potter"; il fantasy cavalleresco con i vari "Signore degli anelli", "Cronache del mondo emerso", "Cronache di Narnia", "Game of thrones" e molti altri; il Grande Fratello con "Hunger Games"; i vampiri bisessuali con "Twilight", "Vampire Diaries" e "True Blood"; le perversioni di una malata di mente con "50 sfumature di grigio"; il desiderio carnale con i "Puffi".

« Tutte idee geniali. »

Ed io? Cosa potevo scrivere in un universo dove tutto è già stato scritto e dove la fantasia viene forgiata da altre storie. Dannata televisione che ha distrutto il nostro pensare libero e privo di canoni. Non puoi fare un libro o un manga o un fumetto di arti marziali senza nessuno che dica:

« Ma ti sei ispirato a Dragonball? »

O non puoi fare un libro con una madre demoniaca o dove tu parli delle strane abitudini dei tuoi genitori senza ricevere pure commenti del tipo:

« Ma hai copiato "Mia madre è Satana" o Matt & Bise? »

Cavolo... Come se nessuno potesse descrivere la propria rappresentazione della propria madre in versione demoniaca senza cadere in una versione esagerata, seppur geniale, come quella degli Ipantellas o ridicola e priva di umorismo come quella di Matt & Bise. No... Meglio evitare di scrivere di mia madre, altrimenti quella potrebbe uccidermi nella realtà per ciò che potrei raccontare nei libri.

« Aspetta un momento... Anche se iniziassi a scrivere delle storie, chi mi cagherebbe poi? »

Infatti, la cosa più importante per uno scrittore, era quella di trovare un pubblico. Una "farm" così potente e resistente da considerare oro tutto ciò che esce dalla mente geniale dello scrittore. Funzionava per gli Youtubers, perché non avrebbe dovuto funzionare con gli scrittori una cosa del genere? Anche la Rowling e Dan Brown avevano la loro "farm" e vedete ora quanto sono ricchi. Ma la vera domanda da porsi era la seguente: Come crearsi questa "farm" dal nulla?

« Potresti scrivere delle fanfiction. »

Se devo essere sincero, l'idea del piccolo Wolf non era niente male. Potrei scrivere qualcosa con un tema tanto amato e con un pubblico così vasto da farmi conoscere dalla community e dai fan di quel tema. Dopotutto anche "50 sfumature di grigio" era nato come fanfiction della storia di Twilight e vedi ora quanto pubblico ha al giorno d'oggi.

« Aspetta un momento... Non voglio avere cinquantenni disperate o bambine arrapate come pubblico. »

Pensai mentre già immaginavo ad una storia con lupi mannari glitterati e vampiri pelosi. Sarebbe almeno stato innovativo.

« Che ne dici di una fanfiction su un videogioco? »

Domandò il piccolo Wolf pensando a tutto il successo dei libri di vari giochi da tavolo, come Warhammer, o di videogiochi online, come WoW. In effetti anche quelli avevano un discreto successo e sarebbe stato interessante scrivere una storia su un videogioco privo di una storia principale e con un community forte ed attiva. Un gioco con personaggi già esistenti e con una piccola lore eccitante che faccia bagnare le adolescenti e che faccia "motivare" i videogiocatori con un sacco di fanservice.

« No... Sarebbe da sfigati. »

Gli risposi non prendendo molto in considerazione la sua proposta. Ma, scartando anche questa opzione, rimanevo con il dubbio.

« Come posso avere dei fan? »

Caso volle che il culo volle aiutarmi il giorno dopo, quando, su Facebook, trovai un post di una delle pagine a tema Simpson che seguivo, ovvero "Le migliori frasi dei Simpson...", pagina da circa cinquanta mila like, con su scritto:

« Salve ragazzi! La pagina sta cercando un nuovo admin per aiutarci con il lavoro delle immagini e per iniziare un nuovo progetto. Qualcuno è interessato? »

Certe volte ho una sfiga bestiale, devo ammetterlo. Ma quel giorno il culo era potente in me.

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