Libro 3: 15) File mancante

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Come posso spiegarvelo in poche parole? Un cuore spezzato ci impiega un po' di tempo per guarire e, sicuramente, non è un processo semplice. Bisogna nutrirlo tutti i giorni e cambiargli la medicazione con affetto. Ovviamente non è un'operazione veloce, ma, se si è aiutati da altra gente che ti vuole bene, la si può rendere meno amara. Anche se faticavo ad ammetterlo, le mie coinquiline mi aiutarono parecchio in questo processo. Giorno dopo giorno, tentavano di ricucire l'oggetto che aveva ricevuto uno "strappo", operazione non facile e che metteva a dura prova i loro nervi. Vi basta ricordare tutto il "fastidio" che provai nel consolare l'ex ragazzo di Mary. Lui era perfetto ed io mi scocciavo a sentirlo o a consolarlo. Immaginate me come un bambino isterico e frignone in versione adulta, con tre babysitter che dovevano portare sulle spalle l'intero globo composto dalla mia pazzia.

«Non era per nulla una passeggiata.»

Anche il piccolo Wolf era in un periodo turbolento. Dovete sapere che, noi ragazzi, abbiamo due parti distinte che vogliono emergere in momenti come questi: la parte che deve essere coccolata e che tende ad isolarsi da sola, immergendosi in un mondo immaginario creato da noi stessi, e la parte maniaca che ci fa pensare solo a mille modi diversi per poterci "vendicare" del torto subito.

«Mi vendicherò prima o poi! Dovrai temere la mia ira e la mia furia! Tieni al sicuro la tua migliore amica, tua sorella ed il tuo cane! Il piccolo Wolf non risparmierà nessuno!»

Ma, poi, ti accorgi che, in casi come quello di Mirtilla, sarebbe stato del tutto inutile, dato che era figlia unica, era allergica al pelo dei cani e che la sua migliore amica era, con molta probabilità, Mary. Non posso dirlo con certezza perché non gliel'avevo mai chiesto prima.

«Però con Mary potremmo...»

Nel tentativo di soffocare i pensieri perversi del piccolo Wolf verso le mie coinquiline, continuavo lo stesso a passare le mie giornate all'università. Prestavo abbastanza attenzione, dato che il secondo semestre volgeva verso la fine e gli esami erano alle porte, quindi avevo messo un po' da parte la scrittura, con la promessa di riprenderla in mano solo quando il mio umore sarebbe stato migliore. Nonostante ciò, stavo iniziando a pensare che le mie giornate fossero sempre le stesse. In effetti, ero bloccato in un limbo composto di noia e di pensieri da cui era molto difficile uscirne.

«Casa e università, casa e università, casa, università e bagno... La stiamo vivendo appieno questa nostra gioventù...»

Mary qualche volta mi proponeva di uscire per prendere un po' d'aria fresca, ma senza alcun risultato. Linda tentava di farmi distogliere il pensiero in altri modi poco consoni, ma senza raggiungere l'obiettivo. Andrea mi proponeva sempre nuovi giochi, ma niente che mi facesse cambiare idea. Nonostante ciò, devo ammettere che, nell'ultimo periodo, io ed Andrea c'eravamo molto riavvicinati. Il mio stare senza alcuna difesa e la sua gentilezza avevano risanato, in parte, un rapporto che avevamo interrotto bruscamente a causa mia. Mi faceva piacere scambiare di nuovo con lei quattro chiacchiere e riusciva a tenermi di compagnia quando mi sentivo uno straccio. Ma, i rapporti del passato, erano ancora ben lontani dall'essere risanati. Mancava quella scintilla che potesse accendere la miccia che avevo nella testa e che avrebbe potuto farmi dire:

«Arriva la bomba!»

In pieno stile Zucchero. Anche se credo che, la stessa frase, sia stata usata dal 90% dei rapper di tutto il mondo... Qualcosa, però, cambiò quando, nel pullman diretto per l'università, incontrai una persona che, se devo essere sincero, non mi ricordavo per nulla chi fosse.

«Ciao Leo! È da tanto che non ti vedo. Tutto bene?»

La guardai con attenzione per cinque secondi contati, in silenzio e con un pizzico di imbarazzo, ma vi giuro che non riuscivo a ricordare dove l'avevo incontrata prima di quel giorno. Una ragazza alta quanto me, magra, con i capelli lunghi e corvini. Non aveva un seno prosperoso, ma il sedere riusciva a compensare tutto ciò che le mancava. Poi aveva anche un bel viso, anche se si vedeva chiaramente che era molto più grande di me. Sembrava una ventottenne dall'aspetto ed era anche vestita in maniera semi-professionale con una giacchetta nera, gonna elegante e tacchi.

«Mi dispiace bello... Non ho trovato nulla nell'archivio.»

Affermò il piccolo Wolf cercando nei meandri della mia mente anche un flebile ricordo di quella donna. Ma nulla...

«Ciao... Tutto bene. Si tira avanti... Tu invece?»

Queste sono le frasi standard da usare in casi del genere. Ovvero quando non ti ricordi di qualcuno e cerchi di ottenere qualche informazione utile per capire con chi stai parlando. È una tecnica rischiosa e che potrebbe crollare dopo pochi secondi proprio come la seconda Morte Nera del sesto Star Wars, proprio per questo in pochi sanno come usarla alla perfezione.

«Potrebbe andare meglio, ma non ci si lamenta. Il lavoro mi toglie parecchio tempo libero e non immagini nemmeno quante cose mi chieda di fare il mio capo. Prima o poi dovrò cercare un momento per poter uscire a svagarmi. Come va con l'università e con gli esami? A maggio ricomincia il tirocinio?»

Ha nominato l'università e l'ospedale, quindi dovrei averla conosciuta in uno di quei due luoghi, dato che, sicuramente, non faceva parte del coro. Ne facevo parte fino a due settimane, sarei stato uno stupido a non ricordarmi di lei dopo così poco tempo.

«Anche quelli bene. Pure io non ho molti momenti liberi. Ma non demordo.»

«Sono contenta per te. Adesso devo scendere qui, ma sentiamoci qualche volta. Anche solo per prendere un caffè nel caso.»

Mi disse scendendo dal pullman e sorridendomi con allegria. Nonostante avesse detto di essere sempre impegnata, sprizzava allegria da tutti i pori ed era stranamente contagiosa. Ricambiai il saluto ed attesi un paio di secondi prima di poter reagire a quell'incontro.

«Chi cazzo era quella lì?»

Urlai tra me e me, accusando il piccolo Wolf della sua gestione della mia memoria interna.

«Riesci a ricordarti il nome di tutte i personaggi di School Rumble e non riesci a trovare il nome di quella figa nel tuo database? Come cavolo è possibile che mi devi abbandonare sempre nel momento del bisogno?»

«Non è colpa mia... Pure tu mi riempi di merda ogni giorno! Sto ancora cercando di eliminare tutti i file riguardanti quella schifezza di Dragonball Super! Tra l'altro, mi renderesti il lavoro molto più facile se non ti seguissi ogni fottuto episodio di quella cagata!»

«Non dare la colpa a me adesso! Ti ricordo che a causa tua mi devo sorbire tutti gli Hentai che sono usciti dal 2006 fino ad oggi! E vogliamo parlare della pubertà?»

«Non tocchiamo quel discorso... Ho ancora ferite aperte a causa di quel periodo buio. Ma non mi pentirò mai degli Hentai!»

«Periodo buio? Mi hai intasato il cellulare di video pornografici di attrici di tutto il mondo! Per il tuo malsano pensiero, le nostre compagne di classe ci hanno sempre snobbato e mi vedevano come un pervertito!»

«Quello è anche colpa tua però... Dovevi avere maggiore cura del tuo cellulare e non dovevi permetterti che altre potessero prenderlo tra le mani.»

Diciamo che la litigata tra il piccolo Wolf ed il me reale è durata per tutta la giornata, facendomi perdere completamente la lezione. Ma, almeno, quell'incontro aveva fatto nascere qualcosa di buono. Mi aveva fatto smettere di pensare a Mirtilla. Altro che cerotti... L'incontro con quella ha risanato subito la crepa nel mio cuore. Manco avesse usato del cemento.

«Aspetta un momento... Mi è arrivata una richiesta d'amicizia su Facebook.»

Dissi al piccolo Wolf, spezzato la nostra discussione durante la cena. Vidi con attenzione la persona che mi aveva inviato la richiesta e mi accorsi che era la stessa ragazza che avevo incontrato quella mattina sul pullman. Si chiamava Erica e di professione faceva l'infermiera. Ci misi qualche minuto per ricordarmi di lei, dopo aver attentamente studiato le informazioni che lei aveva messo su Facebook e tutte le sue foto degli anni passati. Ma, finalmente, ero riuscito a trovare un piccolo file riguardante questa splendida ragazza.

«Aspetta un momento... Adesso mi ricordo! È quella checi ha salvato il culo durante l'esame di infermieristica! È l'assistente della professoressa!»

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